Il 2014 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare, (International Year of Family Farming la cui sigla è 2014 IYFF) ) con l’obiettivo di concentrare l’attenzione mondiale sulle attività agricole basate sulla famiglia quale contributo fondamentale per eliminare, anzi sradicare la fame e la povertà garantendo la sicurezza alimentare a tutto il pianeta preservandone allo stesso tempo le risorse.
Terra Madre, nata nel 2004, costituisce la rete mondiale tra le comunità del cibo raccontando la straordinaria diversità agroalimentare di ogni continente, dando voce a chi coltiva, alleva e trasforma i suoi prodotti. Riunisce tutti coloro che fanno parte della filiera alimentare e vogliono difendere l’agricoltura, la pesca e l’allevamento sostenibili, per preservare il gusto e la biodiversità del cibo.
Il Salone del Gusto e Terra Madre che si è svolto dal 23 al 27 ottobre al Lingotto Fiere di Torino, giunto alla decima edizione, si inserisce perfettamente nel quadro celebrativo delle Nazioni Unite. I temi del 2014 sono l’Arca del Gusto e l’Agricoltura Familiare, dove l’Arca è il progetto di Slow Food, organizzatrice della manifestazione, più rappresentativo per la tutela della biodiversità. Alla manifestazione presente il mercato con oltre mille espositori, produttori dei presìdi e delle comunità del cibo provenienti da più di cento Paesi.
Ma cos’è la biodiversità? La biodiversità o diversità biologica, indica l’insieme di tutti gli organismi viventi nelle loro diverse forme e degli ecosistemi ad essi correlati. Più semplicemente ogni nazione, paese, regione, provincia ha un proprio habitat, un proprio ecosistema dove sono presenti flora e fauna locale, con sistemi di coltivazione a seconda di quel tipo di territorio. Essa è il frutto di miliardi di anni di evoluzione e costituisce la trama della vita di cui siamo parte integrante e da cui dipende la nostra stessa esistenza.
Con la globalizzazione si stanno perdendo le identità culturali e colturali dei vari Paesi mondiali, perdendo così preziose risorse per le popolazioni. Lo sviluppo sostenibile dipende anche dalla comprensione, protezione e conservazione degli innumerevoli ecosistemi interattivi del pianeta. La conservazione della biodiversità consente di garantire il corretto funzionamento degli ecosistemi e l’approvvigionamento dei servizi che da essi derivano e che costituiscono la base essenziale per la vita umana e per l’economia globale.
Il ventesimo secolo ha introdotto le biotecnologie, quelle tecniche che mirano a migliorare le caratteristiche di un prodotto agricolo come ad esempio l’utilizzo della genetica per far crescere piante più forti che sappiano resistere a insetti e fattori ambientali allo scopo di migliorare e rendere sempre più intensa la produzione. Questo ha portato alla necessità da parte dei governi locali e delle organizzazioni internazionali di stabilire delle norme di regolamentazione per la tutela della biodiversità, sia animale e sia vegetale. In particolar modo la legislazione per gli organismi geneticamente modificati, denominati OGM, in quanto essa varia di paese in paese ed in alcuni casi è deregolamentata cioè non ci sono leggi in proposito a grave danno dell’economia agricola locale.
Già da alcuni decenni le istituzioni mondiali stanno cercando di sostenere la biodiversità, come l’ONU che ha dichiarato il 2010 l’Anno della Biodiversità ed il decennio 2011-2020 quale Decennio della Biodiversità. Al 1993 risale la proclamazione della Giornata Internazionale della Biodiversità (International Day for Biological Diversity – IDB) da celebrarsi il 22 maggio( a partire dal 2000 perché prima si celebrava il 29 dicembre). L’Italia, a tal proposito già nel 1994 ha ratificato la Convenzione sulla Biodiversità con la legge 124/1994, mentre solo nel 2010 è stata adottata la Strategia Nazionale per la Biodiversità, dove per biodiversità si intende la diversità biologica.
