È già da molti giorni che nelle le più note reti televisive italiane è presente l’invito ai cittadini di rendersi utili a donare offerte in danaro destinate all’emergenza epidemiologica Coronavirus Covid–19. Il numero dell’Iban utile per fare queste donazioni è IT84QZ0306905020100000066387, e, come ben possiamo ipotizzare, saranno molti i cittadini italiani che in queste occasioni, hanno sempre aderito con vero spirito umanitario, ed per questo che ogni giorno andrebbero pubblicamente ringraziati.
Ma che cosa è che induce un cittadino, a volte anche con poche possibilità economiche, a partecipare a queste utili e importanti donazioni?
Rispondo subito con una sola parola: Empatia!
Sì, è grazie all’empatia che l’uomo mostra la capacità di percepire e coinvolgersi nella vita degli altri, tanto positiva quanto negativa questa possa essere.
In termini più semplici, lo stato empatico si può sintetizzare con quello che comunemente è il nostro ‘mettersi nei panni degli altri’ o, ancora, è quel ‘sentire dentro’ quello che gli altri possono provare e dunque vivere sul piano fisico e/o psichico.
E qui tengo molto anche a esaltare il fatto che, non solo gli umani provano empatia, ma anche molti animali. Vorrei che vedeste il comportamento del mio cucciolo di gatto che ha percepito la scomparsa del fratellino, con il quale ogni mattina si divertiva a rincorrere la mamma sul prato per vederla salire sul tronco di una giovane quercia alla stessa velocità di Spiderman quando sale sui grattacieli di New York.
Ma oltre a ciò l’Empatia ha trovato altre importanti conferme in merito alla presenza, nel cervello umano, dei ‘mirror neurons’, ossia dei ‘neuroni specchio’ che, come tramite biologico, ci permettono di ‘pro-muovere’ la nostra ‘Condotta Empatica’.
A questo punto, però, mi sorge un grosso dubbio, e mi si carica energeticamente in tutto il corpo quando ogni giorno osservo in televisione tanti uomini politici dediti all’abuso, ormai logorroico,di parole come ‘condivisione’, ‘collaborazione’, ‘unione’, ‘predisposizione al dialogo’… per raggiungere quello che dovrebbe essere un più che sano ‘mettersi nei panni di …’ che, certamente in questo grave momento, sarebbe la più giusta, più umana e ancor più umanitaria posizione da assumere da persone responsabili del bene e del benessere della nostra nazione tutta, da Bolzano a Marsala.
Ma perché si origina in me questa brutta e irritante sensazione? Dopo varie e attente osservazioni delle esternalizzazioni di diversi uomini politici, ho provato ad analizzare il rapporto di coerenza fra il loro comportamento linguistico e paralinguistico unito alle sincroniche espressioni e movimenti della loro corporeità. In breve, in tutti questi soggetti, si notano ad esempio contraddizioni o divergenze che ora sintetizzo in breve:
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Le parole parlano di ‘collaborazione’mentre le intonazioni della voce esprimono toni categorici e autoritari;
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Le parole parlano di ‘predisposizione al dialogo’ per il bene dei cittadini mentre, oltre alla divergenza dei toni vocali, la mano come una mannaia cade sugli accenti tonici di ogni parola quasi a voler decapitare ogni intento democratico;
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La ricca logorrea di parole che il politico vorrebbe elargire come una ‘vera’semantica empatica, in realtà crolla come un esile muretto al vento per colpa della postura del suo corpo: gambe impiantate a terra come le fondamenta di cemento dei grattacieli, spalle alzate e dritte pronte a reagire a eventuali attacchi inattesi, volti così tanto impietriti che tradiscono tutta l’insensibilità che giunge dal cuore, e dunque svanisce tutta la poca credibilità del loro dire parole empatiche, che quindi nulla di empatico hanno.
