Negli USA è guerra alle statue, a certe statue, quelle che richiamano il passato razzista e colonialista americano. E’ vera e propria furia iconoclasta -e non è la prima che vediamo, né in USA né altrove nel mondo. Il dibattito sui monumenti, sulle figure controverse del passato, sulle ragioni di questa furia iconoclasta, non di rado sostenuta anche dalle massime autorità, è al centro dell’attenzione non solo degli americani, è un dibattito complesso e che sarà utile farlo quando questo temporale sarà finito. C’è una domanda, però, alla quale per il momento sembra non esserci risposta. Che fine fanno le statue abbattute? almeno quelle che si salveranno dalla devastazione.
L’interrogativo è tutt’altro che ozioso. Nella gran parte dei casi non sono grandi opere d’arte, certo, ma, al di là del valore artistico, hanno un valore storico e di memoria. E il numero delle statue abbattute o che si prevede debbano essere rimosse -per la speaker democratica Nancy Pelosi bisogna rimuovere le statue di generali e leader confederati dal complesso del Campidoglio perché sono ‘un tributo all’odio’- non è proprio insignificante, solo dal Campidoglio dovrebbero sloggiare 11 statue, secondo le richieste di Pelosi.
In occasione delle precedenti rimozioni, 114 simboli confederati sarebbero stati rimossi dalla vista pubblica. Dunque che fine attenderà loro? Andranno al macero? Saranno nascoste in qualche magazzino -come avvenuto per le precedenti-? Saranno distrutte?
L’interrogativo se lo sono posto svariati studiosi negli ultimi anni. «Se l’obiettivo della rimozione della statua è quello di costruire un Sud più razzialmente giusto, allora, come hanno sottolineato molti analisti, mettere questi monumenti in deposito è un’opportunità perduta. Le semplici statue confederate provenienti da spazi pubblici altamente visibili sono solo il primo passo in un processo molto più lungo di comprensione, lutto e riparazione delle ferite del violento passato americano. Nascondere semplicemente i monumenti non cambia necessariamente il razzismo strutturale che li ha generati»,sostengono, in un lavoro dello scorso anno, due docenti di Geografia della Università del Tennessee, Jordan Brasher e Derek H. Alderman. I quali sottolineano, quasi commentando quando in questi giorni sta accadendo, «la nostra ricerca come geografi culturali riconosce che le controversie sui monumenti confederati -sebbene tipicamente considerate questioni regionali o nazionali- sono in realtà parte delle lotte globali per riconoscere e guarire dalle ferite del razzismo, della supremazia bianca e dei regimi antidemocratici».
La loro proposta è quella di un cimitero monumentale confederato. «L’idea di un cimitero monumentale confederato è modellata sui modi in cui le ex Nazioni del blocco comunista di Ungheria, Lituania ed Estonia hanno avuto a che fare con statue di eroi sovietici come Joseph Stalin e Vladimir Lenin. Paesi, questi, che non hanno né distrutto, né nascosto i loro monumenti dell’era sovietica, «hanno modificato il significato di queste statue sovietiche caricate politicamente trasferendole. Dozzine di statue sovietiche in Ungheria, Lituania ed Estonia sono state estratte dai loro piedistalli e collocate in parchi all’aperto, dove i visitatori interessati possono riflettere sul loro nuovo significato. L’idea alla base del trasferimento dei monumenti è quella di detronizzare narrazioni storiche dominanti che, nei loro luoghi tradizionali di potere, sono tacitamente approvate».
Dunque, sostengono i due docenti, se gli Stati Uniti creassero il proprio cimitero per le sgradevoli reliquie del proprio passato razzista?
«Immaginiamo un cimitero per il Sud americano in cui le statue confederate rimosse verrebbero esposte, forse, in una posizione abbattuta -una condanna visiva della supremazia bianca che hanno combattuto per difendere».
I monumenti abbattuti e accartocciati, «creerebbero una cupa atmosfera commemorativa che incoraggia i visitatori a soffrire -senza riverire- la loro eredità. Un cimitero monumentale confederato attentamente pianificato ed esteticamente sensibile potrebbe minare apertamente e deliberatamente il potere che un tempo detenevano questi monumenti, riconoscendo, sezionando e infine rigettando le radici della Confederazione nella schiavitù».
Vedremo se l’idea sarà presa in considerazione.