mercoledì, 29 Marzo
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L'Italia alla prova dei droni armati

I regali di Natale per l’aeronautica militare italiana arrivano prima quest’anno: Washington ha finalmente accordato la vendita dei kit di armamento per i droni in dotazione alla forza armata. Un problema complesso, quello dei droni armati, che ha suscitato molte polemiche in Paesi ben più avvezzi alla guerra rispetto all’Italia.

Proviamo a fare il punto della situazione con il Dottor Franco Iacch, analista militare accreditato con il Ministero della Difesa e la NATO, dal 2011 presente sulla rassegna stampa dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.

 

Dottor Iacch, l’Italia è in possesso di droni ormai da diversi anni e li utilizza nei vari teatri operativi, con che risultati e soprattutto con quali compiti?

Partiamo dal presupposto che l’opinione pubblica ripone molta fiducia nei droni, ritenuti in grado di eliminare le minacce globali emergenti. E il messaggio che i Governi intendono far passare è chiaro: i droni sono sistemi a basso rischio ed a buon mercato, eseguono le missioni rischiose senza mettere al repentaglio delle vite. Sarebbe opportuno rilevare che proprio il Governo americano continua a investire miliardi di dollari per fare dei droni (specialmente quelli armati) l’asse centrale della proiezione della potenza (e dell’intelligence) degli Stati Uniti nel mondo. In sostanza, gli Stati Uniti stanno concedendo sempre maggior spazio a questa tecnologia che intendono far diventare la loro punta di diamante. Eppure queste armi, contrariamente a quanto si lasci intendere, non sono determinanti (basti pensare al loro massiccio impiego in Libia ed in Siria).

 

I velivoli a pilotaggio remoto più conosciuti sono quelli americani: a differenza di quelli italiani, come operano i colleghi oltre oceano?

In linea di massima, gli Stati Uniti utilizzano gli attacchi dei droni armati in due modi: durante la guerra e per prevenirla.  Quando utilizzati all’interno di una guerra (con determinati parametri operativi), i droni costituiscono un ottimo strumento per conferire ai soldati sul campo un vantaggio considerevole. Per fare alcuni esempi, una maggior copertura di fuoco in caso di scontro con il nemico, una visuale dall’alto che possa guidare le truppe sul terreno senza incorrere in trappolamenti esplosivi o peggio sacche di resistenza ben armata. Nelle intenzioni, i droni avrebbero dovuto avere un ruolo determinante anche in fase preventiva. Sappiamo che in quest’ultimo ruolo, l’impatto dei droni, a oggi, è fortemente limitato.

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