Chi ha dei dubbi in merito a queste mie considerazioni, può fare questo semplice esperimento davanti alla tv accesa: quando parla un uomo politico ‘accendete’ il cuore e spegnete il sonoro, e osservate il tutto con empatia cercando di ‘mettervi nei panni’ di quel personaggio che sta realizzando quei gesti della mano, quei movimenti del corpo, quelle espressioni del volto, quei respiri, etc… e poi provate a rispondere a queste domande: “Ma quello lì, che sta cercando di dire con quella sua corporeità?”; “Che tipo di discorso esprime con quei suoi movimenti?”; “È positivo o negativo, è delicato o aggressivo, è coinvolto o distaccato, è credibile o ambiguo?” Etc. Questo perché quello che certe persone dicono con le parole non è detto che lo dicano anche con il corpo, poiché il corpo è quasi sempre preso da una forza istintivo-emotiva che non può fare a meno di essere quello che sente intimamente, quello in cui crede profondamente, insomma quello che al cuore non si può negare.
Ecco allora come ben facilmente si può notare questo disarmonico rapporto fra le condotte ‘Loquens’ e quelle ‘Movens’ in una persona che è in contraddizione fra il ‘dire’ e il ‘fare’.
Ecco che a questo punto giungo a chiedermi: Ma che fine ha fatto l’intelligenza emotiva di certi uomini politici che, ben più di altri, dovrebbero saper ‘risvegliare’ anche grazie alla presenza in loro dei neuroni specchio nel loro cervello? O che si tratti di una vera e propria assenza neuronale tipica dell’Homo Politicus? magari tutta da diventare oggetto di ricerca scientifica?
Adesso però mi calmo e ripenso al significato che lo psicologo Daniel Goleman, nel suo famoso libro ‘L’intelligenza emotiva’ (ed. Bur), ha attribuito all’empatia come vissuto utile per prendere coscienza dei propri e degli altrui sentimenti, delle proprie e altrui emozioni.
In altre parole questo tipo di Homo Politicus sembra che non sappia come vivere una vita piena, emotivamente equilibrata, poiché il primo equilibrio lo si raggiunge in quel sano livello omeostatico dove ogni nostra esternalizzazione riesce a mettere in sintonia inspirazioni, espirazioni, parole, intonazioni, azioni e reazioni, espressioni, sguardi, etc… ‘aprendosi’ verso gli altri in un tutt’uno che finalmente si rende credibile, perché quello che viene dalle sensazioni del cuore si trova in stretta armonia con le deduzioni della mente. Solo così può uscire il nostro Io carico di sensibilità empatica verso gli altri.
Le emozioni umane non sono in sé cose negative o positive, ma è la nostra gestione che può renderle tali, e allora se qualche persona vuole assumersi il compito di essere Homo Politicus, sappia che l’Empatia, specialmente in un momento grave come questo, non può che essere palese, chiara, coerente e non contraddittoria.
Homo Politicus mi rivolgo a te: il popolo italiano sa benissimo cosa significa essere persone empatiche, e lo sta dimostrando con tanta sensibilità proprio in questi momenti … allora tu non fare la figura di chi non ha neanche preso coscienza della propria competenza emotiva. Sappi che in assenza di questa, dimostri non solo di essere incapace di controllare te stesso, ma apparirai pure incapace di gestire la competenza sociale, che è quella che dovrebbe darti la possibilità di essere persona credibile e armonia nelle relazioni con gli altri.
Homo Politicus, ben prima dei tuoi cittadini, avresti dovuto ‘accendere’ i tuoi ‘mirror neurons’ così, molto prima di parlare al pubblico, avresti ripensato a tua mamma che, senza ricevere alcun stipendio da senatore o da deputato, si è prodigata empaticamente per più di una legislatura, per farti crescere persona emotiva, razionale e relazionale. Quindi fa in modo di non rendere vana la sua dolce e amorosa offerta.
Sappi pure che in questo momento la stessa cosa la sta facendo la Gattina che ho in casa, con le fusa, con la sua ruvida linguetta e con le sue morbide zampette, ogni giorno si rende attivamente empatica per il bene dei suoi cuccioli.
Pensa che fortuna abbiamo: c’è ancora qualcuno che sa ‘mettersi nei peli’ degli altri.