mercoledì, 29 Marzo
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Kiev, svolta europea

Viktor Yanukovich

Svolta in extremis a Kiev, con il Paese dal baratro della guerra civile. Dopo la telefonata serale tra il vice Presidente americano Joe Biden e il Presidente ucraino Viktor Yanukovich, su invito degli Usa il Capo dello Stato ucraino è andato incontro all’opposizione che da novembre protesta contro la politica filorussa del governo. Il braccio destro di Barack Obama ha esortato Yanukovich ad «abrogare le leggi antidemocratiche del 16 gennaio», prendendo «misure concrete» in Parlamento. Il primo Ministro ucraino Mikola Azarov ha poi annunciato le sue dimissioni. «Lascio per facilitare una soluzione pacifica del conflitto. Ho preso personalmente la decisione», ha scritto l’ex capo dell’esecutivo in una nota, pubblicata sul sito del Governo, «la cosa più importante è l’integrità dell’Ucraina».

Dopo un minuto di silenzio per le vittime degli scontri tra manifestanti e polizia (tre per le autorità, sei per l’opposizione), il Parlamento ha poi proceduto con la seconda richiesta: l’abolizione, con una maggioranza bulgara di 361 contro 450 deputati, delle contestate leggi anti-sommossa, foriere dei gravi disordini degli ultimi giorni. «Un passo verso la vittoria», per il leader del movimento d’opposizione Udar, Vitali Klitschko, ex pugile ribattezzato “pugno di ferro”, «Azarov si è dimesso per salvare la faccia».

Accettato il passo indietro del Premier, Ianukovich ha incontrato, nel palazzo presidenziale, il commissario europeo all’Allargamento (Ue) Stefan Fule, in serata raggiunto dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Catherine Ashton. «La sessione straordinaria del Parlamento ucraino, in corso, deve iniziare a spianare la strada per un processo politico inclusivo, che porti a una via d’uscita dalla crisi», ha dichiarato Fule da Kiev. I deputati non hanno però raggiunto un accordo definitivo sull’amnistia per i dimostranti antigovernativi arrestati. La discussione riprenderà domani mattina. «Le dimissioni di Azarov e la cancellazione delle leggi dittatoriali non bastano. Non fermatevi! Andate avanti fino alla vittoria completa!» ha incitato la leader del dissenso Iulia Timoshenko, ex Premier ed ex “principessa del gas”, detenuta in ospedale.

A Bruxelles, intanto, si sono svolti l’incontro della Russia con la Nato e, subito dopo, il vertice bilaterale tra Ue e Mosca. «L’obiettivo dell’incontro tra il Ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il Segretario generale della Nato Fogh Rasmussen sono le relazioni Russia-NatoL’Ucraina non era concordata in agenda», ha fatto sapere il Cremlino. «Un colloquio costruttivo» per l’Alleanza atlantica, che ha accennato a punti di «comune interesse», senza mai parlare di Kiev, alla possibilità, discussa, di «sostenere la missione Opac-Onu» per la distruzione delle armi chimiche siriane.

Ricevuto dai Presidenti del Consiglio e della Commissione Ue, rispettivamente Hermann Van Rompuy e Josè Manuel Barroso, il Presidente russo Vladimir Putin ha invece discusso per oltre due ore e mezzo con i leader di Bruxelles, anche di Ucraina. Al termine dell’incontro, Van Rompuy ha sottolineato pubblicamente, di fronte alle telecamere, come gli accordi con Bruxelles siano di «chiaramente un beneficio per tutti i partner orientali, compresa la Russia». E come, nello specifico, il partenariato Ue con Kiev «non colpisca gli interessi e i legami di Mosca con Kiev». Lo zar Putin, da parte sua, ha bollato come «inaccettabili le espressioni di nazionalismo estremo della protesta ucraina», precisando che «Mosca è preoccupata dall’impatto economico dell’accordo di associazione di Kiev con l’Ue, non è una questione di sovranità nazionale».

