domenica, 26 Marzo
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Firenze per Carlo Levi e Anna Maria Ichino

In uno dei luoghi più frequentati dall’umanità,  dal 9 marzo, le due piazzette  che si trovano ai lati di Palazzo Pitti, recano le targhe  intitolate a Carlo Levi e Anna Maria Ichino,  poco prima, nella Galleria d’Arte Moderna del Palazzo erano  state esposte due opere dello stesso Levi  che arricchiscono la sezione dedicata al grande pittore e scrittore ammirato nel mondo, oltreché per la sua arte pittorica, per il libro Cristo si è fermato a Eboli, scritto proprio a Firenze – tra il ’43 e il ’44 – quando si trovava in  clandestinità nella casa situata al terzo piano del n.14 di piazza Pitti, proprio davanti al celebre palazzo, ospite  di quella donna straordinaria che è stata Anna Maria Ichino.

Che si tratti di un gesto simbolico di grande significato, maturato il 27 gennaio scorso  durante una manifestazione tenutasi agli Uffizi nel  Giorno della Memoria, lo hanno sottolineano tutti coloro che hanno partecipato alle due cerimonie, cioè: l’esposizione dei due dipinti di Levi nella Galleria e lo scoprimento, fra lo squillar delle chiarine presente il  Gonfalone del Comune di Firenze e lo scoprimento delle due targhe.  Parole sentite ma non di circostanza sia da parte  dell’assessore alla Toponomastica Andrea Vannucci che dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt. “Un gesto simbolico di grande significato per mantenere viva la memoria del ruolo di Levi e Ichino nella lotta antifascista“, ha detto Vannucci, “ma anche il valore evocativo di un luogo come piazza Pitti e della casa che in quella piazza fu rifugio di molti antifascisti”. Per Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, “l’intitolazione rispettivamente a Carlo Levi e a Maria Ichino delle due piazze a lato di Palazzo Pitti è un atto storicamente dovuto e altamente significante, visto che proprio nel 1943-1944, mentre era rifugiato a casa dell’amica, prospiciente il Palazzo, Levi scrisse la sua opera letteraria più famosa.  Le relazioni tra spazi e persone si infittiscono, se si pensa che la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti conta, tra le sue collezioni, opere pittoriche dell’artista e, in questi mesi, anche una piccola ma preziosa mostra a lui dedicata. Su piazza Carlo Levi si affaccerà nel prossimo futuro l’ingresso del Museo delle Carrozze, e ci si augura che il luogo diventi quasi un simbolo del viaggio e dello scambio tra culture che Levi stesso, per la sua personale esperienza e per attitudine intellettuale, si sarebbe augurato”.

Ma questa duplice inaugurazione si  carica anche di altri significati:  un esempio cui  attingere in un periodo che  registra preoccupanti atti di violenza neofascista e di odio razziale secondo il Sindaco Dario Nardella (c’è anche un ‘razzismo inconscio’, ha detto riferendosi alla barbara uccisione del senegalese Idy, la terza vittima della furia omicida, un altro è costretto a vivere in carrozzina) e uno stimolo al dialogo interculturale come indica il Sindaco di Aliano, Luigi De Lorenzo. Aliano in Lucania, conta oggi  di 900 anime,  è il luogo ove il medico scrittore, poeta  e pittore trascorse gli anni del confino e dove si trova la sua tomba.  A quel periodo dedicò il Cristo si è fermato a Eboli, l’unico libro scritto sul confino,  nessun altro dei tanti antifascisti inviati i nelle isole o al sud ( si calcola siano stati 15 mila), lo hanno fatto. Oggi Aliano  vanta ben 5 musei (e altri tre in fase di realizzazione) tra i quali la casa ove alloggiò Levi e la Pinacoteca dedicata alle  sue opere, una delle quali, l’Autoritratto di profilo, datato 1973 esposta a Pitti proviene proprio dal Parco Letterario Carlo Levi di Aliano; l’altro dipinto esposto Antonio, Peppino e il cane Barone (collezione privata) datato 1° novembre 1935 è stato eseguito durante il confino lucano.

