martedì, 21 Marzo
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Messico, telecomunicazioni e inteferenze

Messico-proteste-#EPNvsInternet


Saranno necessarie le sessioni straordinarie perché il Congresso messicano possa approvare le leggi secondarie in materia di telecomunicazioni. È questa la situazione ad un mese dall’invio al Congresso dell’
iniziativa del Presidente Enrique Peña Nieto volta a regolamentare ed applicare quanto approvato sul piano costituzionale lo scorso 10 giugno. Ma i problemi che si sono presentati negli scorsi giorni sono stati molteplici. Da un lato, l’articolo 197 della proposta ha causato l’indignazione degli utenti messicani in quanto permetterebbe di «bloccare, inibire o annullare provvisoriamente i servizi di telecomunicazioni in eventi e luoghi critici per la sicurezza pubblica e nazionale su richiesta delle autorità competenti». La palese minaccia di censura, acuita da un documento preliminare del Senatore Javier Lozano, del Partido Acción Nacional (PAN), ha convinto molti cittadini a manifestare davanti agli edifici amministrativi e in rete, diffondendo la protesta attraverso l’hashtag #EPNvsInternet – dove EPN è chiaramente l’acronimo presidenziale.

Ma la discussione parlamentare non ha convinto neanche in materia di regolamentazione degli oligopoli. In quest’ambito, sono due i principali soggetti coinvolti: Telmex, ossia il conglomerato di proprietà del magnate Carlos Slim al quale appartiene il colosso della telefonia mobile América Móvil, e Televisa, il principale gruppo radio-televisivo del Paese, già sotto accusa un anno fa per aver favorito la campagna elettorale dell’attuale Presidente. Il sospetto è infatti che Televisa sia passata all’incasso, ottenendo un trattamento di favore che le permetterebbe di mantenere la propria posizione dominante: il contrario di quanto accadrebbe ad América Móvil, che sarebbe invece costretta a mettere le proprie infrastrutture a disposizione dei futuri concorrenti ed ha perciò già presentato diversi ricorsi di ‘amparo’ per tutelarsi il più possibile.

Nel frattempo, il Foro Economico Mondiale ha pubblicato il proprio Indice sulle Tecnologie Informatiche, che vede il Messico scivolare sedici posizioni più in basso rispetto all’anno passato. Non esattamente quella pubblicità per gli investimenti nel proprio Paese che Peña Nieto sembra ricercare con tanta costanza e che potrebbe rivelarsi fondamentale vista l’intenzione della riforma di aprire alcuni ambiti del mercato delle telecomunicazioni ad investitori stranieri. Il quadro, insomma, appare abbastanza scoraggiante. Per comprendere meglio gli interessi in gioco, abbiamo intervistato María Elena Meneses, titolare della Cattedra sulla Società dell’Informazione all’Istituto Tecnologico di Monterrey e ricercatrice per l’Associazione Messicana dei Ricercatori della Comunicazione (AMIC).

 

Professoressa Meneses, venerdì le Commissioni parlamentari unitarie si sono date appuntamento per la prossima settimana al fine di discutere le leggi secondarie sulle telecomunicazioni. Appare quindi difficile evitare il ricorso a sessioni straordinarie. Quali sono i principali punti di scontro che hanno portato a questo ritardo?
Il ritardo si deve al fatto che l’iniziativa inviata dal Governo al Senato il 24 marzo non si accorda al dettato costituzionale. Non conferisce autonomia all’organo regolatore, l’IFETEL [l’Istituto Federale per le Telecomunicazioni, ndr]; affida il controllo dei contenuti alla Segreteria di Governo, non promuove il rafforzamento di un sistema di mezzi pubblici ed inoltre lascia aperta la porta alla censura in internet.

Una delle ragioni di questo ritardo può essere identificato anche nel fatto di indebolire posizioni di mercato forti come quella del colosso Telmex di Carlos Slim? Quali effetti concreti avrà la riforma nel mercato messicano delle comunicazioni e che conseguenze politiche vi saranno nelle relazioni tra PRI ed imprenditori del settore?
La riforma costituzionale è chiara. Propone di controllare l’enorme potere di attori preponderanti come América Móvil e Televisa. L’iniziativa inviata è più docile con Televisa che con le imprese di Slim, mentre la regolamentazione deve essere equilibrata ed uguale per entrambi gli attori preponderanti nel mercato. Ci sono alcuni legislatori prossimi ai poteri fattuali, il ruolo che deve avere il Governo ed il suo partito è di governare in base agli interessi pubblici.

