Il Maggio Musicale Fiorentino è stato il primo ente lirico italiano a riaprire la sala al pubblico, e lo ha fatto con un programma di altissima qualità, ma se permangono le disposizioni che limitano l’accesso in sala a sole 200 persone, a settembre potrebbe non riaprire. E’ stato lo stesso Sovrintendente Alexander Pereira a lanciare il grido d’allarme, dopo il primo dei sette concerti sinfonici in programma, sei dei quali affidati alla bacchetta magica di Zubin Mehta, l’altro aquella del Maestro Daniele Gatti.
La ripartenza aveva un carattere sperimentale: vedere come avrebbe funzionato con una platea semivuota, con sole 200 persone sulle 1500 che il teatro dell’Opera è capace di accogliere. Il pubblico ha risposto con grande sensibilità facendosi carico di un biglietto del costo di 100 euro, mentre molte sono state le visualizzazioni in streaming e con modica spesa, dei primi due concerti. Ma che desolazione quella sala semivuota per un concerto affidato ad un Direttore del prestigio di Zubin Mehta, il quale ha deciso di dedicare l’intero ciclo alla produzione musicale viennese, dal Settecento al Novecento, con straordinari capolavori di Schubert, Mozart, Haydn, Berg, Wozzeck, Webern.
Il primo si è tenuto il 17 scorso, il secondo il 20, gli altri proseguiranno il 23,27,30 giugno e 3 e 7 luglio. “E’ un esperimento che abbiamo tentato per primi – sono le parole di Pereira – anche perché la nostra esperienza potesse essere utile agli altri che stanno per ripartire. Ma se in autunno non sarà consentito di riempire la sala perlomeno per un terzo della sua capienza, circa 700-800 posti, tanto varrà restare chiusi, poiché tenere in moto il Maggio diventerebbe economicamente insostenibile.” Insostenibile sia perché il ricavato dalla vendita dei biglietti rincarati non copre che in minima parte i costi di produzione, che per le polemiche che può alimentare e già sono scoppiate prevalentemente da parte di chi si è sentito escluso per il costo troppo oneroso rispetto alle proprie disponibilità. Certo, c’è anche la possibilità di assistere ai concerti via streaming, che si è rivelata di ottima qualità, sia per la visibilità che per la resa sonora. Ma in Sala è tutt’altra cosa. Ai concerti bisogna assistere personalmente. Quanto alle polemiche insorte, la scelta del costo del biglietto è stata giustificata con la necessità di “rendere sostenibile l’apertura del teatro, considerando che nelle scorse stagioni il prezzo medio dei biglietti si era attestato intorno ai 25 euro, una ridicolaggine”, osserva qualcuno.
Ma è anche questa politica dei prezzi alla portata di tutti che ha favorito l’accesso e la conquista di un nuovo pubblico, sopratutto giovani, verso la programmazione del Maggio, sia operistica che concertistica. E oggi più che di polemiche che possono disaffezionare il pubblico, c’è bisogno di comprensione vicinanza e solidarietà verso l’ente musicale, uno dei più prestigiosi al mondo. Se il Maggio ha inteso lanciare un segnale di coraggio e di speranza, altrettanto non può dirsi per quella che è la risposta delle misure governative fin qui adottate per fronteggiare il post emergenza degli enti lirici, teatrali, di prosa e di spettacolo, quasi del tutto ignorati anche in occasione dei recenti Stati Generali.
La situazione dell’intero sistema lirico-sinfonico italiano, e del teatro italiano in genere, è molto seria. E richiede adeguate misure di sostegno per la ripresa delle loro attività dopo che una stagione è andata perduta. Di questa esigenza si è fatto carico il Sindaco di Firenze Dario Nardella, il quale coinvolgerà almeno i Sindaci di quelle città i cui enti lirici e teatrali abbiano tenuto in questi anni un comportamento virtuoso, nella richiesta da avanzare al Ministro Dario Franceschini. Quale? Quella dell’abbattimento del debito, almeno per gli enti più virtuosi. Ovviamente, tra i più virtuosi vi è anche il Maggio Musicale Fiorentino che ha presentato il bilancio del 2019 con utili per 1 milione e 300 mila euro, dovuti al contenimento dei costi, all’incremento del Fondo per lo spettacolo e al numero notevole di alzate di sipario, circa 400. C’era però un buco pregresso che nelle ultime due stagioni è passato da 62 a 56 milioni di euro. Come fare a coprirlo? Appunto, con l’abbattimento del debito.
