Come ormai è ben noto, in un lungo e circostanziato documento, un gruppo di giuristi –purtroppo nessuno italiano (me compreso!)–, ha esposto, in sostanza, denunciato al Tribunale penale internazionale dell’Aja, i comportamenti ‘criminosi’, secondo i denuncianti, di governanti e funzionari di vari governi europei e della Unione Europea, rispetto ai fatti attinenti a due situazioni strettamente connesse: il mancato adeguato soccorso delle persone che, fuggendo o allontanandosi dalla Libia in provenienza per lo più da altri Paesi, si sono trovate in difficoltà nel Mare Mediterraneo, naufragando e spesso, molto spesso (i numeri sono impressionanti: sono numeri da genocidio!), morendo affogati, ma anche, secondo tipo di crimine, la detenzione di persone, ancora più numerose, in luoghi di detenzione libici, in gran parte finanziati dall’Italia e da altri Paesi europei, e in parte, ad aggravare ulteriormente le cose, rimandati (il ben noto crimine gravissimo del refoulement) in Libia ad essere detenuti ed ivi sottoposti ad ogni angheria, tortura, furti, eccetera. Persone, ho detto e ripeto, anche se nel documento la ‘moda’ di parlare di ‘migranti’ prevale sull’uso, perfino in un documento di questa enorme importanza, della corretta terminologia.
La cosa peggiore che si possa fare, specie da chi come me fa per mestiere lo ‘studioso’, è dire ‘lo avevo detto’; ma lo avevo detto, qui (alcuni degli interventi in cui ‘lo avevo detto’ sono ripresi in uno dei servizi di ieri della testata), e non solo. Era nell’aria, era inevitabile. Ma ora, va detto subito, la novità di questo esposto articolatissimo e preciso è tale per cui, trattandosi di un documento ufficiale, trasmesso ufficialmente alla Corte Penale Internazionale, nessuno, intendo anche, quindi, nessun giudice italiano, può ignorarlo … e per vero non solo, perché la gravità dei fatti denunciati in quel documento richiederebbe, ad esempio, al Ministro dell’Interno e a quello della Giustizia o meglio ancora al Presidente del Consiglio dei Ministri, ove uno ce ne fosse, di trasmettere il ‘fascicolo’ alla Autorità Giudiziaria, che peraltro potrebbe limitarsi a leggerlo ed agire.
Direte: che ce ne frega della Corte Penale Internazionale? Spiego.
Quella Corte è istituita con un trattato internazionale, firmato e sottoscritto e ratificato, a Roma (non a caso si chiama comunemente Statuto di Roma) dall’Italia, da tutti i Paesi europei e da molti altri Paesi del mondo. Il trattato fu poi completato da un accordo speciale tra la Corte stessa e la UE, nell’Aprile 2004. L’effetto di quel trattato è duplice: istituisce una serie di reati (crimini contro l’umanità, crimini di guerra, genocidio –peraltro già esistente– e aggressione) perseguibili, questa è la differenza assoluta rispetto a tutti gli altri trattati internazionali, a carico di ‘persone’, governanti, funzionari degli Stati. Insomma, non ci si limita a condannare gli Stati per gli atti dei suoi agenti, ma si condannano direttamente (cioè a prescindere dagli Stati, e quindi a prescindere dal loro consenso) gli agenti degli Stati che hanno commesso quei crimini in quanto dirigenti o comunque persone responsabili di atti che, a ben vedere, si siano manifestati come criminosi. In precedenza qualcosa del genere era accaduto solo per il Tribunale sui crimini delle ex Iugoslavia, però istituito dalle Nazioni Unite e, in maniera diversa e probabilmente illecita, per il Tribunale di Norimberga e per quello di Tokyo.
Persone ‘comuni’, non solo governanti. Anzi, una norma specifica del trattato stabilisce che il funzionario dello Stato che esegue, sulla base di un ordine superiore, un crimine di quel genere, non può in nessun caso vedersi esentato dalla propria responsabilità sulla base della giustificazione di avere eseguito un ordine.