Inoltre, la riforma è stata criticata per il timore che possa portare a censurare la rete. Che diffusione ha internet nel Paese oggigiorno e come potrebbe la riforma dar luogo ad una repressione della libertà nella rete?
Solo il 43,5% della popolazione messicana ha accesso a internet. Nonostante la maggioranza non vi abbia accesso, le reti sociali si sono convertite in un importante contrappeso ai media tradizionali e soprattutto a Televisa. L’iniziativa inviata dal Governo nell’articolo 197 pone il blocco dei segnali delle telecomunicazioni in eventi e luoghi critici per la sicurezza pubblica. Questo, in Italia, Cina o Egitto è causa di protesta ed indignazione, è un pericolo per le libertà civili.

L’hashtag #YoSoy132 ha segnato i primi giorni del Governo di Enrique Peña Nieto. Il recente hashtag #EPNvsInternet può essere posto in relazione a quell’ambito di opposizione al Governo? Che ruolo ha oggi internet nel discorso politico messicano?
Internet è un contrappeso del discorso dei media scarsamente professionalizzati del Paese. I periodici vivono della pubblicità governativa e la televisione è concentrata in Televisa e TV Azteca, che, in cambio di concessioni, sono state storicamente docili coi Governi. E sono perfino giunte a piegarli. I messicani non hanno modo di contrastare quel che succede nel Paese. Questo è il ruolo rilevante di internet in un Paese con questa stampa e con politici tradizionali, come alcuni del PRI, che credono che la società messicana sia uguale a quella di trent’anni fa. #YoSoy132 è rilevante perché dimostrò che la società ha superato i suoi politici e la sua televisione. La storia si è ripetuta con #EPNvsInternet.

Alcuni commentatori, comunque, sostengono che le minacce di censura della rete siano servite a distogliere l’attenzione da un punto più concreto, cioè l’intenzione di favorire Televisa, che già ebbe un ruolo controverso nella campagna elettorale del Presidente. In che modo potrebbe essere favorita Televisa da una riforma che, apparentemente, si propone di lottare contro gli oligopoli?
Televisa ha legislatori amici. Di fatto è stato accusato il Senatore del PAN Javier Lozano di avere un conflitto di interessi. Il Senatore ha presentato la sua iniziativa, rendendosi non solo ridicolo, ma mancando anche di rispetto al proprio partito, al Congresso ed ai cittadini che rappresenta. Perfino il Governo federale si è dissociato dall’iniziativa del Senatore, che ha solo cancellato alcuni articoli, sistemandoli in altre parti. L’iniziativa regola in maniera squilibrata gli attori preponderanti. Mi pare molto corretto quello che si propone per América Móvil, ma lascia Televisa senza sufficienti controlli. Secondo me, delimitare le reti, non rafforzare un sistema di mezzi pubblici, favorisce direttamente quel poderoso conglomerato televisivo.

Nel frattempo, il Messico ha perso 16 posizioni nell’indice sulle tecnologie informatiche del Foro Economico Mondiale. I problemi sarebbero il costo di accesso alle infrastrutture, la scarsa qualità dell’educazione e la bassa capacità innovativa delle imprese del Paese. È un’analisi corretta?
E continuare a non avere una legislazione secondaria farà perdere altre posizioni. Tutto ciò che era stato avanzato con la riforma costituzionali è stato frenato da una legge di regolamentazione mal concepita che non rispetta in alcun modo il dettato costituzionale.

Come la riforma energetica, quella sulle telecomunicazioni apre anche agli investimenti stranieri, ad esempio in settori come la comunicazione satellitare. Sono già previsti possibili investimenti? Se sì, da che Paesi e in che settori?
La verità è che non so se vi siano investitori interessati, ma non dubito che ce ne siano. Quello messicano è un grande mercato. Ma davanti a questa incertezza e all’immagine così negativa data dai nostri Parlamentari, chi vorrà investire in un Paese in cui una riforma costituzionale dice una cosa e la sua regolamentazione ne dice un’altra? È necessario ottenere presto una legislazione secondaria in accordo con la Costituzione per il bene del Paese. Con tutto quel che sta succedendo, l’immagine del Messico ne esce danneggiata davanti ai possibili investitori del settore.

 

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