Era il novembre del 1966, quando dopo quattro giorni di pioggia intensa, la mattina del 4, l’Arno straripò ed allagò Firenze, provocando morti e disastri che non risparmiarono neanche l’immenso patrimonio artistico della città. Ma le inondazioni colpirono anche altre zone del paese, tra cui Venezia. A 50 anni da quel tragico evento, che commosse il mondo e che generò grandi slanci di solidarietà, movimenti di lotta e contestazione nei confronti di uno Stato ch’era andato sottacqua, la città, ma non solo Firenze, si appresta a ricordare quella data con una serie di iniziative che non vorremmo fossero soltanto celebrative ma offrissero nuovi spunti di riflessione e di iniziative. A vari livelli: politici, culturali, sociali in modo da trarre ulteriori stimoli per un ripensamento del ruolo della città e del suo rapporto con il territorio, del suo stesso modo di essere, del suo futuro assetto urbanistico. Ma di questo ci sarà modo di riparlarne. Certo è che su una linea antiretorica e concretamente operativa, si muove una iniziativa che vede protagoniste due istituzioni americane che da tempo ormai intervengono a tutela del nostro patrimonio artistico più bisognoso di cure e di interventi di salvaguardia. Si tratta della Fondazione Friends of Florence (di cui L’Indro si è già occupato) e della Save Venice Inc. Ebbene, per commemorare il 50° anniversario delle due grandi alluvioni, che devastarono seppur in maniera assai diversa, sia Firenze che Venezia, le due istituzioni non profit, finanzieranno il restauro di 48 disegni realizzati dall’artista veneziano Giovan Battista Tiepolo (1692-1770) conservati presso il Museo Horne di Firenze. E contribuiranno al recupero di uno dei più importanti dipinti del primo Trecento, “La Vergine in trono con Bambino e angeli” eseguito dal Maestro di Badia a Isola (attivo fra il 1290 e il 1320), conservato nella Galleria di Palazzo Cini a Venezia. A tal proposito hanno creato una partnership collaborando insieme, per la prima volta, a questi progetti di restauro. Ma sentiamo dai protagonisti le ragioni di questa collaborazione che potrebbe aprire nuove strade anche per analoghe istituzioni non profit. Frederick Ilchman, è il Direttore del consiglio di amministrazione di Save Venice, la società che, ricorda è nata in seguito all’alluvione del 1966. “E’ importante commemorare – dice – l’anniversario con ciò che sappiamo fare meglio, restaurare il patrimonio culturale. Siamo orgogliosi di essere partner di Friends of Florence e ci auguriamo che questa collaborazione sottolinei a tutti l’urgenza di preservare per le generazioni future opere insostituibili sia a Venezia sia a Firenze.”
“Siamo felicissimi di unire le nostre forze a quelle di Save Venice, una fondazione non profit che è sempre stata d’ispirazione per la nostra missione” dice Simonetta Brandolini d’Adda, fondatrice e Presidente di Friends of Florence.“ L’esperienza avuta con l’alluvione dimostra che a distanza di cinquant’anni c’è ancora bisogno di fare tutto il possibile per proteggere i più importanti tesori d’arte che, piccoli o grandi che siano, costituiscono la vera base della civiltà occidentale. I nostri membri sono entusiasti all’idea di collaborare con Save Venice per preservare il nostro patrimonio culturale comune” conclude la Presidente. L’attività delle due istituzioni è presto detta. Save Venice Inc. si dedica alla conservazione del patrimonio artistico di Venezia. Ha sede a New York con un ufficio a Venezia e comitati in Boston e California. Dalla sua nascita nel 1971, Save Venice ha raccolto più di 25 milioni di dollari per restaurare centinaia di opere d’arte e architettoniche a Venezia.Friends of Florence è nata per salvaguardare il patrimonio culturale di Firenze e della Toscana. Ha sede a Washington, D.C. con un ufficio a Firenze e comitati ad Aspen, Chicago e Firenze.
