Fa un effetto curioso, straniante, imbattersi in due dromedari che si muovono dentro un sorta di villaggio marocchino, con tanto di cucina, ristorante, sala da tè, tappeti all’hennè, a pochi passi da una Buick anni ’50, mentre un po’ più in là uno scultore, alla maniera di Michelangelo, estrae colpo su colpo da un masso di pietra figure umane e intanto i giocolieri intrattengono il pubblico dei visitatori. Non siamo a Cinecittà, dove si girano contemporaneamente scene di film diversi, ma nella piazza interna alla Medicea Fortezza da Basso di Firenze, che ospita la 81ª Mostra Internazionale dell’Artigianato. Una Rassegna che, ancora una volta, offre una vetrina di ciò che è il lavoro artigiano nel mondo, uno spaccato della creatività umana, dai tempi più remoti ai nostri giorni e, speriamo anche in futuro, poiché sembra dire questa Rassegna, non c’è tecnologia che possa sostituire la fantasia, l’inventiva e la manualità del lavoro umano. Anzi, devono coesistere e nutrirsi l’uno dell’altra, tradizione e nuove tecnologie. Questa è la scommessa.
Oltre ai prodotti dell’artigianato italiano rappresentato da 800 aziende espositrici, che sono una conferma della tradizione artigianale e artistica, nonché enogastronomica delle nostre regioni, dall’Alto Adige alla Sicilia ( un intero spazio è dedicato al cibo, con degustazioni di caffè, tè, birre artigianali e vini di qualità, nonché un confronto fra chef con le Delizie di Leonardo Romanelli), il visitatore può davvero compiere, di buon passo, il giro del mondo in 8 ore, in quanto ben 50 nazioni sono presenti nel padiglione a loro riservato. Qui, è come trovarsi immersi in un gran Bazar, in cui i colori, gli odori, le immagini, gli oggetti ricordo o di abbigliamento e gli accessori dei singoli Paesi, si mescolano e si confondono quasi a volerci a ricordare che – lo scriveva quasi sessant’anni fa, Marshall Mc Luhan – viviamo in un Global Village, nel quale local e global devono coesistere. E qui, in quest’area nel cuore di Firenze, la convivenza fra etnie, storie, culture e tradizioni diverse, è vissuta con speranza e spirito solidale. Quello della variegata comunità artigiana che ha comunque comuni radici, indipendentemente dai luoghi è cresciuta. Qui possiamo trovare le maschere, le sculture in legno, i berretti, i monili dei Paesi africani, come gli abiti dagli sgargianti colori del Brasile, della Colombia o di Cuba e Guatemala, ma anche i prodotti tipici dell’artigianato dell’estremo Oriente, Singapore, Thailandia, Vietnam, India, Indonesia, dei Paesi del Medio Oriente, Egitto, Turchia, e perfino della martoriata Siria. Massiccia, la presenza di tutti i Paesi d’Europa, compresi Russia, Ucraina, Uzbekistan.
“E’ importante“, osserva il Presidente di Firenze Fiera Alessandro Castellano, “che in momenti difficili, manifestazioni come queste siano occasioni di convivenza e di condivisione dal basso, dal versante di chi lavora duramente e cerca di far conoscere e commercializzare a costo di notevoli sacrifici (anche economici) il risultato della propria fatica e del proprio lavoro creativo. Firenze è città della pace e iniziative come questa tendono a consolidarla“.
La prima riflessione è che in molti casi il confine fra artigianato ed arte appare molto sottile, aleatorio: come nel caso della scultura citata all’inizio o di altre qui esposte, siamo in presenza di piccoli capolavori artistici. Del resto, ce lo ricordano anche alcuni stand espositivi all’interno del Padiglione Cavaniglia che ospita le Eccellenze della creatività artigianale, non a caso chiamato Visioni. Sono quelli delle nostre scuole d’eccellenza e università presenti per la prima volta alla Rassegna: tra questi, da segnalare quello dell’Isia di Firenze (Istituto Superiore Industrie artistiche), Scuola di alta formazione di progettazione e design di livello universitario che presenta alcuni prototipi di oggetti d’uso ( dai calici di cristallo, ai frullatori, all’ idrovolante ultraleggero ) progettati dagli studenti;
“Già durante i nostri corsi di studio“, ci dicono gli studenti che si alternano allo stand, “possiamo collaborare con le aziende che necessitano di giovani designer e progettisti“; nello stand del Liceo Artistico di Porta Romana, insieme ai busti in gesso, tradizione della eccezionale gipsoteca della Scuola che ha avuto tra le sue figure più illustri l’architetto Giò Ponti e lo scultore Libero Andreotti), troviamo esposti manichini rivestiti con abiti di fantasia, segno di specializzazione nel campo della moda: “L’arte e la tradizione“, ci dicono i due studenti, “unite alle moderne tecnologie innovative creano una realtà di grandi sinergie per un mercato che chiede creatività e impegno“.
Anche in questo caso si guarda al futuro. E altrettanto fanno altre istituzioni scolastiche come la Facoltà di Architettura di Firenze e il Laba, scuola di belle arti privata. Del resto, in quello stesso padiglione troviamo prodotti di alta qualità e innovazione, sia nel design che nei materiali usati: se l’artigiano Paolo Penko si richiama alla più alta tradizione di arte orafa fiorentina (quella di un Benvenuto Cellini tanto per intendersi), non a caso a lui si rivolge il Museo dell’Opera del Duomo per il restauro di oggetti d’arte sacra, una giovane artista romana, Martina, corsi di scenografia e architettura alle spalle, realizza collane e accessori vari utilizzando una rara fibra vegetale, leggerissima e anallergica, che cresce solo in una regione del Brasile e dal colore naturale dell’oro, il cui nome è, appunto, Capim Dourado. Le sue possono definirsi creazioni in stile eco-chic. La tendenza ad orientare la produzione artigianale verso oggetti ecologici, è un altro elemento distintivo di questa Rassegna. Che per la prima volta dedica un padiglione all’eco-design posto nell’area T-Riciclo Green Market. Segno che questa creatività artigiana tende anche ad orientare i gusti e la domanda.
Qui s’incontrano artigiani che lavorano esclusivamente su materiali ecologici, i cui oggetti di arredo sono in legno (spesso tronchi sbattuti sulle spiagge dai mari in tempesta, recuperati e trasformati in opere d’arte), in cotone e lana che diventano abiti e berretti multiuso. Notiamo in questi padiglioni e anche altrove, l’uso sempre più diffuso di materiali tecnologici eco-compatibili. Vicino a questo padiglione vi è quello dedicato al Vintage che è un invito al recupero, al riuso di accessori di qualità griffati, un rifiuto dell’usa e getta e dello scarto. Insomma, un segnale forte, che suscita crescente interesse.
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