Se c’è una cosa che non sopporto è che qualcuno tenda ad obbligarmi a fare qualcosa in tempi scelti da qualcuno, senza concordarli con me.
Solo per dire che stasera (ieri sera per voi, cioè il giorno in cui scrivo le righe che state leggendo) ho un impegno a cena con due splendide fanciulle, in un locale delizioso, dove si mangia divinamente. E dunque, mi dispiace per voi, ma mi guarderò bene dal guardare l’incontro tra i migliori brufoli italiani. Non ascolterò le contumelie più o meno velate, le minacce più o meno esplicite, le rodomontate del ‘so io’, ‘faccio io’, i conteggi di sostenitori e manutengoli.
In altre parole, per quanto mi riguarda stasera Matteo Renzi sta bene dove sta. Sono certo che si divertirà a dire le sue solite cose urlate, con quel tono da bulletto di provincia maleducato (sì, è l’unica cosa che condivido con pochette) e arrogante, oltre che, leggo e condivido su Facebook, insano massacratore di montagne meravigliose, che stupra da ‘riccastro’ con Elisky o roba del genere.
Lo so, lo so: dirà che ci sono centomila miliardi stanziati e che non si spendono chi sa perché, dirà che lui sì che sa come risolvere i problemi delle migrazioni, che solo lui è in grado di parlare da pari a pari con i capi di Stato e di Governo europei e transeuropei, tipo il Presidente del Pakistan, non mancherà di spiegare che lui sa bene, solo lui, come sconfiggere il coronavirus (ironizzando su Giggino che lo chiama coronavairus), spiegherà che in Italia tutto è più difficile perché quei dementi degli italiani hanno bocciato la sua riforma costituzionale e così via. Non mancherà di sottolineare la scarsa coerenza di pochette che dalla sera alla mattina, anzi, nello stesso pomeriggio, passa dalla destra alla sinistra, omettendo pudicamente di domandarsi come mai uno iscritto a LeU possa diventare renzista, e come si spieghi che l’ex direttore de ‘L’Espresso’ eletto a furor di popolo nel PD, abbia improvvisamente visto Renzi sulla via di Damasco, per non parlare del come mai da ‘uomo di sinistra’ (io non ci ho m ai creduto, ma tant’è) è diventato un uomo schiettamente di destra, strizzatore di occhi, pare, all’altro super-Matteo: gli incoerenti sono sempre gli altri e quindi anche qui nulla quaestio.
E naturalmente darà i numeri. I numeri dei deputati e senatori ‘suoi’, che possono, in qualunque momento, mettere in crisi pochette, cosa che lui immancabilmente farà presto e bene, nell’interesse superiore … suo.
Godetevelo.
Io, per ora, mi domando quando gli italiani si renderanno conto di quale ceto politico, di sedicente classe dirigente, affligge il nostro Paese, e di quale livello, ormai da lavinaio, sia la loro ‘politica’. Politica?
Nella mia stupidità o ingenuità, io pensavo che la politica fosse, se ben fatta, una bellissima cosa. Non per la solita stupidata strappalacrime del ‘è bello perché si lavora per gli altri, per il popolo’, che è una balla assoluta. La politica si fa per il potere, questo è indubbio ed evidente. Il punto è: il potere ‘per’, per fare cosa o per sé?
Anche San Francesco cercava il potere, di combattere certi sfruttamenti, la violenza, ecc. Anche il Papa (quello vero, quello buono, Francesco), cerca il potere: di portare la Chiesa avanti sulla via della modernità, non a caso ostacolato duramente da chi vuole per lo più usare la Chiesa per il potere (proprio o dei propri amici) e basta. Perfino Enrico Berlinguer, il politico più nobile che io ricordi, cercava il potere per difendere i più deboli e li difendeva da dio.
E chiunque cerchi il potere ‘per’, necessariamente, spesso o quasi sempre, ma se volete sempre, per ottenerlo deve accettare compromessi, in senso alto però: mediazioni, contemperamento di interessi e bisogni, sintesi di una dialettica di proposte ma principalmente di idee. E per farli ci vuole competenza, essì, competenza, ma anche, anzi, prima, rigore etico e intellettuale.