I piccoli agricoltori che costituiscono l’Agricoltura Familiare sono la chiave della sicurezza alimentare in quanto contribuiscono a salvaguardare il proprio ecosistema con una produttività migliore rispetto allo sfruttamento intensivo delle grandi monoculture industriali. Questo ha ripercussioni in più ampia scala anche rispetto all’intero ecosistema del pianeta, contribuendo al raffreddamento del clima, essi rappresentano i santuari di biodiversità. L’Italia è sicuramente ricca da questo punto di vista, ad esempio la biodiversità del cibo si riscontra in ogni città e paese
Il problema del cambiamento del clima ha prodotto ripercussioni ambientali tali da minacciare l’intero pianeta. Solo nell’ultimo secolo si sono estinte ben trecentomila varietà vegetali, mentre numerose specie ittiche sono a grave rischio, così come del resto altre razze animali. Questo influisce sull’agricoltura e di conseguenza l’alimentazione che mutano sia in genuinità che in ricchezza. Occorre salvaguardare la biodiversità di questi preziosi prodotti che sempre più spesso, essendo rari e coltivati in zone ristrette del pianeta, non riescono a sopravvivere scomparendo anche a causa delle pressioni economiche.
La Fondazione Slow Food per la Biodiversità ONLUS mira ad aiutare le comunità lontane dalle grandi industrie, a favorirne la crescita e a salvaguardare i prodotti tipici istituendo dei presidi e forme di tutela che ne testimoniano l’alta qualità. Attraverso manifestazioni come il Salone del Gusto si possono scoprire realtà agro-alimentari sconosciute alla maggioranza delle persone, come l’ascolto delle testimonianze di chi si trova quotidianamente a coltivare e combattere per la salvaguardia del proprio prodotto agricolo. Una di queste proviene dal Brasile, da parte di un dell’apicoltore che ha denunciato che per il miele sia disciplinata e riconosciuta soltanto la produzione da parte dell’ape mellifera. Non è originaria del Brasile ma il risultato di due varietà che sono state introdotte ed incrociate dando vita a un “superorganismo” che si è adattato ai diversi climi, e che a una velocità impressionante si è diffuso in tutto il continente americano. Le api da miele locali risalenti alle antiche tribù indigene, hanno la particolarità di non avere il pungiglione e di fornire un miele più liquido e acidulo, prodotto in piccolissima scala e ha un ruolo fondamentale per l’identità culturale di molte comunità tradizionali. Purtroppo trattandosi di una produzione artigianale, realizzata con tecnologie locali, è ritenuta marginale. Il miele delle api native infatti è proibito. Dal 2008 Slow Food si batte in Brasile per disciplinare e valorizzare i prodotti delle api native senza pungiglione.
Anche in Messico si stanno battendo per evitare la transgenizzazione del mais, il principale alimento del paese, la cui cultura risale alla dinastia Maya. La battaglia dura da ben 15 anni e solo ora si iniziano a vedere i primi risultati. La scelta di adire le vie legali è stata di fatto obbligata in quanto è stato scientificamente provato che in vari casi il mais transgenico ha contaminato il mais indigeno, e questo è accaduto in seguito alle autorizzazioni rilasciate dal governo messicano alle imprese che chiedevano di poter seminare campioni di mais transgenico ancora in fase sperimentale. La sollecitazione a prendere misure cautelari finalizzate alla sospensione di qualunque autorizzazione in quel senso è stata finalmente accolta il 17 settembre del 2013.
Dall’Europa, in particolare da Praga, giunge la voce di una giovane donna che si è resa parte attiva iniziando a lavorare attraverso Slow Food, con la missione di proteggere la cultura alimentare del nostro Paese, in quanto si sono accorti che i giovani nelle grandi città, come Praga, sono ormai slegati dalle stagioni e dalla terra da cui proviene il cibo, così abbiamo deciso di partire con attività ed eventi educativi.
Uno studio di esperti ha individuato 33 indicatori che correlano 157 Paesi in base alla composizione dei loro consumi alimentari, zone di agrodiversità e biodiversità che permettono di individuare nel pianeta 6 cluster differenti per processi e fabbisogni nutrizionali. Macroaree omogenee alla ricerca di soluzioni coerenti con i loro caratteri peculiari e i loro fabbisogni di, appunto, biodiversità. Il problema è che il mondo resta policentrico e fatto di Paesi differenti per tipo di biodiversità agricolturale – nutrizionale e generale.
L’identità cultura ed agricola di ogni Paese deve essere sostenuta. L’agricoltura familiare, secondo Slow Food, ha i volti e le mani delle migliaia di comunità del cibo della rete di Terra Madre. Perché le comunità del cibo rappresentano il modello di sviluppo che vogliamo, uno sviluppo legato in modo inestricabile al benessere ambientale del pianeta e alla sopravvivenza economica delle comunità locali.