E questo, conviene dirlo subito, è un punto fondamentale, perché permette di incriminare quei funzionari, anche se abbiano solo eseguito un ordine, qualora l’ordine in questione sia criminoso.
Spiego meglio. Il trattato stabilisce che la Corte, sulla base di una denuncia (come quella di cui parlo) e dopo una indagine approfondita da parte degli organismi della Corte stessa (una sorta di Giudice istruttore o di GIP come nel nostro codice), può aprire un processo contro quelle persone. Ma, la convenzione stabilisce anche che, in linea di principio, la Corte prima di agire attende che lo Stato del funzionario o politico ecc. incriminato, agisca contro quella persona, applicando le leggi nei tribunali nazionali; ma, poi, qualora non lo faccia, o dimostri di non volerlo fare, o lo ‘faccia male’ (art. 17), la Corte Penale internazionale può agire direttamente, arrestando se del caso l’accusato (notate bene: arrestandolo, e quindi ordinando l’arresto ai funzionari locali!) e processandolo e poi condannandolo.
Data questo meccanismo, i singoli Stati al proprio interno, possono, anzi, debbono agire contro i propri stessi cittadini o funzionari, qualora si siano resi responsabili di atti del genere.
Come è noto, la nostra Magistratura agisce penalmente sulla base di una cosiddetta ‘notitia criminis’, cioè quando ‘viene a sapere’ di un reato o di un sospetto di reato, sia direttamente che sulla base di una denuncia.
Qui c’è un documento pubblico e firmato, di circa 250 pagine, in cui si elencano i comportamenti criminosi (o meglio: presunti tali) dei funzionari dei singoli Stati europei, Italia inclusa, caso per caso, stavo per dire nome per nome. Perché in realtà è esattamente così. Ad esempio, il Ministro Marco Minniti e il Ministro dell’Interno attuale, Matteo Salvini, sono esplicitamente o implicitamente indicati come responsabili di decisioni e atti, che hanno condotto alla morte o alle sofferenze di migliaia di persone. Ripeto: ‘esplicitamente o implicitamente’. Nel senso che i singoli nomi possono anche non essere riportati, ma ne sono riportate le conseguenze delle decisioni -conviene leggere l’intervista a Juan Branco, uno dei due firmatari dell’atto d’accusa). E dunque, ulteriore fatto importante, tutti coloro che, nella esecuzione di quegli ordini illeciti abbiano agito, sono responsabili del crimine relativo.
Ciò che colpisce, in un documento lungo e complesso come questo, è un fatto che viene ripetuto ossessivamente: il fatto, cioè, che tutto ciò avviene, per usare la terminologia dei tribunali italiani, nell’esecuzione di un unico disegno criminoso: insomma, una sorta di ‘associazione a delinquere’, non solo tra i funzionari e i politici italiani, ma anche tra questi e i loro colleghi stranieri: Angela Merkel e Emmanuel Macron inclusi, per intenderci.
La denuncia ora verrà esaminata dal Procuratore Generale della Corte, che ha già espresso in altre occasioni la sua convinzione che si tratti di crimini gravi e che, quindi, è prevedibile che vorrà portare avanti la procedura -altra cosa da non sottovalutare- che poi potrà proporre al Tribunale preliminare di valutare se iniziare il processo, eccetera, sempre nella ‘speranza’ che i singoli Stati agiscano per loro conto contro i rispettivi funzionari o politici o responsabili militari.
Ma la denuncia c’è, è lì messa per iscritto e depositata. Due conseguenze: i giudici italiani sono avvertiti, possono, anzi, debbono agire alla luce della legge italiana e dello Statuto che è legge italiana.
I funzionari e dipendenti e militari, eccetera, a loro volta, sono avvertiti: eseguire ordini illegittimi o criminosi non li esime dal reato, anzi, come accade spesso, ai ‘pesci piccoli’, rischiano di pagare per tutti.
Suggerirei un momento di riflessione a loro e a noi tutti.
A noi, a chi mi legga: un senso di profonda, incontenibile, violenta, dolorosa vergogna.