Questa lunga calda estate fiorentina, densa come non mai di iniziative culturali, cinematografiche, di svago, in questa Firenze fortunatamente ancora al riparo dalla crisi idrica e dalla siccità che colpisce molte città italiane, la polemica e la discussione sembrano accendersi attorno ad un paradosso: quello del turismo.
Sì, mentre le istituzioni han fatto e continuano a fare di tutto per promuoverne l’immagine nel mondo (si pensi ai kolossal cinematografici, come quelli tratti dai libri di Dan Brown o alle serie tv come quella sui Medici, ai documentari internazionali, ecc.), c’è chi si lamenta per il fatto che il suo centro storico sia assediato dal turismo. Un turismo cialtrone, fonte di degrado, di bivacchi sui sagrati delle chiese, di bottiglie abbandonate per strada, di mancanza di rispetto per i luoghi di culto e i suoi monumenti.
Il Presidente degli industriali Luigi Salvadori lo ha definito turismo ciabattone, gli ha fatto eco il Cardinale Arcivescovo Giuseppe Betori, parlando nell’omelia in Duomo per la festa del patrono della città, S.Giovanni, di «turismo frettoloso che svilisce gli spazi della città». Occorre – secondo l’illustre prelato – «ridefinire il volto di una città che non può accettare di ridursi ad una spazio per turisti frettolosi, ad un centro disancorato dalle proprie periferie, abbandonate alla loro insignificanza, ma come una comunità solidale, parimenti attenta a tutti, in specie agli ultimi». Un’occasione solenne, dunque, quella prescelta per far conoscere alle istituzioni – in particolare al Sindaco Dario Nardella, presente alla cerimonia – ed alla cittadinanza il suo pensiero riguardo allo stato della città. Nel corso della sua omelia il Cardinale ha aggiunto che «la città ha bisogno di presenze vive, di istituzioni che sappiano valorizzare e promuovere contemporaneamente il loro portato culturale con la loro vocazione all’incontro con gli uomini. Non solo contenitori, ma soggetti attuali di esperienze». La sua è stata l’ultima sortita in ordine di tempo su un tema complesso che investe la stessa idea di città e sulla quale il confronto è aperto.
Un atteggiamento critico era già stato manifestato giorni addietro, quando il Comune decise di intervenire con getti d’acqua sui turisti accampati sul sagrato del Duomo o di S.Croce, proprio per garantire il rispetto della sacralità di quei luoghi. Il Comune si difese dicendo che un po’ d’acqua, in questo clima torrido non avrebbe fatto male a nessuno e, comunque, meglio che applicare multe salate, come avviene in altre città.
Altri organismi, invece, come la CGIL e il Sunia, Sindacato degli inquilini, pongono l’accento su un altro aspetto. Quello della rapida trasformazione delle abitazioni del centro storico in un insieme di Air BnB. Lo hanno fatto durante un incontro pubblico con l’assessore comunale Sara Funaro, in un confronto sereno, senza violenze verbali ( cosa rara di questi tempi). Ciò che più allarma è il fatto che Firenze è divenuta che ha in Italia la percentuale più alta in base alla di affittuari Air Bnb : una percentuale che supera all’interno del centro storico, il 20%. E che ogni anno mille fiorentini si trasferiscono nei comuni limitrofi.
Secondo il Sunia ci troviamo di fronte ad un mercato delle locazioni drogato. Da tempo ormai molti piccoli appartamenti, delle zone più popolari del centro, anche degradati sono acquistati da agenzie e società immobiliari, che li ristrutturano, trasformandoli in mono o bilocali e li affittano via Internet anche per uno-due giorni ai turisti. Ma sono anche i piccoli proprietari a cercare attraverso questa attività forme di guadagno, anche minimo. Non solo il sistema alberghiero ne risente, ma ciò che più preoccupa è l’abbandono della città da parte dei suoi residenti. Niente di particolarmente nuovo, sostengono questi organismi suffragati dalle ricerche condotte dall’urbanista Manlio Marchetta (Università di Firenze), dal sociologo Luca Raffini (Università di Genova), dal dirigente dell’area welfare/casa di Barcellona Ricardo Fernandez , da Letizia Chiappini ( Università di Amsterdam), da Fulvio Farnesi (Federconsumatori), da Laura Grandi e Daniele Barbieri ( Sunia) e da Paola Galgani, segretaria generale CGIL Firenze.
Ma negli ultimi tempi la vocazione prettamente turistica della città ha preso il sopravvento e si sta trasformando. In peggio? In meglio? I dati ci dicono che Firenze è invasa dai turisti – 10 milioni l’anno e più – e i fiorentini scappano verso i comuni limitrofi ove il costo degli affitti e delle abitazioni è più basso. Per loro, il centro è divenuto invivibile, le vecchie botteghe hanno chiuso i battenti, un esercito di artigiani e piccoli esercenti sono stati sostituiti da minimarket, o birrerie, kebab e paninoteche; tribunale, università e cinema sono stati spostati in altre aree. La sensazione – dicono – è che sia il turismo a dettare il cambiamento, relegando i fiorentini ai margini della loro stessa città.
La Confcommercio stima che negli ultimi 20 anni hanno tirato giù le serrande più di 25 mila attività tradizionali e soltanto il 10% delle botteghe storiche hanno resistito, «con il risultato che insieme alle attività svanisce anche il cuore della città». Ma, il colpo più pesante è dato dalla sparizione delle abitazioni, sostituite Air Bnb e B&B. Basti pensare che sono 8 mila gli alloggi sulla piattaforma e l’hanno scorso hanno avuto un incasso medio di 5,300 euro, uno solo è arrivato a 700 mila euro ( dati Ladest – Università di Siena). Da questi dati ed altri ancora risulta che Firenze è la città in Italia che ha la percentuale più alta di affittuari Ari Bnb in base alla popolazione, come Venezia e più di Roma, Milano, Barcellona, Parigi, Londra, New York. Siamo davvero destinati – si chiedono – davvero ad accettare che Firenze diventi (se già non lo è) la Disneyland del Rinascimento, la città museo a cielo aperto, ovvero una città senz’anima, poiché priva dei suoi abitanti? Sempre più Florence e sempre meno Firenze?
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