giovedì, 23 Marzo
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L’Italia oggi e il Gaber di ‘Io se fossi Dio’

«Giocando pericolosamente sul crinale del baratro (…) si illudono che la corda si possa tirare sino ad avere il vantaggio prefissato, il dividendo da incassare. Senza che si spezzi. E che a cadere a terra, del caso, sia solo la ‘squadra’ avversaria. Il fatto, invece, è che in questo gioco pericoloso e perverso cadrebbero a terra tutti e il coccige (diciamo educatamente così) se lo spaccherebbero tutti. Spettatori compresi, anzi soprattutto gli spettatori, (…) noi. E non è bello, né per noi, né per il nostro coccige (diciamo educatamente così)».

Così ieri, 21 febbraio 2022, in ‘Ucraina. L’invasione? Oggi no, domani forse… Italia silente‘ occupandoci, ovviamente, di Russia e ‘Occidente’. Ma quelle parole, ce ne accorgiamo ora, pari pari perfettamente si attagliano pure alle ben più modeste pratiche politiche di casa nostra. Ed identico il timore di pregiudicare il nostro coccige (diciamo educatamente così), anzi più che timore il senso di quanto sta effettivamente già avvenendo. Ogni giorno più dolorosamente per il nostro coccige (diciamo educatamente così), e non solo.

Ancora, ricapitolando. In ‘Presidente, volata finale danzando sull’orlo nell’abisso‘ si concludeva prevedendo: «Danzando sull’orlo dell’abisso. E poi cadendoci dentro». È quanto è successo nel Gran ballo del Quirinale di cui si trattava, al netto della conferma di un’ottima persona, un eccellente politico ed uno straordinario Presidente. Ma il modo, il modo, oh signor mio «’l modo ancor m’offende». Era il 17 gennaio scorso, 2022, e l’abisso in questione dopo essersi effettivamente spalancato è ancora qui, ed ora.

Quanto all’immenso Giorgio Gaber che ancor oggi ci illumina, oltre a ‘Qualcuno era comunista‘ («La rivoluzione? Oggi no. Domani forse… Ma dopodomani, sicuramente!») sta, temporalmente e concettualmente, ‘Io se fossi Dio‘. Noi ci ispiriamo. E oltre quello oggi, 22 febbraio 2022, beh oggi come oggi, ma anche come domani, al netto magari di qualche invettiva ad personam non proprio fondata, ma globalmente, con straordinario senso contemporaneamente coevo e profetico, non c’è proprio nulla più da aggiungere.

Gabriele Paci
Gabriele Paci
Giornalista. Editore con ‘La Voce multimedia’
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