sabato, 1 Aprile
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Musei di nuovo in cammino ed è boom di richieste

Da  oggi riapre a Firenze il Museo Galileo, dopo 89 giorni di chiusura a causa della pandemia. Il Museo che si trova in piazza de’ Giudici,  a due passi dall’uscita degli Uffizi,  presenta le straordinarie collezioni di strumenti scientifici dei Medici e i telescopi di Galileo Galilei,  attraverso visite guidate gratuite a gruppi di 10 persone alla volta allo scopo di assicurare il corretto distanziamento e garantire la visita in sicurezza, ad ogni appuntamento potranno partecipare al massimo 10 persone. Si tratterà di un’apertura gratuita, dal martedì al venerdì, su prenotazione.  

Il Museo Galileo vuole offrire a tutti l’imperdibile occasione per tornare a visitare una preziosissima collezione antica di strumenti scientifici. Non è una riapertura totale, ma  è comunque  “un’occasione importante – spiega Filippo Camerota, vice direttore e responsabile delle collezioni – “che permette di mantenere vivo il rapporto tra il museo e la città, stimolando, attraverso la cultura, la ripresa di attività sociali oggi fortemente compromesse dalle restrizioni dell’emergenza sanitaria”.

La visita riguarderà la collezione di preziosi strumenti scientifici raccolti dai Granduchi di Toscana della dinastia dei Medici, tra cui gli unici telescopi originali di Galileo esistenti al mondo. Il percorso proseguirà nell’area didattica, dove gli operatori museali proporranno dimostrazioni di suggestive esperienze scientifiche utilizzando repliche degli strumenti antichi.

Si ricomincia dunque a piccoli passi e con  un’attenzionenuova e di grande disponibilità al pubblico dei visitatori, in larga parte proveniente dall’area fiorentina. Che vi sia una rinnovata sete di conoscenza,  unita al desiderio di  riappropriazione di spazi e luoghi appannaggio quasi esclusivo fino al lockdown del grande turismo di massa, lo dimostra l’alta partecipazione di visitatori registrata nei primi 6 giorni di riapertura al pubblico alla Galleria degli Uffizi, dopo 77 di chiusura e di attività in streaming: 7.300, più di mille al giorno.

“Certo, agli Uffizi il distanziamento è più agevole, data l’ampiezza delle sale e così i controlli, ma tornare a vedere le code fuori, sia pure con le giuste distanze, in attesa di poter accedere al più celebre Museo Nazionale, è cosa che riempie il cuore” – commenta la guida turistica Rosanna Bari  è un segnale di ritorno al futuro, che si carica di significati nuovi, dati dall’interesse delle persone che vivono o si trovano nell’area fiorentina, per il nostro patrimonio artistico e culturale,  attratti non solo dalle opere iconiche che attraggono il grande pubblico, ma dall’insieme  dei capolavori esposti….”

