Una serie che sta facendo discutere in Egitto è diventata tema di dibattito televisivo. Si tratta de Il Quartiere Ebraico, ambientata tra gli anni ’40 e ’50 che, come descritto poco tempo fa dal nostro Hatem Younes, “va oltre la semplice questione di intolleranza religiosa e di antisemitismo per cui gli ebrei egiziani hanno sofferto, come tutti gli ebrei del mondo, per affrontare questioni sociali, politiche e geopolitiche che rimangono ancora attuali”. Due personaggi del quartiere ebraico, un giovane musulmano, ufficiale militare, e una giovane donna ebrea, sono innamorati. Vogliono sposarsi, ma si trovano ad affrontare diversi ostacoli che rendono il loro amore così significativo tale da renderlo come un simbolo dei dolori umani che ricadono sulle persone perfettamente tolleranti in una società diversa, in particolare in tempi di guerra e di sconvolgimenti politici. Racconta la storia alla base della drammatica trasformazione della società egiziana nei primi anni ‘50, da una cultura quasi europea e altamente cosmopolita, che si distingue per la sua esposizione al bacino del Mediterraneo, ad una versione radicale e arabizzata.
“La storia raccontata dalla serie è quella della perdita da parte dell’Egitto di uno degli elementi più importanti della sua società: gli ebrei egiziani, che hanno pagato il prezzo dei diversi eventi politici tra la fine del 1940 e primi anni ‘50. E soprattutto, la serie, prodotta in un Paese arabo che è andato in guerra con Israele più volte nel secolo scorso, è una di quelle che cerca di avere uno sguardo obiettivo sugli ebrei egiziani. Mentre racconta la storia della guerra del 1948 tra gli arabi e la nuova fondazione di Israele, lo fa anche raccontando la storia degli ebrei egiziani che erano vittime collaterali di quella guerra”. E ora è polemica in Patria sul quando e perché gli egiziani cominciarono la distinzione tra israeliani e sionisti.
(video tratto da Memri-Tv)