Ormai è chiaro che tutto il Mondo ha bisogno di mantenere il Paese libero e stabile e le casse del Gibuti si stanno riempiendo di soldi inviati da questi per mantenere sempre di più un Paese in pace e per aiutarlo nella lotta contro i gruppi terroristici finanziati dall’Eritrea che da sempre vuole annettersi questo piccolo angolo di rocce.
A causa delle sue alleanze e della presenza così numerosa di militari occidentali, il Gibuti sta diventando un bersaglio per i gruppi terroristici islamici che da anni sono un flagello per i Paesi confinanti. Per questo è stata costruita una base militare dell’Unione africana per difendere la frontiera lungo la Somalia e da cui partono diverse operazioni militari contro i gruppi terroristici. Ma una delle cose che inquieta di più e che a causa della sua stabilità il Paese è anche diventato uno dei centri più importanti dell’emigrazioni, soprattutto nella regione Obock a nord della capitale, verso il confine con l’Eritrea che continua a finanziare dei gruppi armati per destabilizzare la zona. Qui ogni mese transitano quasi diecimila clandestini, per lo più etiopi, eritrei e somali che cercano una nave diretta in Europa o fino a un anno fa diretta nel vicino e ricco Yemen. Il presidente Ismael Omar Guellech pochi mesi fa ha dichiarato: «Da decenni siamo abituati a vedere transitare i migranti lungo le nostre coste, ma negli ultimi anni, a causa della guerra in Sudan, sono aumentati a dismisura. Neanche la guerra nella Yemen è riuscita a rallentare questo flusso». La guerra in quest’ultimo Paese non ha ancora frenato la tratta dei migranti, che per lo più sono all’oscuro di quello che sta succedendo, ma negli ultimi mesi si sta registrando un ritorno dei migranti, con l’aggiunta dei migranti yemeniti, una doppia emigrazione che sta trasformando il Paese in un grande centro di accoglienza. Le rotte dell’immigrazione si diramano soprattutto nelle regioni del nord, lungo il confine con l’Eritrea, dove piccoli gruppi terroristici finanziati dal vicino, arruolano gli immigrati. Inoltre la zona è desertica e costellata da diverse alture che non permettono un efficace controllo delle rotte.
La Cina insieme alle potenze europee negli anni passati hanno utilizzato i porti di Gibuti come basi per le missioni di guerra contro i pirati e in seguito si sono lanciati a una corsa per diventare i partner principali di questo importantissimo snodo. Nel Gibuti non ci sono materie prime da esportare, non si producono beni, il suo territorio è per lo più desertico e senza risorse primarie, ma il suo status di snodo principale delle rotte internazionali ora fa gola a tutto il Mondo. La Cina è uno dei più importanti partner commerciali e sta investendo dieci miliardi di dollari in progetti nel paese. Detiene il 60% del debito pubblico del paese e la maggior parte delle infrastrutture sono state costruite da loro. I porti sono le principali infrastrutture che godono dei capitali stranieri. Nell’ultimo decennio hanno quadruplicato la loro capacità e tutto intorno stanno sorgendo chilometri di magazzini, circondati da grattacieli che hanno la funzione di ufficio dei vari Paesi. Nello scacchiere geopolitico mondiale non esiste nessun Paese come Gibuti che nel suo piccolissimo territorio, racchiude i principali uffici commerciali e militari della maggior parte delle potenze mondiali. Dall’Asia all’America, passando dall’Europa, qui tutto il Mondo sostiene la pace e la stabilità del paese, un evento più unico che raro, soprattutto nel continente africano, da sempre oggetto di una guerra di spartizione tra le varie potenze mondiali.