Il generale De Gaulle si rivolterebbe nella tomba. O forse no. Domenica scorsa, Marine Le Pen, la candidata alla presidenza del Front National, ha tirato in causa nientedimeno che il padre della Quinta Repubblica per giustificare le parole sull’«assenza di responsabilità francesi» nel tristemente noto rastrellamento di Vel’ d’Hiv, con cui, nell’estate 1942, la polizia del governo collaborazionista di Vichy consegnò ai nazisti tredicimila ebrei. In un comunicato stampa diffuso domenica sera, Le Pen ha chiarito: «Come Charles de Gaulle, François Mitterand, o, ai giorni nostri, Henri Guaino, sono convinta che, durante l’Occupazione, il legittimo governo francese fosse a Londra e che il regime di Vichy non fosse la Francia».
Questo è solo l’ultimo di una serie di tentativi con cui il Front National ha cercato di appropriarsi dell’eredità del generale De Gaulle, riconciliatore di tutte le divisioni all’indomani della liberazione del Paese. Stratega di questa metamorfosi che ha i contorni di un’inversione a U è Florian Philippot, vicepresidente del Front National e braccio destro di Marine Le Pen.
Philippot, che insieme a Marine è il volto e la mente della ‘normalizzazione’ del Front’, si è dichiarato più volte gollista, ha fatto visita alla tomba del generale in occasione dell’anniversario della sua morte e ha ricordato che «indipendenza nazionale, grandeur della Francia e Europa delle nazioni» sono i temi su cui si intersecano l’eredità di De Gaulle e il programma di FN.
Parole e gesti che hanno provocato imbarazzo e indignazione dentro e fuori il partito. Jean-Marie Le Pen, padre-padrone del partito prima di essere disarcionato dalla figlia, ha sempre fatto della difesa dei sostenitori dell’Algeria francese e dell’opposizione frontale al generale De Gaulle, reo a suo avviso di aver accettato l’indipendenza del Paese nordafricano, uno dei suo cavalli di battaglia. E che dire di Louis Aliot, compagno della Le Pen e vice-presidente del Front, che non perde occasione per rendere omaggio a Jean-Marie Bastien-Thiry, giustiziato per aver tentato di assassinare il generale de Gaulle, sempre a causa della sua politica algerina. Se si entra nei dettagli del programma del Front National, poi, si inciampa in una proposta che è agli antipodi con la politica di De Gaulle, ovvero la volontà di adottare il sistema proporzionale alle elezioni legislative, che cozza con il desiderio del generale di opporsi a quello che definiva il “regime dei partiti”.
Nonostante tutte queste contraddizioni, il tentativo di apparire come un partito moderato e di colonizzare poco a poco l’elettorato di destra dei Les Républicains, ha spinto la stessa Le Pen a dichiarare: «Chi è nel Front ha il diritto di proclamarsi gollista. Tuttavia, il nostro non è un partito gollista, ma piuttosto, un partito che condivide una visione gollista della Francia, cioè una Francia sovrana». E ancora: «Come fa questa gente (riferendosi ai membri dell’UMP, il partito predecessore dei Les Républicains, ndr) a dirsi erede di De Gaulle, quando reca danno ogni giorno alla sovranità della Francia?».