L’auspicio è che questa riapertura si traduca anche nella ripresa dell’attività lavorativa. Parole che trovano conferma nei commenti dei visitatori stessi, finalmente ‘liberi’ di poter ammirare e gustarsi in santa pace le collezioni esposte che il mondo c’invidia. E che dimostrano anche la ‘sete’ di conoscenza che in questi lunghi mesi di chiusura un pubblico sempre più vasto ha coltivato dentro di sé. Un comportamento diffuso che non riguarda solo il ‘polo’ fiorentino. Molte sono le prenotazioni ricevute dai Musei che uno dietro l’altro riaprono i loro battenti. All’Egizio di Torino, ad esempio, posti esauriti per una settimana grazie anche all’ingresso gratuito, sold out anche al Palazzo Ducale di Genova per la Mostra su ‘Michelangelo, divino artista’ e molte  richieste a Roma sia per i Musei Vaticani che per i Musei capitolini e la Galleria Borghese. In altre città come a Milano e Venezia aperture scaglionate, l’ultima delle quali è Brera, il 9 febbraio. Tornando a Firenze, città che ha visto quasi in contemporanea la riapertura dei grandi musei statali e comunali, merita attenzione il programma degli Uffizi che ha ripreso il suo ruolo di capofila e che continua a proporre visite a tema. Dopo quella dedicate a Dante all’esilio e ai profughi ( di ieri e di oggi nel ‘Giorno della Memoria’), ecco la ‘Giornata dell’Amore ( oggi 2 febbraio), in occasione della quale la Galleria offre biglietti a metà prezzo per le coppie.  “La giornata dei Doni è dedicata alle coppie, il cui amore è una forma d’arte” – dice  il direttore Eike Schmidt – “È l’occasione per celebrarla al museo, mai così quieto come adesso. Lì sono tante le opere che, sia per i loro soggetti sia per il modo con cui l’artista li ha rappresentati, rispecchiano i nostri sentimenti più alti e coinvolgono la sfera dei nostri affetti, incluso quello coniugale”. Per questa ‘Giornata dell’Amore’ il Museo presenta anche video speciali e post fino al 14 febbraio. E speciale  è anche la scelta di focalizzare l’attenzione dei visitatori sulle opere che celebrano l’anniversario delle nozze ( 31 gennaio 1503), tra Agnolo Doni e Maddalena Strozzi a Firenze (che commissionarono a Michelangelo Buonarroti il Tondo Doni, oggi tra i più celebri capolavori custoditi nel museo, insieme al loro doppio ritratto, di Raffaello).

I Doni, ricchissimi collezionisti e mecenati fiorentini, furono tra i protagonisti indiscussi del mercato dell’arte a cavallo tra ‘400 e ‘500: solo loro, oltre al Papa, ebbero la possibilità di commissionare opere sia di Raffaello che di Michelangelo.

Per ricordare ed omaggiare la ricorrenza della loro unione, oltre allo ‘sconto coppie’, gli Uffizi hanno programmato anche una serie di iniziative online:  tra cui quella dell’imprenditrice Debora Massari che presenta un trittico di dolci appositamente creato per la Festa dei Doni, mentre un altro video   contiene la declamazione di un sonetto d’amore composto dal pittore urbinate.

Infine, nelle due settimane che vanno dal 31 a San Valentino, sui social degli Uffizi ‘fioriranno’ post a tema amoroso, dedicati ad ogni forma di questo sentimento (amore carnale, coniugale, filiale, fraterno, eccetera) con liriche di poeti, scrittori, drammaturghi e artisti dall’antichità ad oggi: tra questi, Saffo, Ovidio, Tasso, Shakespeare, D’Annunzio, Emily Dickinson, Hermann Hesse, Walt Whitman, Alda Merini, Sylvia Plath, Baudelaire.

Un artista che rimase folgorato dall’arte dei nostri grandi del passato è l’inglese Henry Moore, i cui disegni  sono esposti al Museo del ‘900  a Firenze, città che ben 50 anni fa gli dedicò una grande Mostra antologica nel suggestivo scenario del Forte di Belvedere. Titolo:  ‘Henry Moore. Il disegno dello scultore. La mostra, curata da Sebastiano BarassiHead of Henry Moore Collections and ExhibitionsSergio RisalitiDirettore artistico del Museo Novecento, resterà aperta fino al fino al 18 luglio 2021. Settanta le opere esposte, in particolare disegni,  opere grafiche e sculture.

Essere giunti dopo due anni di impegnativa ricerca a creare una collaborazione scientifica con la prestigiosa Henry Moore Foundation per riportare a Firenze le opere del maestro, circa cinquant’anni dopo la mostra epocale al Forte di Belvedere, è motivo di vanto e di immensa soddisfazione” – dichiara  Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento-. Questa Mostra  vuole essere un dono alla città che ha sofferto una crisi pandemica drammatica e che sta uscendo a fatica ma con coraggio e orgoglio da questa situazione così difficile. La presenza in questo momento storico delle opere di Henry Moore a Firenze è anche un richiamo alla forza dell’arte nelle massime difficoltà umane e sociali”. Quanto ai contenuti della Mostra, lo stesso curatore afferma: le forme naturali – rocce, ciottoli, radici e tronchi –, gli animali, ma anche i teschi e poi la relazione tra il creatore e la materia, esemplificata anche dai disegni che ritraggono le mani dell’artista o l’artista al lavoro nel paesaggio, divengono il fulcro della mostra. Traendo spunto da una rilettura di alcuni temi centrali nella produzione di Moore, l’esposizione intende proporre un approfondimento sul valore del disegno nella sua pratica e sulla sua relazione con la scultura. Secondo Moore infatti: “L’osservazione della natura è decisiva nella vita dell’artista. Grazie a essa anche lo scultore arricchisce la propria conoscenza della forma, trova nutrimento per la propria ispirazione e mantiene la freschezza di visione, evitando di cristallizzarsi nella ripetizione di formule”.