Idee, progetti, rigore etico e intellettuale, aggiungo, coraggio.
A parte il recitante di questa sera (che vi sciroppate voi), che io considero fuori gioco in quanto l’esemplare vivente di ciò che non è un politico, ma quindi, a parte lui, me ne citate due cui si attagli quella definizione?
E oggi.
Allo strillante toscano risponde pochette, che tempra di politico: coerente, chiaro, etico, sincero, aperto, roba da ridere. E che fa pochette? Invita l’altro ad una sorta di singolare tenzone, ad una replica dello scialbo e volgare finto ‘scazzo’ da Bruno Vespa (sempre lui) tra il tosco e il lombardo.
Certo, pochette ha fatto vedere in passato di saper insultare e (cercare di) umiliare l’avversario con parole apparentemente pacate e misurate, auliche. Per chi, come me, viene dall’Università, quei due discorsetti contro Salvini, avrei potuto citarli parola per parola prima che li dicesse, basta stare tre mesi in un Consiglio di Facoltà per imparare; ma la politica è altro, ben altro. Ma poi, altro è salire in una apparente cattedra e parlare, altro è un confronto faccia a faccia con uno come Renzi. Vi dirò, se ci sarà, quello lo andrei a sentire, ma pochette ne uscirebbe a pezzi.
Ma gli altri?
Il consigliere privilegiato di Nicola Zingaretti, quel personaggio strano, nascosto, aspirante eminenza nera … se fosse eminenza e si facesse la barba! Il grande politico, la testa pesante (lo ripeto, non è un errore di stampa) che ti inventa la super soluzione per impedire a Renzi di imitare Gianburrasca: un gruppetto di politicanti dagli ideali solidi e adamantini, pronti a … tradire nell’interesse … beh fate voi. E qualcuno si schermisce pure, come tutto impermalito Gaetano Quagliariello, l’uomo tutto di un pezzo al quale hanno proposto di scilipotarsi, e lui, disgustato, lì a rifiutare e a scrivere libri col Cardinale Camillo Ruini a non dare sòle. Che bello.
Questa, cari miei Lettori, questa è la nostra politica, questi sono i nostri politici, anzi, per essere precisi: questa è la nostra classe dirigente.
Da due mesi si urla, si sbraita, si insulta. Avete sentito una, che sia una, proposta politica seria, di prospettiva, di futuro? Perfino Roberto Gualtieri, che sembrava partito col piede giusto, ora ha messo la coda fra le gambe, bombardato da Renzi e Giggino, e ‘faremo la lotta all’evasione’, ma del ‘payback’ (lui parla così) si sono perse le tracce, della riduzione del contante, quasi, della ristrutturazione dell’IVA in seguito ai pagamenti elettronici anche. E allora?
E lo ius soli o almeno lo ius culturae? Boh, chi sa.
E la riorganizzazione del processo penale e civile (specie questo!), tranquilli ci pensa Alfonso Bonafede, un mix unico tra Giuseppe Zanardelli e Alfredo Rocco, ma con la barba.
L’unica che, non politica ma persona seria e perbene, cerca di portare avanti senza urla un po’ di civilizzazione, Luciana Lamorgese, che di cancellare la bruttura per la quale dalla sera alla mattina a decine di migliaia di persone che avevano un permesso provvisorio di soggiorno, che gli permetteva di lavorare e di avere una residenza (e quindi di essere individuabili sempre), in attesa di decidere se lasciarli qui o rimandarli a casa loro è stata tolta ogni prospettiva e sono stati gettati in strada senza documenti, l’unica che ci prova davvero a dare civiltà e umanità (cioè ‘fa’ politica), viene trattata come se fosse uno scafista.
Perfino le sardine, prese dalla ubriacatura del potere, cominciano a sbandare.
Divertiti ieri sera?