Oltre 90mila utenti, quasi 835mila presenze e un ‘non fatturato’ previsto di 65 milioni di euro. Sono numeri di tutto rispetto quelli del ‘free tourism’, fenomeno che sta facendo registrare sempre più utenti anche in Italia, sebbene la maggior parte di coloro che lo utilizzano siano ancora turisti stranieri. Ma cosa si intende per free tourism e perché si parla di ‘non fatturato’?
Questa tipologia di turismo comprende tutto ciò che è soggiorno gratuito, o all’interno di una rete di scambio, o perché l’‘affitto’ viene pagato con qualche tipo di lavoro. Le tipologie sono le più svariate: ‘home swapping’, scambio di casa tra proprietari; ‘woofing’, vitto e alloggio in cambio di aiuto in fattoria o nei campi; ‘baratto’, soggiorno in cambio di lavori; ‘care&sitter’, dormire gratuitamente prendendosi cura della casa, del giardino o dell’animale; ‘couch surfing’, in cui la famiglia mette a disposizione il divano all’ospite; ‘warm showers’, la possibilità di fare una doccia calda, sfruttato soprattutto dai cicloturisti, che può poi evolversi in cena e pernottamento; ‘bed&learn’, cioè lezioni in cambio di ospitalità.
A fornire una stima del fenomeno è lo studio realizzato da Jfc tourism & management nel mese di giugno 2015. Nel 2014 in Italia sono state 79.276 le persone che hanno usufruito di uno di questi sistemi di soggiorno, con una media di 6,09 notti di soggiorno medie per un totale di 703.459 notti. Per il 2015 la previsione è anche migliore: 90.112 utenti, con un soggiorno medio di 6,47 notti e un totale di 834.496 presenze. Gli utilizzatori sono stranieri nel 57,8 per cento dei casi, che significa, nel 2015, 52.084 stranieri e 38.027 italiani.
Le provenienze, per quanto riguarda l’estero, vedono in testa i Paesi anglosassoni, dove questi sistemi sono già diffusi: Usa (11,9%), Gran Bretagna (10,5%), Canada (9,5%) e poi Francia (8,8%), Paesi Bassi (7,1%) e Australia (7%). Tra gli italiani, invece, i maggiori utilizzatori sono i laziali (12%), i veneti (9,3%), gli umbri (9%), i toscani (7,8%) e i piemontesi (7,6%). E l’Umbria è anche la regione che accoglie di più (11,9%), seguita da Veneto (11,5%), Toscana (10,4%), Emilia Romagna (9,6%) e Piemonte (8,8%). I periodi più gettonati sono infine maggio (17,4%), aprile (14,6%), settembre (14,3%) e giugno (12,9%).
Un fenomeno in crescita, che nei prossimi due anni farà registrare ulteriori aumenti, in particolare il bed&learn (+112%), woofing (+98,4%), warm showers (+55,2%) e care&sitter (+52,1%). A fare scalpore sono soprattutto i numeri, cioè la quantità di denaro risparmiata dall’utilizzatore o sottratta all’economia turistica, nonché quelli non sborsati sul territorio dai proprietari delle case (baby sitter, dog sitter, lezioni privare, servizi vari).