venerdì, 31 Marzo
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Impresa e Covid-19: ‘sano’ egoismo e altruismo come investimento

In era COVID egoismo o altruismo? Un ‘sano egoismo’ che convive con un altruismo come opportunità ed  investimentoIl caso Cucinelli esprime questa commistione: l’egoismo di sopravvivenza e di paura per la vaccinazione e l’altruismo di Cucinelli che, preservando il suo capitale umano, mette in aspettativa remunerata i dipendenti no vax. Ora sembra tutto superato dall’obbligatorietà del Green Pass, ma pensando al contesto di mantenimento del clima aziendale e delle politiche del personale per  la ricchezza del capitale umano conviene fare alcune considerazioni. Infatti, si può anche pensare ad un ‘sano’ egoismo di ambedue che vogliono tutelarsi per mantenere il capitale umano costruito negli anni

Oltre il Green Pass: le iniziative di welfare aziendale delle imprese, in eraCOVID, hanno una funzione sempre più strutturale che deve salvaguardare il ‘sano’ egoismo individuale e l’altruismo che impegna la collettività ed i gruppi sociali dell’impresa. Ovviamente al primo posto la salute dei dipendenti che deve essere incentivata al recupero della prevenzione, della diagnosi e della cura che ha subito rallentamenti in era COVID. Ed ovviamente la riabilitazione.

Il mantenimento e la continuità d’uso dei dispositivi sanitari anti-Covid in azienda sono il segno di volontà di altruismo organizzativo per combattere l’egoismo dilatorio e di minor attenzione dei singoli individui. Come il controllo sociale interno alle imprese. Sono alcuni esempi di commistione fra ‘sano egoismo’ e altruismo in era COVID.

Riprendo la tesi di Adam Smith, che poneva l’egoismo come elemento di dinamismo economico positivo pur contemperato dall’etica e dalla morale ed aveva costruito  una teoria autonoma del rapporto bisogni/risorse e utilità/sacrificio.Di converso nel libro ‘La ricchezza delle nazioni’ (1776) e soprattutto in ‘Teoria dei sentimenti morali’ (1759) aveva sostenuto che in ogni persona, anche nel peggiore delinquente, sono presenti altri sentimenti, tra i quali, l’altruismo. In rivoluzione ed evoluzione industriale alla terra, al lavoro ed allo Stato si aggiungono il capitale che permette di acquisire beni strumentali e l’imprenditore che combina le risorse a sua disposizione in un mix che riesce anche a gestire contemporaneamente la scarsità e l’abbondanza delle risorse con un risultato a somma >0..

Su questa base, si è sviluppata la teoria economica classica che ha assunto l’atteggiamento egoistico come motore/pilastro dell’agire economico, la razionalità come principio fondante e il positivismo scientifico come corrente filosofica . Essi sono i tre pilastri sui quali si sono  costruite le teorie del ‘libero mercato’, dell’imprenditorialità e dell’impresa schumpeteriana, dell’organizzazione deterministica di Taylor e del lavoro d’ufficio weberiano.

In era COVID hanno dovuto convivere sia l’economia di mercato caratterizzato da una  attività economica che risponde ai bisogni umani, con l’egoismo finalizzato a sviluppare una motivazione di sacrificio ed al mantenimento di un equilibrio economico delle imprese con un egoismo che sviluppa motivazione ad agire (‘shareholderism’) sia l’economia non di mercato che soddisfa i bisogni pubblici tramite beni indivisibili e non escludibili/non rivali (common goods) ed i bisogni di pubblico interesse che sono soddisfatti da beni divisibili ed escludibili nell’uso, ma che, per varie ragioni, sono considerati meritevoli di tutela da parte della comunità (merit goods). Le scelte pubbliche sono correlate alle politiche fiscali ed all’equilibrio fra risorse/risultati mantenendo un equilibrio di copertura dei costi; queste considerazioni in era COVID sono saltate perché l’urgenza, l’emergenza e ‘imprevedibilità hanno costretto le nazioni ad indebitarsi senza tetto (ricordo il superamento del 3% del PIL come debito pubblico). Accanto a questa opzione, si è sviluppata l’economia non di mercato non profit che per il tramite di contributi, donazioni,filantropia come investimento hanno coperto bisogni non soddisfatti dal mercato o dall’intervento pubblico. Una sussidiarietà operativa e tangibile che nasce da una valorialità di principi che genera valore condiviso.

