Al di là dello sviluppo delle indagini su questo esecrando assassinio, è certo che l’Italia dà quanto meno segnali di voler ribaltare la tendenza dell’ultimo quarto di secolo, quella che ha visto l’ONU fatta a pezzi dagli ‘Stati volenterosi’, ‘delegati’, paradossalmente, da un Segretariato sempre piu debole dopo la fine del bipolarismo, a violare lo Statuto delle Nazioni Unite: Iraq 1991, Jugoslavia 1999, Iraq 2003, Libia 2011, e oggi la Siria. «Il problema non è Putin», ha detto Renzi dopo il suo incontro con Bill Clinton, George Soros, Ban Ki Moon: posizione positiva, apparentemente distante da quella di Obama, che, però, a sua volta, non sembra ostile al dialogo con il leader russo. La situazione è in movimento, ne vedremo gli sviluppi concreti.
In Siria a combattere l’Isis si può andare, e sotto l’egida dell’ONU, se così decide e chiede Damasco: su questa linea si stanno muovendo non solo Mosca, ma anche gli Stati sovrani limitrofi minacciati dal Califfato-caos, Iran e Iraq innanzitutto.
Inoltre, secondo cruciale punto, coerenza vorrebbe che il dopo-Assad venisse deciso dal popolo siriano, dopo la fine della guerra d’aggressione al legittimo Governo di Damasco, e dopo, anche, il rientro in patria dei milioni di siriani minacciati dall’Isis. Un surrettizio modo di fare il deserto attorno ad Bashar Al-Assad, con la complicità di Germania e Inghilterra, e sicuramente con il favore e l’aiuto di certo mondo legato neppure a Soros, ma al ‘sionismo territoriale‘ oltranzista di Benjamin Nethanyahu. Le critiche del magnate ungaro-americano di origini ebraiche alle associazioni eternamente pro-israeliane degli USA, non sono mancate negli anni passati. Ma è ovvio che ciò che vale per Al Assad deve valere anche per Viktor Orban, che peraltro ha liberato il popolo ungherese dalla crisi grazie all’espulsione del FMI dal suo territorio e alla sovranità monetaria di stato da lui legiferata e conquistata.
La situazione è dunque aperta a più sviluppi, anche se le dichiarazioni del Governo Renzi -a partuire dalla sua difesa di Putin- rappresentano una svolta positiva, che rompe con la politica di accerchiamento di Mosca voluta da quelli che un tempo -quando esisteva il PCI- molti definivano i ‘circoli oltranzisti’ della NATO.
L’informazione che non paghi per avere, qualcuno paga perché Ti venga data.
Hai mai trovato qualcuno che ti paga la retta dell’asilo di tuo figlio? O le bollette di gas, luce, telefono? Io no. Chiediti perché c’è, invece, chi ti paga il costo di produzione dell'Informazione che consumi.
Un’informazione che altri pagano perché ti venga data: non è sotto il Tuo controllo, è potenzialmente inquinata, non è tracciata, non è garantita, e, alla fine, non è Informazione, è pubblicità o, peggio, imbonimento.
L’Informazione deve tornare sotto il controllo del Lettore.
Pagare il costo di produzione dell’informazione è un Tuo diritto.
"L’Indro" vuole che il Lettore si riappropri del diritto di conoscere, del diritto all’informazione, del diritto di pagare l’informazione che consuma.
Pagare il costo di produzione dell’informazione, dobbiamo esserne consapevoli, è un diritto. E’ il solo modo per accedere a informazione di qualità e al controllo diretto della qualità che ci entra dentro.
In molti ti chiedono di donare per sostenerli.
Noi no.
Non ti chiediamo di donare, ti chiediamo di pretendere che i giornalisti di questa testata siano al Tuo servizio, che ti servano Informazione.
Se, come noi, credi che l’informazione che consumiamo è alla base della salute del nostro futuro, allora entra.