giovedì, 23 Marzo
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Marò: Latorre rimarrà in Italia fino al 30 settembre

Massimiliano Latorre potrà rimanere in Italia fino al 30 settembre del 2016. A deciderlo la Corte suprema dell’India. Latorre, accusato assieme al collega Salvatore Girone della morte di due pescatori indiani, è in Italia dalla fine del 2014 per ristabilirsi dopo un intervento al cuore subito per un attacco di ictus. Oggi la decisione dell’estensione della sua permanenza, dovuta alla necessità di conoscere i primi sviluppi dell’arbitrato fra India e Italia in corso presso la Corte permanente dell’Aja. In particolare è previsto che l’Italia presenti entro il 16 settembre una propria memoria, mentre per rendere effettiva la nuova estensione nei confronti di Latorre, Roma presenterà una nuova lettera di garanzie firmata dall’ambasciatore d’Italia a New Delhi. Ma la Farnesina ha subito chiarito: «E’ sospesa e senza valenza giuridica la giurisdizione indiana. L’Italia conferma di riconoscersi infatti nell’Ordine del Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare del 24 agosto 2015, che aveva stabilito la sospensione da parte di India e Italia di tutti i procedimenti giudiziari interni fino alla conclusione del percorso arbitrale avviato dal Governo nel giugno dello scorso anno». E a confermalo anche la la ministra della Difesa, Roberta Pinotti: «Sul caso Marò riconosciamo e ribadiamo la decisione del Tribunale del Diritto del Mare: la giurisdizione indiana non ha valenza». L’Italia intanto fa sapere che ha presentato al Tribunale arbitrale dell’Aja anche una richiesta di misure provvisorie per chiedere il rientro di Salvatore Girone e la sua permanenza in Italia fino alla fine della procedura arbitrale e una decisione è attesa nei prossimi giorni.

Passando alla Libia, il giorno dopo il vertice di Hannover tra Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia, che hanno confermato il sostegno al governo del premier Fayez Serraj e alle sue richieste di aiuto, ecco arrivare le prime precisazioni. A partire dall’Italia, con lo Stato Maggiore della Difesa che ha sottolineato l’infondatezza della notizia secondo cui Roma avrebbe offerto l’invio di 900 soldati con funzioni di protezione di siti sensibili, come i pozzi petroliferi, e con funzioni di addestramento dell’esercito locale. Al momento sembra confermata solo una spedizione da 250 uomini, tra Esercito e Carabinieri, a protezione delle sedi diplomatiche e delle organizzazioni internazionali. In un’intervista a ‘Rid’, la rivista della Difesa, la ministra Roberta Pinotti ha affermato che l’Italia «ha tutte le capacità necessarie a fronteggiare gli impegni in corso e quelli che potrebbero giungere, fin dalle prossime settimane, per rispondere alle esigenze di sicurezza delle regioni per noi più significative in termini strategici». E sui libici dice: «Spetta solo a loro chiedere alla comunità internazionale ciò di cui hanno bisogno. Il primo passo riguarderà verosimilmente la ricostruzione dello Stato, a cominciare dal comparto sicurezza e dunque un compito fondamentale per ogni eventuale missione internazionale sarà quello dell’addestramento della Forze armate e delle forze di Polizia: attività che l’Italia stava già facendo prima del 2014, quando è scoppiata la guerra civile». E a confermare questo anche la Casa Bianca, secondo cui l’aiuto può essere fornito solo su richiesta delle autorità libiche. La Francia si dice invece ‘pronta’ a garantirne la sicurezza marittima: «Dobbiamo attendere che il premier Serraj ci dica quali misure di sicurezza intenda adottare e quali sollecitazioni conta di fare alla comunità internazionale per assicurare la sicurezza marittima della Libia. Noi siamo pronti», le parole del ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian. Nel frattempo continua la missione diplomatica dell’inviato dell’Onu per la Libia, Martin Kobler, che ha dato dieci giorni al parlamento di Tobruk per votare la fiducia a Serraj.

Ma al vertice di Hannover si è parlato anche della questione migranti. Per Barack Obama «i muri non servono» a frenare l’immigrazione, ma serve un’Europa «unita e forte». E il premier Matteo Renzi è tornato sull’argomento dicendo che «non c’è alcun elemento che giustifichi la chiusura del Brennero e quindi pensiamo che le autorità austriache non potranno che rispettare la normativa Ue. Se così non fosse sarà la Ue a prendere le decisioni conseguenti». E proprio dall’Austria parla Norbert Hofer, che ha conquistato oltre il 36% dei voti nella prima tornata elettorale: «I confini esterni di Schengen vanno messi in sicurezza, in questo modo potrebbero essere sospesi i provvedimenti temporanei. Sono inevitabili. Non mi fanno di certo piacere ma non abbiamo altra scelta». Mentre gli ultimi dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) parlano di 1.232 i migranti e i rifugiati morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno mentre tentavano di raggiungere l’Europa, per un totale di arrivi nel Vecchio Continente via mare di 181.476.

Mentre per l’Italia arriva un allarme serio dal capo dell’intelligence Usa James Clapper, dopo un colloquio ieri con il Christian Science Monitor. L’Isis ha cellule dormienti che preparano attacchi terroristici non solo in Francia e Belgio ma anche in Germania, Inghilterra e nel nostro Paese. E a tal fine, dice Clapper, gli Stati Uniti stanno spingendo per promuovere più condivisione di informazioni tra le intelligence.

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