Il cambiamento epocale generato dal COVID si è posto la domanda di qual è il senso del profitto. Bisogna dare un senso al profitto per combattere il Covid-19 e la sindemia conseguente? La risposta più semplice ed immediata è che il profitto inteso come remunerazione dell’imprenditore o comunque dei portatori di interessi che si assumono il rischio economico dell’attività (shareholders) ha, in eraCOVID, il senso della funzionalità e della soddisfazione dei bisogni di base pubblici  nel range del fisiologico e del normale.

Prima dell’ eraCOVID, si sarebbe detto il  senso della funzionalità e della soddisfazione dei bisogni oltre a quelli di base e sopra il livello  del fisiologico e del normale. Le imprese devono dare un senso al profitto per riequilibrare il sistema e permettere alla gente di esercitare le proprie capacità di vivere ed anche di consumare per innescare il circuito virtuoso della ‘produzione-consumo-produzione’.

Inoltre, si deve superare l’egoismo nazionale delle campagne vaccinali a favore  dei Paesi in via di sviluppo che se non vaccinati creerebbero un costo di circa 3.000 miliardi e più per il mondo intero (diminuzione delle esportazioni verso paesi in via di sviluppo ,difficoltà di reperire materie prime e componenti che  da essi provengono ecc). Un pool di nazioni ricche ‘adotti’, in logica vaccinale, (non è neocolonialismo) alcuni paesi poveri con un approccio di solidarietà che è utile per la salute collettiva. L’OMS ha fatto una campagna di fundraising internazionale acquistando 2 miliardi di dosi dalle imprese farmaceutiche per fornirle ai Paesi in via di sviluppo. Il G7 definisce la salute comebene pubblico globale’ (al pari del cambiamento climatico dello sviluppo sostenibile ecc.) e come tale oggetto di politiche pubbliche mondiali integrate.

In molti casi ormai si parla di colonialismo vaccinale della Russia (30 Paesi hanno usato il suo vaccino) e della Cina in Africa e in Paesi in difficoltà. In era COVID egoismo o altruismo devono integrarsi per sviluppare valore aggiunto al sistema socio economico.

Certamente, il Covid-19 lascia un segno nelle imprese non solo per le difficoltà (tragedie economiche), ma anche per una visione che deve ripensare la propria attività e la propria gestione.

Per fare questo è necessario anche avere chiare le definzioni economiche del finalismo generale dell’impresa. In primis le imprese generano valore inteso come concetto generale e astratto di ‘attività utile’ (che ha in sé la tensione verso il ‘valore aggiunto’) direttamente o indirettamente per le persone ’uti singoli’ o in comunità sociale e, da questo ,discende l’imperativo che “tutte le aziende devono produrre valore”. Contribuire ad elevare le condizioni del benessere della comunità e dei territori. Orientamento al bene comune e bene collettivo non solo di tipo economico, ma anche sociale.

Gli organismi internazionali e sovranazionali che hanno la cifra dell’altruismo economico e sociale da distribuire si sono indeboliti a fronte degli egoismi dei nazionalismi e del sovranismi. E’ necessario ritornare ad un ‘sano’ egoismo di dinamismo sviluppando l’altruismo come investimento ed opportunità.

Giorgio Fiorentini / Università Bocconi
Giorgio Fiorentini / Università Bocconi
Professore associato di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche presso l'Istituto di Pubblica Amministrazione e Sanità (IPAS). Direttore del Master in Management delle aziende cooperative e imprese sociali non profit (NP&COOP). Docente senior dell' Area Public Management & Policy della SDA Bocconi. Membro del comitato scientifico della rivista Non Profit, Maggioli Editore. Membro del comitato medico-scientifico della rivista Vivere oggi del Comune di Milano. Membro del comitato scientifico della rivista Azienda Pubblica, Maggioli Editore. Fondatore e promotore della collana "Aziende non profit. Strategie, struttura e sistema informativo", EGEA, Milano. Membro dell'editorial advisory committee di Health Marketing Quarterly e del Journal of Professional Services Marketing, The Haworth Press, Inc., Binghamton, New York. Membro del comitato scientifico dell'Unione Nazionale Imprese di Comunicazione, UNICOM. Membro dell'Associazione Italiana di Economia Sanitaria, AIES. Membro dell'Osservatorio Camerale Economia Civile, Camera di Commercio di Milano. Membro del comitato scientifico dell'Associazione Italiana Fundraiser di Forlì, ASSIFF. Membro del Consiglio di Gestione della Fondazione a sostegno della solidarietà sociale Umanamente, gruppo RAS. Membro del comitato etico di Coop Lombardia, Milano. Membro del comitato etico di Investietico, BPM Milano. Membro del comitato scientifico dell'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale.
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