La fondazione non profit americana dal 1998, ha raccolto più di 10 milioni di dollari per restaurare dipinti, sculture e elementi architettonici in musei, chiese e luoghi pubblici a Firenze e in Toscana. Attualmente si sta prendendo cura del David di Michelangelo, alla Galleria dell’Accademia, finanziando gli interventi di monitoraggio e manutenzione e, ove necessario, di restauro. Come si vede, dunque, nei decenni successivi all’alluvione, Save Venice e Friends of Florence, hanno avuto un impatto significativo sulla tutela dell’arte e della cultura in Italia, aprendo la strada a nuovi metodi di conservazione e sviluppando importanti modelli di filantropia privata. “In questo caso – ci spiega Elisa Bonini, addetta stampa di Friends of Florence – si tratta di un vero e proprio intervento di fundraising, di raccolta fondi da destinare ad un progetto messo a punto con gli enti che custodiscono le opere in questione. Nel caso dei 48 disegni del Tiepolo, il progetto di restauro è stato proposto dai restauratori, che lo presentarono al Bando indetto dai Friends of Florence lo scorso anno, in occasione del Salone del Restauro di Firenze”. Le abbiamo chiesto quando inizieranno i lavori e quando saranno portati a termine e lei ha ha risposto: “ L’inizio è di questi giorni, la conclusione entro novembre, data di presentazione delle opere restaurate e delle celebrazioni del 50 anniversario dell’alluvione del ’66 “.
Il Museo Horne a Firenze è uno dei meno frequentati dal grande pubblico, e tuttavia ricco di opere raccolte nel corso degli anni, dal grande collezionista inglese, architetto e storico dell’arte Herbert P. Horne (Londra 1864- Firenze 1916) che, alla sua morte lasciò l’intero patrimonio allo Stato Italiano, dando vita, per volontà testamentaria, a un Museo che porta il suo nome e che si trova a Firenze nel Palazzo Corsi in via dei Benci, dimora del collezionista dal 1911. I 48 disegni del Tiepolo, realizzati in vari tipi di inchiostro (ferro gallico, nero fumo…) su carte di tipologie e dimensioni differenti, furono realizzati tra il 1740 e il 1760. Trentasei disegni sono rilegati in un album e altri dodici – provenienti dallo stesso album – sono montati singolarmente in passepartout.
Il grande artista veneziano (nato nella città lagunare nel 1696 e morto a Madrid nel 1770), è stato uno dei più importanti pittori del XVIII secolo. Durante la sua illustre carriera, Tiepolo, ha creato quasi 800 dipinti e una grande quantità di affreschi realizzati sui muri di palazzi, chiese, ville in tutta Europa, con commissioni provenienti da varie parti del mondo, data la fama maturata presso le case reali di Spagna, Germania, Svezia e Russia. Tiepolo è stato inoltre un disegnatore prolifico e molto apprezzato. I suoi bozzetti e i suoi disegni costituiscono un importante lascito che consente di comprendere meglio la sua tecnica artistica.
Come finirono nella dimora fiorentina di Horne? L’architetto e storico dell’arte inglese acquistò queste opere grafiche presso Parson and Sons a Londra nel 1903 per appena 21 sterline e ancora oggi sono conservate a Firenze nel Palazzo Corsi, sede del Museo. L’album fa parte di una serie di nove volumi raccolti da un altro noto collezionista inglese, tale Edward Cheney nella metà del XIX secolo, probabilmente venduti a Sotheby’s nel 1885. Due dei nove album sono conservati al Victoria and Albert Museum di Londra e uno alla Pierpont Morgan Library di New York. Insieme all’album del Museo Horne, formano una delle più importanti testimonianze dell’arte grafica di Tiepolo. Testimonianze devastate dall’alluvione del ’66, quando le acque dell’Arno, a ridosso del quale si trova il Museo, all’altezza del Ponte alle Grazie, inondarono la città, sommergendo tra i primi e più seriamente il quartiere di S.Croce nel quale si trova anche Palazzo Corsi.
Il restauro dei disegni conservati al Museo Horne, sarà preceduto da una campagna fotografica e da analisi non invasive fra le quali quelle a luce radente, a raggi ultravioletti e infrarossi, per capire lo stato di conservazione e i materiali utilizzati per la loro realizzazione. Per iniziare la fase di conservazione, i restauratori rimuoveranno le pagine dall’album e puliranno i disegni con pennelli, piccoli aspiratori e gomme idonee alla conservazione per rimuovere i depositi di sporco. Le macchie di colla saranno eliminate e le lacune saranno colmate.I dodici disegni che furono rimossi, saranno re-inseriti nell’album, e posti su nuovi supporti di carta.Saranno restaurate la legatura dell’album e la scatola originale.Un patrimonio prezioso, dunque, che fa parte di un museo che è un delizioso scrigno di opere d’arte del passato e una ferita di 50 anni fa, che sta per essere risanata.