Nella sala al piano terra, la presenza eccezionale di un cranio di elefante proveniente dallo studio dell’artista, su cui Moore si è applicato costantemente anche per realizzare una serie di incisioni, sottolinea l’analisi delle forme da punti di vista variati e con soluzioni formali molteplici, nate forse sull’esempio di un’identica performance grafica di Picasso, quasi ossessionato dalla possibilità decostruttiva della figura di un toro.

Con Henry Moore il disegno dello scultore si accende quindi un faro sulla produzione grafica di questo protagonista della scultura contemporanea, che nel corso della sua intensa attività ha avuto modo di confrontarsi non solo con la scultura primitivista ed extraeuropea e con le sperimentazioni formali e linguistiche delle avanguardie storiche – su tutte, le esperienze di Brancusi e Picasso –, ma anche con la tradizione della grande arte italiana dei secoli precedenti, in particolare con quella dei maestri attivi a Firenze e in Toscana, i grandi artefici dell’umanesimo in arte.

Lo scopo principale dei miei disegni è di aiutarmi a scolpire. Il disegno è infatti un mezzo per generare idee per la scultura, per estrarre da sé l’idea iniziale, per organizzare le idee e per provare a svilupparle…Mi servo del disegno anche come metodo di studio e osservazione della natura (studi di nudo, di conchiglie, di ossi e altro). Mi accade anche, a volte, di disegnare per il puro piacere di farlo,  è quanto dichiarò Moore. Una Mostra particolare questa, in quanto ‘scava’ in una zona del lavoro di Henry Moore finora poco indagata e meno nota al grande pubblico italiano, la cui conoscenza è legata soprattutto alle sculture che rappresentano figure sdraiate e ai disegni della Seconda Guerra Mondiale.  Una Mostra che posiziona il Museo del ‘900 a livello internazionale, celebrando un artista che ha operato a lungo in Toscana, nelle Apuane care a Michelangelo, e che più di ogni altro ha saputo interpretare e sviluppare la lezione dei grandi maestri del Rinascimento, dando vita a un’esperienza nuova, diversa anche se consequenziale per molti aspetti a quella di Masaccio e Donatello, di Brunelleschi e MichelangeloUn’arte che oggi è ancora più che mai esemplare in quanto al di là di argomentare sul suo astrattismo o meno si avverte sempre la presenza dell’uomo, nel suo rapporto con la storia e la natura, con i suoi tormenti e le sue inquietudini, con i suoi conflitti e le sue riconciliazioni”, dichiara il direttore del Museo Novecento. Dunque, rileggere Moore, interpretarne pensieri e  parole, è un esercizio che sarà utile a chiunque voglia capire la sua concezione dell’arte contemporanea, la quale – scriveva il celebre scultore – ”non è strumento di evasione dal mondo e dalla vita: al contrario, è proprio attraverso l’arte che è possibile addentrarsi ancor più profondamente nella vita stessa. L’arte non è un sedativo o una droga, né un semplice esercizio di buon gusto, e neppure un abbellimento della realtà con piacevoli combinazioni di forme e di colori; è invece una espressione del significato della vita e un’esortazione a impegnarvisi con sforzi ancora maggiori”.

Sono parole di Moore, che valgono come viatico a questa mostra e forse anche a chi voglia ancora trovare nell’arte uno strumento per migliorare il proprio rapporto con la realtà, con gli altri e la natura che ci circonda, sulla Terra e nel cosmo.

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