La sezione israeliana di Anonymous for Animal Rights mette in rete un filmato orrendo -frutto di un’indagine condotta sotto copertura in uno dei più grandi allevamenti di polli in Israele–, la mattanza dei pulcini ‘inadatti’, maciullati da vivi presso l’azienda alimentare. Milioni e milioni di questi animaletti, così simpatici quando sono ‘nostri’ ma estranei quando non ci appartengono, fanno la stessa fine tutti gli anni. Già, perché il criterio per misurare il valore di un essere vivente è la prossimità, all’interno del quale vale solo chi è vicino. Chi è prossimo si salva, chi è lontano muore. La stessa logica che presiede il nostro rapporto con i diversi, con i migranti e persino il funzionamento della più grande e florida industria italiana, quella della raccomandazione.
Un diritto al massimo possiamo riconoscerlo ai contigui, il resto ciccia (nel caso degli animali, il termine va preso alla lettera).
Dunque i pulcini inadatti, dopo essere stati selezionati da mani infallibili o forse solo frettolose, che magari confondono un pulcino solo stordito con uno imperfetto, vengono sottratti al novero degli eletti e gettati in pasto ai trituratori. Il viaggio sui nastri, documentato attimo per attimo ad altezza di pulcino, ci mostra queste creaturine disorientate, anzi terrorizzate, sebbene non abbiano mai visto neppure di striscio una mamma e quindi non sappiano esattamente la ragione per la quale essere preoccupati.
Non si distaccano da nulla, se non dagli incubatori artificiali che permettono la schiusa delle uova.
Non è, dunque, paura del distacco la loro, è paura e basta, anzi, terrore. Un terrore contagioso, che investe allo stomaco chiunque provi a guardare quelle immagini e abbia conservato anche solo un atomo del sentimento che chiamiamo pietà.