Nuova giornata tumultuosa, in Egitto, dopo il sì del Consiglio supremo militare alla candidatura del generale Abdel Fatah Sisi, alle prossime presidenziali.  L’indomani, in un’accademia della polizia del Cairo, si è aperto il processo all’ex Presidente Mohammed Morsi, eletto democraticamente e deposto il 3 luglio scorso, con il golpe soft dei generali. «Abbasso i militari. Sono io il Capo di Stato» ha gridato il leader della Fratellanza musulmana, rifiutando di entrare nella gabbia degli imputati. Morsi è accusato, tra l’altro, di aver ricevuto l’aiuto di Hamas e di incitamento all’uccisione dei manifestanti, durante gli incidenti nella capitale. Scontri e attentati che, dalle proteste di piazza Tahrir non hanno fine.

A Giza, dopo i quattro attentati a catena della settimana scorsa contro le forze dell’ordine, nella megapoli alle porte del Cairo, un generale dell’esercito è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco, da due uomini su una moto. Più tardi, altri sconosciuti da un’auto hanno sparato contro una chiesa nella città Sei Ottobre, a est del Cairo, uccidente un agente, di presidio al luogo di culto. I militari egiziani hanno dichiarato «guerra aperta al terrorismo». La prossima udienza del processo contro l’ex Presidente e altri 132 Fratelli musulmani è fissata per il 22 febbraio.

Tra scontri e battute d’arresto proseguono, a Ginevra, le trattative tra la delegazione di Damasco e l’opposizione della Coalizione nazionale degli insorti (Cns). Lo scoglio del braccio di ferro sono le dimissioni del Presidente siriano Bashar al Assad e, in secondo luogo, la formazione di un Governo di transizione bipartisan, come concordato, nel giugno 2012, tra Stati Uniti e Russia, nei primi negoziati internazionali per la risoluzione del conflitto di Ginevra 1. Dopo un primo faccia a faccia di un’ora, il 27 gennaio, sospeso per disaccordi, l’indomani le due parti sono tornate a incontrarsi, mediate dall’Inviato speciale per la Lega Araba e l’Onu Lakhdar Brahimi. Ma anche dopo questo duro faccia a faccia, il diplomatico ha spostato gli incontri, previsti nel pomeriggio, alla mattina del 29 gennaio.

Fonti della Cns hanno parlato di «divergenze». La delegazione di Assad ha addebitato lo stop al no dell’opposizione a un «documento sulla rinuncia al terrorismo e lo stop agli armamenti a gruppi terroristici quali al Qaida, il Fronte Al Nusra e lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis)». A Homs, dopo l’ok di Damasco a evacuare donne e bambini sotto assedio, il Programma alimentare mondiale (Pam) attende il via libera per far entrare nella città, offlimits agli aiuti da un anno, un convoglio dell’Onu con alimenti per 2.500 persone, indumenti, prodotti anti-malnutrizione, kit igienici e medici. «Non abbiamo ancora le garanzie di sicurezza di tutte le parti coinvolte», hanno raccontato i responsabili delle Nazioni Unite. Nemmeno nel campo profughi palestinese di Yarmuk, nella periferia di Damasco, dove è in corso una tregua tra lealisti e ribelli, l’Onu è riuscita a consegnare gli aiuti umanitari, per la «mancanza di cooperazione del regime siriano». Migliaia di civili sono intrappolati del campo, alcuni bambini sono morti di fame.

Grande attesa, negli Usa, per il discorso alla nazione che Obama pronuncerà oggi (nella notte, in Italia) , anche se parte del contenuto, sulle misure di politica interna, è stato anticipato dal ‘Washington Post‘, entrato in possesso di un documento della Casa Bianca. Al suo secondo mandato, il Presidente democratico ha deciso di aumentare, per decreto, il salario minimo dei dipendenti federali da 7,25 a 10,10 dollari l’ora per i nuovi contratti, nell’obiettivo di estendere la maggiorazione, entro il 2015, a tutti i contratti, con il voto indispensabile del Congresso.

Ai deputati, l’inquilino della Casa Bianca chiederà inoltre l’introduzione della scala mobile, per adeguare il salario orario all’inflazione e, di conseguenza, al costo reale della vita. Grazie alle pressioni di Washington, grandi aziende come Procte&Gamble, Us Bancorpe Xerox, stando al ‘Wall Street Journal‘, si sarebbero addirittura impegnate a non discriminare più i disoccupati di lungo periodo. Misure socialiste che sono valse al Presidente degli Usa una caricatura online in giacca sovietica di Stalin e l’appellativo di “Compagno Obama”, da parte di un gruppo ultra-conservatori.

 

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