Dunque, nel coro di quanti oggi batton cassa, dalla grande industria ( che qualche utile comunque l’avrebbe dovuto accantonare negli anni) alle categorie più disastrate, che navigano davvero in brutte acque, a buon titolo rivendicano spazio e ascolto gli enti lirici e teatrali italiani. Il cui apporto culturale, più che mondano, è fondamentale sia dal punto di vista formativo che rappresentativo della nostra identità culturale, nonché di dialogo e di conoscenza delle altre espressioni artistiche e musicali e veicolo di diffusione – si pensi al ruolo dell’opera lirica – della nostra lingua e creatività musicale. Saprà il Ministro Franceschini raccogliere questo accorato appelloe agire di conseguenza? Lo vedremo nei prossimi mesi. Tornando all’attività del Maggio, e alle scelte operative per alleggerire il carico di spesa, nonché garantire l’afflusso di nuove risorse, qualcosa dovrebbe rientrare dall’affitto della cavea ad soggetti esterni. Il Comune l’ha infatti data in gestione al teatro perché la possa dare in affitto, purchè “si tratti di eventi di qualità”: queste le condizioni indicate dall’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi. “Ci sarà un tariffario e la concederemo in affitto agli imprenditori dello spettacolo che ce la domanderanno”. Fino ad ora la cavea è stata sottoutilizzata, ma d’estate potrebbe essere uno spazio prezioso e prestigioso, che si affaccia an plein air sulla città.
Intanto, fino a settembre, il Maggio Musicale Fiorentino non abbassa la guardia e cerca di mantenere i propri impegni, avvalendosi per i sette concerti di straordinari interpreti come i soprani Eva Mei, Maria Grazia Schiavo, i mezzosoprani Francesca Cucuzza, Sarah Mingardo, i tenori Valentino Buzza, Maximilian Schmidt, il basso Gianluca Buratto, e i solisti Daniel Barenboim al piano, Leonidas Kavakos al violino.
Il cartellone estivo prevede altri importanti appuntamenti: il 24 giugno, Festa di S.Giovanni, Patrono della Città, la ‘Messa dell’incoronazione’ di Mozart, nel Duomo di Firenze direttore Zubin Metha e a metà luglio, proprio nella cavea, tre recite verdiane in forma di concerto, direttore sempre lui, Zubin Mehta: due tratte da un ‘Ballo in maschera’, l’altra da ‘Traviata’ ( purtroppo non ci sarà Placido Domingo, ancora convalescente dal covid, contratto in Messico). Questo d’estate. E poi? Poi si vedrà. Intanto, un segno di grande speranza si è avuto ieri con il conferimento da parte dell’Università di Firenze – la cerimonia si è tenuta nel Salone dei ‘500 di Palazzo Vecchio – della laurea magistrale honoris causa in Relazioni internazionali e Studi Europei al Maestro Daniel Baremboim, perché “con il suo incessante peregrinare nei cinque continenti quale pianista e direttore d’orchestra di altissimo valore, ha contribuito alla realizzazione di relazioni internazionali improntate al pacifismo e alla collaborazione fra i popoli.” In particolare, con la West Eastern Divan Orchestra, da lui fondata, il Maestro Baremboin, “ha cercato di costruire un percorso di pace nel Medio Oriente muovendo da quell’arte musicale che affratella grazie all’universalità del suo linguaggio.” L’arte musicale è anche un ponte di pace. Dunque, anche per questo, va sostenuta.