Bangkok – La cittadina neozelandese di Auckland è stata certamente teatro di un importante momento storico, in quanto sede della ratifica di 12 Paesi Membri del Trattato di Partnership Trans-Pacifico TPP, Giovedì scorso. Ma – allo stesso tempo – è stata anche teatro di una notevole protesta da parte di una folta rappresentanza di persone che, un po’ in tutta l’area asiatica, si son dette contrarie a tale ufficializzazione. In particolar modo, la protesta ha inteso sottolineare quelle che – secondo i manifestanti (e tutta l’area intellettuale e popolare che non condivide lo spirito stesso del TPP) – sono le principali aree di rischio nel sottoscrivere il TPP stesso, ovvero la potenziale cessione di sovranità e la tenuta del lavoro locale a tutto vantaggio del mondo del lavoro e della produzione USA.
Il Trattato, risultato di una lunga discussione e negoziazione tra tutte le parti in essere, si pone scopi alti come l’eliminazione di tutti i dazi e tariffe interni all’area che comprende 12 Paesi Membri, mira anche all’abbattimento di tutte le barriere che rallentano il commercio e gli investimenti diretti stranieri in un’area che – di fatto – rappresenta il 40 per cento dell’economia globale.
Così, mentre il Primo Ministro neozelandese John Key ed il Rappresentante del Commercio USA Mike Froman lodavano entrambi il Trattato nel corso della cerimonia relativa alla apposizione delle firme, migliaia di persone in protesta sciamavano lungo le strade per mostrare al Mondo intero la propria disapprovazione. Persino il Presidente USA Barak Obama in persona ha salutato favorevolmente l’apposizione delle firme dei 12 Paesi Membri affermando che il TPP certamente darà agli Stati Uniti un certo vantaggio rispetto ad altre economie-guida, in special modo la Cina. «Il Trattato TPP consentirà agli Stati Uniti di scrivere le leggi che costituiranno la strada del XXI Secolo che è importante specialmente in una regione dinamica qual è l’Asia-Pacifico», ha affermato Barak Obama in una sua dichiarazione ufficiale.
Ora occorrono due anni di tempo perché tutte le Nazioni coinvolte dal TPP possano amalgamarsi dal punto di vista giuridico e legale e i principali esponenti dei Paesi TPP hanno tutti espresso il proprio accordo sul fatto che questo può essere considerato un periodo di ricerca reciproca, in termini di conoscenza e scambio di know how proprio al fine di costituire un’area economica di riferimento valida e solida. In base a calcoli effettuati dal Ministro australiano per il Commercio, Andrew Robb, il TPP vedrà l’eliminazione del 98 per cento dei dazi doganali interni tra i 12 Paesi firmatari. Il TPP consentirà un accesso meno difficoltoso a beni e servizi a favore di 800 milioni di persone tra tutte le Nazioni firmatarie, il che rappresenta il 36 per cento del PIL globale. Le Nazioni firmatarie sono: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malaysia, Messico, la Nuova Zelanda, il Perù, Singapore, gli Stati Uniti ed il Vietnam.