Il 2015 si apre in maniera drammatica anche per la politica italiana costretta, suo malgrado, a commentare il massacro di Charlie Hebdo a Parigi compiuto il 6 gennaio dai fratelli Said e Cherif Kouachi. Si va dalle tesi complottiste del guru del M5S Beppe Grillo a quelle buoniste della presidente della Camera Laura Boldrini, passando per le incertezze del ministro dell’Interno Angelino Alfano che rassicura comunque sulla «mancanza di rischio immediato» per il nostro Paese. Il 14 gennaio è il giorno delle dimissioni da bis Presidente della Repubblica di ‘Re’ Giorgio Napolitano, accolte con un ‘bavoso’ «Grazie Presidente» dal premier Matteo Renzi e da tutta la casta politica, con la sola eccezione di berlusconiani osservanti, leghisti e pentastellati che gli chiedono di rinunciare alla carica di senatore a vita. Si aprono così i giochi di corridoio per arrivare a designare per il Quirinale un nome condiviso, operazione praticamente impossibile, mentre l’opinione pubblica viene appena sfiorata il 16 gennaio dalla vicenda della liberazione, avvenuta in Siria, delle due cooperanti italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, per le quali il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nega, senza convincere, sia stato pagato un riscatto. Il 31 gennaio è il giorno di Sergio Mattarella, eletto al Quirinale con una quarta votazione che si trasforma praticamente in un plebiscito per l’ex politico DC, divenuto XII Presidente della Repubblica grazie all’accordo tra gli ex democristiani Renzi, Alfano e Fitto che rompe, di fatto, il patto del Nazareno ‘firmato’ da Matteo e Silvio Berlusconi.
Febbraio è il mese della caccia ai Responsabili da parte del Governo che deve assicurarsi una maggioranza solida dopo la drammatica conclusione della luna di miele con il Cavaliere. Il 20 dello stesso mese la Capitale d’Italia passa nuovamente alla storia, stavolta in mondovisione, per colpa del ‘sacco olandese’ di Roma compiuto dai tifosi orange del Feyenoord, con tanto di distruzione di parte della Barcaccia di piazza Navona. Ma nessuno si dimette. Né il Ministro dell’Interno Alfano, né il sindaco Ignazio Marino.
Marzo si apre con le elezioni primarie indette dal Pd in Campania per scegliere il prossimo candidato a governatore. La vittoria dello ‘sceriffo di Salerno’ Vincenzo De Luca è netta e inequivocabile, nonostante il boicottaggio tentato nei suoi confronti da un non politico come lo scrittore Roberto Saviano che punta il dito sulle numerose inchieste e condanne a carico dell’appena decaduto primo cittadino del capoluogo cilentano. Venerdì 6 marzo Berlusconi finisce di scontare a Cesano Boscone la condanna ai servizi sociali inflittagli per frode fiscale. Marzo diventa anche il mese della marijuana libera grazie all’iniziativa del parlamentare ex Radicale (attualmente sottosegretario agli Esteri in quota gruppo Misto) Benedetto Della Vedova che scrive una lettera aperta ai parlamentari per chiedere loro di iscriversi all’intergruppo parlamentare che si occuperà di presentare al più presto una legge sulla legalizzazione della cannabis. Il 16 marzo scoppia lo scandalo della cricca delle Grandi Opere dopo l’arresto per corruzione del boiardo di Stato Ercole Incalza, dominus degli appalti al ministero delle Infrastrutture. La primavera politica, invece, comincia il 27 marzo quando il sindacato dei metalmeccanici Fiom guidato da Maurizio Landini si autoconvoca in piazza del Popolo a Roma per dare vita alla Coalizione Sociale. Tentativo di uscita a Sinistra dal renzismo per il momento sparito dai radar della politica nazionale.
Aprile, manco a dirlo, si apre con i soliti scandali. Il primo è l’indagine di Ischia sulla Cpl Concordia, la cooperativa ‘rossa’ con sede a Modena che avrebbe elargito finanziamenti a pioggia quasi all’intero arco politico, dai 60mila euro donati alla fondazione di Massimo D’Alema ‘Italianieuropei’, ai fondi elargiti a quasi tutto il Pd (Renzi compreso), fino ad arrivare ai ‘neri’ come Antonio Paravia di Fd’I. Il secondo è la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) che bolla finalmente come tortura la ‘macelleria messicana’ perpetrata dalle forze del (dis)ordine di Gianni De Gennaro durante il G8 di Genova del 2001. Il 22 aprile verrà ricordato (o forse no) come il giorno del ritorno dell’ex premier Enrico Letta che si scaglia contro il «metadone renziano» su immigrazione e riforme propinato a tamburo battente sui media dal suo successore a Palazzo Chigi. Il 25 aprile, Festa di Liberazione dal nazifascismo, il neo Presidente Sergio Mattarella ha un sussulto. «Costituzione figlia della Resistenza», dice. Ma rimarrà l’unico segno di vitalità presidenziale dell’anno.
Maggio comincia con l’approvazione, il 4 del mese, della legge elettorale Italicum da parte di un’aula di Montecitorio praticamente dimezzata. Le opposizioni optano per l’Aventino parlamentare, mentre anche la minoranza Dem vota contro la controriforma renziana. Sabato 9 maggio si tiene, invece, una marcia Perugia-Assisi sui generis organizzata dal M5S per pubblicizzare il tema del reddito di cittadinanza. E il 22 maggio l’appello contro la povertà dei grillini sembra venire accolto dalla sinistra Dem di Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani che firma il progetto dell’associazione ‘Libera’ di don Luigi Ciotti in favore del reddito minimo. Ma l’accordo tra M5S e Sinistra resterà un miraggio. Il 25 maggio le grigie mura dei Palazzi romani vengono scosse dalla notizia del referendum che nella cattolicissima Irlanda ha legalizzato i matrimoni gay. I nostri politici sono costretti a far finta di spingere l’acceleratore sul ddl Cirinnà sulle unioni civili. Ma è solo un’illusione perché i veti incrociati dei cattolici bloccano tuttora l’iter legislativo.