Si è conclusa un paio di ore fa la Conferenza per la Libia a Villa Igiea a Palermo con il premier Giuseppe Conte e i leader libici Fayez al Sarraj e Khalifa Haftar. All’incontro, a margine del summit, hanno parteciapto anche il premier russo Dmitri Medvedev, il presidente dell’Egitto Al Sisi, il presidente della Tunisia Essebsi, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il ministro degli Esteri francese Le Drian, il premier algerino Ouyahia e l’inviato Onu per la Libia Ghassan Salamè.
Nella conferenza stampa finale, il premier italiano Giuseppe Conte ha riconosciuto che «se l’obiettivo della conferenza era trovare una soluzione a tutti i problemi della Libia, è stato un insuccesso. Ma è emersa una analisi assolutamente condivisa tra i libici dei problemi e del percorso da fare, e si è registrata una ampia adesione da parte della comunità internazionale, che non deve fare ingerenze ma il cui sostegno può favorire questo processo di stabilizzazione di cui deve essere padrone il popolo libico». Il generale Haftar, la cui presenza è stata in dubbio fino alla fine, è giunto fino a Palermo per incontrare Conte e altri ministri in vertici bilaterali, senza però partecipare effettivamente alla Conferenza. «Il generale Haftar mi aveva già dato la propria parola d’onore sul fatto che sarebbe venuto, per questo non mi sono preoccupato affatto per le voci secondo cui avrebbe disertato» ha spiegato Conte ribadendo che «non vogliamo illuderci ma pensiamo di aver messo condizioni importanti nel cammino per la stabilizzazione della Libia. Questa non è una vetrina internazionale, non ci siamo profusi in questa organizzazione per una photo opportunity ma per offrire un contributo all’iniziativa intrapresa dalle Nazioni Unite».
«Lascio a voi decidere se sia stato un successo o meno» ha concluso il presidente del Consiglio specificando che «stabilizzando la Libia auspichiamo effetti benefici ma non solo per l’Italia: facciamo in primo luogo un favore ai libici, a noi stessi e anche all’Europa. Oggi abbiamo reso anche un servizio all’Ue e l’attenzione mostrata dagli altri partner europei è molto importante e ci conforta». Infatti, «dire che non fossero presenti i partner europei e che non ci fosse attenzione da parte dell’Ue non è vero» – ha aggiunto – «perché c’era Tusk, c’era la Mogherini, ci sono stati tanti rappresentanti di Stati europei ai massimi livelli. Non c’è stata disattenzione da parte dell’Ue. L’Italia oggi all’esito di questa Conferenza non offre la risoluzione a tutti i problemi ma è stato compiuto un passo avanti, è stata completata un’ulteriore tappa nel percorso molto articolato che l’Onu ha definito e noi ci inseriamo come facilitatori del percorso».
«Abbiamo una politica estera con una linea precisa, un perimetro di alleanze ben definito e non cambia per una conferenza» ha detto il Capo del Governo italiano, sottolineando che «il nostro interesse non è intervenire per alimentare le divisioni della Libia, l’Italia vuole essere un fattore di promozione della stabilità. L’obiettivo è dialogare con tutti i libici, il principio di questa conferenza è l’inclusività»
Da questo punto di vista, ha continuato il premier, «la sensibilità italiana non è quella di rivendicare una leadership sul piano economico, politico o altro, questo significherebbe avere secondi fini e distruggere il lavoro sin qui fatto. Siamo qui per dare un contributo e dare forme di aiuto, cooperazione sul piano economico, culturale e di vita sociale». «È prematuro – ha proseguito – ragionare di strumenti di cooperazione specifica e valutare in quale forme e modi i nostri investitori possano dare un contributo al benessere economico della Libia oltre che al proprio interesse. Noi ci siamo, siamo disponibili a valutare tutte le chance che ci saranno nel nostro interesse, perché non siamo ipocriti, e nell’interesse del popolo libico». Intanto, Conte ha annunciato che «per le prossime elezioni abbiamo stanziato 1,5 milioni di euro».
L’immigrazione «non è stata specifico oggetto dei temi trattati», ma «è ovvio che dalla stabilizzazione della Libia ci aspettiamo che possa derivare una più facile gestione dei flussi migratori» ha specificato, inoltre, il Presidente del Consiglio italiano che si è detto ‘dispiaciuto’ per l’abbandono dei lavori da parte della delegazione turca: «non ce l’hanno affatto con l’Italia e questo non altera il clima positivo registrato. Qualche fibrillazione era inevitabile tra 30 paesi partecipanti».
Secondo l’inviato speciale Onu per la Libia, Ghassan Salamè, il generale Khalifa Haftar «è perfettamente al corrente del piano Onu e si è impegnato a sostenere la conferenza e non credo abbia cambiato idea». Un impegno «fermo nei confronti del processo politico» ribadito «dai suoi collaboratori» presenti alla conferenza di Palermo. E poi, ha annunciato Salamè, «la conferenza nazionale che organizzeremo in Libia nelle prime settimane del prossimo anno è resa più facile da questa conferenza. Ho visto un sostegno unanime e c’è stato un impegno chiaro dei libici presenti. Mi sento più tranquillo sull’indire questa conferenza e sul suo esito».
Soddisfatto anche il premier russo Dmitri Medvedev che ha ringraziato l’Italia per l’organizzazione della Conferenza: «Ho detto apertamente nostri partner che noi manterremo i contatti con tutti i partecipanti al dialogo per la pacificazione nazionale in Libia, perché questo è importante al fine di, quantomeno, provare a mettere assieme una nuova configurazione dello stesso Stato. Tuttavia, al 90% tutto dipende dagli stessi cittadini della Libia, da quelle forze politiche che oggi qui erano rappresentate. È evidente quanto non sia affatto facile costruire questo tipo di dialogo. È importante essere qui tutti a incontrarsi, a parlare, solidali con il popolo libico in questo difficile momento della sua storia. Ma che sia una situazione complicata lo si vede anche da come interagiscono tra loro i rappresentanti della delegazione libica»
Secondo Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam, «ogni tentativo da parte del governo italiano di lavorare per la stabilizzazione della Libia e un vero e pacifico percorso di riconciliazione, partendo dalla definizione di elezioni democratiche, non può che essere condivisibile. Ma ancora una volta, nel corso del summit di Palermo, si è deciso di girare la testa dall’altra parte, non assumendo nessun impegno concreto per il rispetto dei diritti umani di migliaia di migranti, uomini, donne e bambini, che ogni giorno sono vittime delle più orrende torture e di abusi nei centri di detenzione libici»