L’altro progetto al quale si stanno dedicando Friends of Florence e Save Venice, è quello relativo al restauro di una tavola del primo Trecento, attribuita al Maestro di Badia a Isola, conservata nella Galleria di Palazzo Cini a Venezia: si tratta di una tavola che raffigura una Madonna in trono con Bambino e Angeli, in tempera e oro. L’autore della tavola è un pittore anonimo, attivo in area senese tra la fine del sec. 13° e l’inizio del 14°, probabilmente originario di Monteriggioni.
In un primo tempo gli studiosi ritennero trattarsi del giovane Duccio di Buoninsegna. Poi, la critica successiva ha pensato ad un seguace di Duccio, molto vicino al maestro. Questo artista toscano fu attivo dal 1290 al 1320 circa.Egli deve il suo nome a un dipinto per un’abbazia di Abbadia a Isola nella zona di Monteriggioni vicino a Siena. Fu un contemporaneo di Duccio, e il suo lavoro fu spesso posto in stretta relazione con le pitture del primo periodo del più celebre Maestro. Infatti, alcuni studiosi nel XIX secolo e anche alcuni esperti più recentemente, hanno asserito che il Maestro di Badia a Isola possa essere il giovane Ducco, in virtù delle somiglianze stilistiche con la Madonna Ruccellai conservata alla Galleria degli Uffizi. Altri lavori eseguiti dal Maestro di Badia a Isola sono stati identificati in alcune collezioni in Italia, Germania e Stati Uniti. La Madonna in Trono con Bambino e Angeli, conservata nella Galleria di Palazzo Cini a Venezia, dipinta a tempera e oro su tavola di legno, utilizza l’iconografia tradizionale toscana del periodo. La Vergine Maria siede in Trono in Maestà tiene il Bambino fra le sue braccia ed è accompagnata da sei angeli dalle forme sottili, che in piedi attorniano il trono.Il Cristo Bambino tocca giocosamente il velo bianco che sua madre ha nel cappuccio del manto azzurro, simbolo premonitore di quello che sarà il sudario in cui un giorno sarà avvolto, mentre il fondo oro del dipinto suggerisce la santità delle figure.Questa grande tavola (172×103) è composta da assi di legno verticali coperte da uno strato preparatorio di gesso e colla sul quale è stata posta una doratura a foglia e una pittura a tempera. E’ evidente il suo cattivo stato di conservazione; lo strato preparatorio è separato dal supporto ligneo e vi sono distacchi della pellicola pittorica. I colori sono alterati e ossidati e la vernice è densa e irregolare.
L’industriale italiano Vittorio Cini (1885-1997) acquistò il dipinto per la sua galleria in Palazzo Cini a San Vito a Venezia dalla collezione dei Conti Bonaccossi a Firenze nel 1955. Date le sue ampie dimensioni, si pensa che il pannello sia stato realizzato per una chiesa toscana, ma è registrato in varie collezioni private fin dall’inizio del XIX secolo. Il trattamento di conservazione realizzato grazie al contributo di Friends of Florence e Save Venice Inc., inizierà con analisi preliminari non invasive che includeranno fotografie a luce diffusa, radiante e a raggi ultravioletti. Saranno effettuate riflettografie a infrarossi attraverso i differenti livelli di pittura per analizzare il disegno preparatorio, le immagini a raggi ultravioletti serviranno per verificare la presenza di interventi di restauro non visibili a occhio nudo. I restauratori consolideranno lo strato preparatorio distaccato dal supporto e procederanno a una meticolosa riadesione della pellicola pittorica sollevata.
Il dipinto sarà pulito e si elimineranno gli accumuli di polvere e sporcizia. Saranno rimosse le stuccature e le ridipinture eseguite nel corso dell’ultimo restauro nel 1952, e saranno colmate le lacune con materiali più recenti e idonei. I restauratori eseguiranno integrazioni pittoriche con colori a tempera reversibili e applicheranno infine uno strato protettivo di vernice. Anche questo delicato lavoro terminerà entro novembre. Dunque, con il restauro di queste opere, che segnano un legame ideale e fisico tra Firenze e Venezia, con la presenza al Museo Horne dei disegni del Tiepolo, artista veneziano e a Palazzo Cini, a Venezia, della Madonna dell’anonimo Maestro di area senese, le due entità non profit americane intendono dare un senso ed un segnale preciso alla loro attività filantropica: ricordare i 50 anni dall’alluvione, con una iniziativa concreta, volta al recupero di importanti opere d’arte del nostro patrimonio, devastato dall’alluvione. Un intervento che indica una via da seguire, poiché ancora oggi molte sono le opere devastate da quel tragico evento.