Ebbene, Nicola Armentano, consigliere comunale del Pd di Firenze  parlando agli amministratori della collina materana, ha proposto una serie di incontri fra le quattro città legate a Carlo Levi: Torino dove è nato, Alassio dove aveva la casa familiare, Firenze dove ha scritto ‘Cristo si è fermato a Eboli’ e dove ha diretto ‘La Nazione del Popolo’, organo del Comitato di Liberazione e Aliano dove è stato confinato e sepolto. “Ogni anno una di queste città metterà in luce un aspetto della lezione politica, artistica e letteraria di Carlo Levi”. L’ idea delle due targhe lanciata nel giorno della memoria è stata attuata in tempi rapidissimi  poiché le due pareti su cui sono state apposte appartengono al Demanio, quindi  gestite dagli Uffizi. E così Carlo Levi e Anna Maria Ichino, uniti nella lotta clandestina e da una storia d’amore, saranno vicini per sempre.

Secondo Claudio Di Benedetto (Responsabile della Divisione collezioni e servizi delle Gallerie degli Uffizi), che ha seguito l’organizzazione degli eventi “rendere omaggio a Carlo Levi – scrittore e artista, ma prima ancora uomo appassionato e generoso cui va il merito di avere contribuito alla liberazione di Firenze e d’Italia – è un’occasione per conoscerlo e farlo conoscere meglio, per ricordarne il ruolo nella nostra cultura nazionale; ma anche per ricordare e far conoscere, attraverso di lui, la donna straordinaria che è stata Anna Maria Ichino”. Al professor Stefano Levi della Torre, anch’egli pittore, nipote di Carlo Levi,  ho chiesto che ricordo avesse di suo zio. “Un ricordo gioioso in quanto ci trovavamo tutti insieme d’estate in vacanza nella casa di Alassio, ove una parete della casa era stata affrescata in parte dal nonno Ercole le altre dal resto della famiglia, poiché in casa dipingevano tutti, genitori fratelli e sorelle. Il nonno, nutriva ammirazione per Pellizza da Volpedo, di cui era stato compagno di scuola. Per noi nipotini era un divertimento seguire lo zio Carlo quando andava a dipingere en plein air. Dovevamo portar noi cavalletto colori e pannelli, e in quell’atmosfera la voglia di dipingere s’impossessò anche di noi piccoli… Degli anni del suo esilio non ne parlava, ma qualcosa sapevamo, avendolo sentito dire in casa“. 

Se la figura di Levi è nota nel mondo (il suo libro, pubblicato nel ‘45  da Einaudi è stato tradotto in varie lingue, da esso è stato tratto anche un film per la regia di Francesco Rosi, interprete Gian Maria Volontè), meno lo è la figura di Anna Maria Ichino. “Una donna straordinaria“, ricorda commosso il figlio  Alessandro Ichino, “Una donna al di fuori di tutte le convenzioni, è un’emozione che lei sia qui con noi, la mamma e Levi  erano qualcosa di indissolubile e oggi sono di nuovo qui. Sono felice che questa inaugurazione sia avvenuta il giorno successivo alla Festa della donna. Il ricordo della mamma e del suo impegno antifascista per la libertà e la democrazia, vuole essere anche un omaggio alle tante donne che si sono battute per gli stessi valori e i loro diritti“.

A dare una forte spinta a questa  iniziativa dal forte carattere simbolico sono intervenuti due fatti complementari: la proposta del consigliere comunale  Nicola Armentano (Pd) ed il bel libro del giornalista Nicola Coccia, L’arse argille consolerai  (Edizioni ETS 2015), di cui L’Indro si è già occupato, dopo aver condotto per 6 anni  le relative ricerche su Carlo Levi, dal confino alla Liberazione di Firenze, e sul ruolo assunto da Anna Maria Ichino, libro che ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui il  prestigioso Premio Carlo Levi per la Letteratura. Ebbene, nelle sue pagine, troviamo la minuziosa descrizione di ciò che avvenne in quella casa al terzo piano del n.14 di piazza Pitti, affittata nel ’38 dal fratello Piero  che poi una volta sposato  si trasferirà altrove. Qui, da Anna Maria, passarono antifascisti ed ebrei, studenti e professori, aristocratici e operai ,artisti e intellettuali, medici e crocerossine, poeti e scrittori.  Nonostante fosse controllata dall’ Ovra, e perquisita  su richiesta del Ministero degli Interni del Governo Mussolini, ospitò anche qualche riunione clandestina del Comitato di Liberazione Toscano, del quale faceva parte anche Carlo Levi.

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