La crisi del 2008 ha segnato uno spartiacque nella vita economica degli Stati Uniti, visto che quello shock finanziario stimolò l’attività coordinata tra le autorità statunitensi e i dirigenti delle grandi banche d’investimento da cui è poi emerso un contesto complessivo ‘ripulito’ dal gigante Lehman Brothers e dai medi e piccoli istituti bancari, inglobati dai colossi finanziari sopravvissuti alla ‘tempesta perfetta’, ovvero Goldman Sachs, Citigroup, Jp Morgan Chase (che acquisì Bear Stearns e Washington Mutual), Bank of America (che mise le mani su Merrill Lynch e Countrywide), Wells Fargo (che inglobò la Wachovia) e Morgan Stanley. La crisi ha quindi portato a una considerevole concentrazione del potere nella mani del cartello bancario; un risultato che si deve in buona parte alle manovre della Federal Reserve.
La Banca Centrale degli Stati Uniti fu istituita nel 1913 con il Federal Reserve Act, promosso dal presidente democratico Woodrow Wilson dietro forti sollecitazioni dei gruppi Morgan e Rockefeller. In base a questa legge, tale istituto, tenuto sotto stretto controllo da parte di istituti privati (come Goldman Sachs, Jp Morgan, Citigroup e Bank of America, nonché dalle altre banche legate ai gruppi Rothschild, Warburg, Lazard e Rockefeller) azioniste dei 12 distretti (il più rilevante, con oltre il 50% delle azioni, è quello di New York) che compongono la ‘riserva federale’, otteneva l’autorizzazione a emettere moneta ex nihilo, ed assegnava ai propri azionisti, cioè le banche private, il compito di raccogliere gli interessi su scala nazionale varando cicli alternati di espansione/contrazione.
Secondo l’insospettabile economista Murray Rothbard: «l’operazione più segreta e meno riconducibile al governo federale non è, come ci si potrebbe aspettare, la Cia, la Dia, o qualche altra agenzia di intelligence super-segreta. La Cia e le altre operazioni di intelligence sono sotto il controllo del Congresso. Sono in qualche modo riconducibili a qualcuno: una commissione del Congresso supervisiona queste operazioni, controlla i loro bilanci ed è informata delle loro attività segrete. È vero che le audizioni e le attività della commissione sono chiuse al pubblico; ma almeno i rappresentanti del popolo al Congresso assicurano una qualche riconducibilità per queste agenzie segrete […]. È poco noto, tuttavia, che esiste un’agenzia federale che supera le altre in segretezza. Il Federal Reserve System non è riconducibile a nessuno; non ha un budget; non è soggetto a nessun controllo; e nessuna commissione del Congresso conosce le sue operazioni, o le può davvero supervisionare. La Federal Reserve, praticamente in totale controllo del sistema monetario della nazione, non deve rendere conto a nessuno e questa strana situazione, quando riconosciuta, è sempre sbandierata come una virtù».
Al riparo da qualsiasi controllo democratico – non è un caso che nel 1982 un tribunale federale l’avesse definita ‘azienda indipendente privata’ –, la Fed ha accumulato un potere crescente nel corso dei decenni, fino a trasformarsi in un vero e proprio ‘Stato nello Stato’ con la crisi del 2008, anticipando i capitali di cui il colosso Jp Morgan Chase aveva bisogno per inglobare l’agonizzante Bear Stearns e, soprattutto, rilevando il pacchetto di controllo della società assicurativa Aig.