Un criterio semplice, ma molto efficace per capire se un’innovazione farà crescere il proprio investimento in denaro, tempo o lavoro, dipende da quanto è dirompente. La guerriglia urbana scatenata contro Uber a Parigi, seguita con molta attenzione dai tassisti italiani, soprattutto a Milano, Roma e Napoli, in questo senso è un segnale molto forte, che spiega in parte come mai la famosa applicazione per trovare un’autista disponibile nella propria città, abbia raggiunto in borsa la quotazione astronomica di 50 miliardi di capitalizzazione. La rabbia incendiaria dei tassisti verso di essa sarebbe simile a quella dei «luddisti che bruciavano i telai per protestare contro il progresso», ha scritto Gianni Riotta su Twitter. Se fosse davvero così, allora prepariamoci a nuove barricate, che verranno alzate in molti altri settori. L’innovazione sta bussando a parecchie porte. In Italia il governo in carica la brandisce continuamente, non si capisce se come una promessa o come una minaccia.
In ogni caso, troppo spesso le migliori intenzioni si arenano alla prova dei fatti e come ha scritto sul ‘Corriere della Sera’ qualche giorno fa il costituzionalista Sabino Cassese, nell’articolo I burocrati e il passo che manca di commento alla riforma della Pubblica Amministrazione in itinere, «la direzione è quella giusta, quella della semplificazione», ma affinché «i buoni intenti legislativi e governativi divengano realtà, occorre una cabina di regia, la preparazione della burocrazia al cambiamento, un accurato monitoraggio dell’attuazione e dei risultati, la segnalazione dei punti da correggere» e su questo finora, «il governo ha dato prova di grande attivismo, ma non è riuscito a far passare nelle istituzioni il soffio repubblicano». A prima vista le parole di Cassese, sembrerebbero proprio una bella ‘gufata’, mentre si concludeva una delle settimane più incredibili per i ‘digital champions’ italiani. Le visite a Palazzo Chigi di Tim Bernars Lee, il papà di internet e del gran capo di Apple, Tim Cook a seguire, hanno scaldato parecchio i media e i social network. «The only limit is the sky» ha dichiarato Cook, in un moto di grande entusiasmo per l’Italia e per Napoli, dove aprirà il primo centro europeo per sviluppatori di App.
Nella stessa settimana, il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, annunciava l’attuazione dei primi 11 decreti della legge Delega n.124/2015, con il dichiarato intento di avviare nell’apparato burocratico quella trasformazione digitale, che secondo alcune stime consentirebbe di ottenere a regime, risparmi tra i 25 e i 30 miliardi l’anno; la miglior spending review possibile. I primi risultati e lo sviluppo di questo piano erano stati anticipati alcuni giorni prima, durante il workshop a Palazzo Chigi, in cui è stata illustrata la strategia che il governo sta portando avanti. Antonio Samaritani, direttore generale della Agenda digitale (Agid), ha raccontato come funzionerà ‘Italia Login’, un vero e proprio ecosistema, in cui il governo s’impegna a realizzare subito un ‘Sistema Pubblico di Identità Digitale’ (S.P.I.D.) -a dicembre sono stati realizzati i primi tre service provider- per assegnare entro il 2017 ad ogni cittadino un ‘pin unico’, con cui accedere a tutti i servizi della Pa. Speculare a quest’anagrafe digitale in costruzione è prevista la realizzazione di una piattaforma di pagamenti sicuri, lasciando poi che «i servizi vengano gestiti e pensati direttamente dal mercato, dalle pal (le amministrazioni pubbliche locali, nda) e dai privati, da chi ha in mano il rapporto con il cittadino, nel rispetto di un protocollo di linee guida», ha dichiarato Samaritani.