martedì, 21 Marzo
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Londra cade, ma se non fosse terrorismo?

Dubbi e criticità del nuovo attacco all’Europa

Nel pomeriggio di mercoledì 22 marzo, poco prima delle 16, a Londra torna l’incubo attentanti, che l’aveva vista esclusa dai circuiti europei del terrore  da luglio 2005.
Secondo le prime ricostruzioni sono cinque le persone rimaste uccise e venti ferite dopo l’attacco davanti al Parlamento inglese. Ucciso l’attentatore.
Alla guida di un suv, l’uomo identificato in un primo momento come Abu Izzadeen, si è lanciato sulla folla del Ponte di Westminster provocando i primi feriti gravi, in seguito è sceso dall’auto e ha accoltellato un agente nel cortile del Parlamento di Londra.
L’assalitore è stato ucciso, successivamente, dalle forze di Polizia dopo aver tentato di fare irruzione all’interno del Parlamento britannico attraverso i cancelli del compound di Westminster, accoltellando l’agente. Immediatamente sono scattate le misure per la messa in sicurezza del Premier britannico Theresa May che stava prendendo parte alla seduta in corso.
Fin dai primi minuti dopo l’evento, Scotland Yard ha preso atto della gravità della situazione e ha deciso di trattare il caso come un attacco terroristico, almeno finché non emergeranno elementi contrastanti.
Per quanto il caso in esame possa sembrare attribuibile allo Stato Islamico, le criticità dell’analisi sono diverse.

La tecnica utilizzata per l’attentato è una sinergia strategica tra due metodologie offensive tipicamente usate dallo Stato islamico.
Secondo le nuove dottrine paramilitari istituite dal Califfato per la conduzione di attentanti in Europa, le tecniche consigliate sono assolutamente anonime e prive di una linea di tracciabilità. Inoltre, la semplificazione delle linee tattiche da seguire nel vecchio continente permettono a chiunque sia o voglia affiliarsi al network terroristico di prendere parte ad una strage.
La linea di non tracciabilità degli elementi di un attentato si traduce con l’esclusione di bombe e droni modificati come offensive possibili perché rintracciabili attraverso numeri di serie e componenti elettriche.
Questa anonimità degli attentanti e l’esclusione di sistemi rintracciabili, portano a comprendere come non vi è più bisogno di una rete logistica dietro un attentatore e nemmeno di capacità specifiche per costruire ed assemblare ordigni.
L’attentatore diventa elemento solitario scollegato dal branco, questo permette all’IS di passare da una strategia definita del lupo solitario ad una che è più identificabile con l’espressionecane sciolto‘.

La macchina, in questo caso un Suv, ma nel caso di Nizza e Berlino un tir altrettanto anonimo, è un elemento importante che esprime al massimo le potenzialità della dottrina dell’IS.
Nelle capitali europee, ma anche in città d’arte e densamente popolate, macchine e camion sono assolutamente la norma nelle vie di comunicazione, sfruttare questa normalità per aumentare l’effetto sorpresa dell’attentato e non destare sospetti tra le forze dell’ordine è tipico della nuova dottrina dello Stato Islamico che punta alla bassa sofisticazione degli attacchi.
Non bisogna stupirsi se le forme di attacco diverranno sempre più legate ad elementi tipici della nostra quotidianità, con l’avanzamento delle misure di sicurezza, ovvero con l’implementazione dei dispositivi atti a prevenire attacchi con macchie e tir, gli attentati saranno sempre più meticolosi e meno rintracciabili soprattutto nello scenario urbano.

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