Fra le tante iniziative che si sviluppano a Firenze e in altre parti d’Italia a sostegno del dialogo fra i popoli, l’accoglienza, l’inclusione sociale, ce n’ è una su cui vale la pena richiamare l’attenzione, poiché vede in prima linea gli studenti di un Liceo fiorentino ad indirizzo artistico, che da tempo hanno intrapreso- d’intesa con l’Unesco – un percorso educativo alla pace, al dialogo interreligioso, alla cooperazione, che incrocia lo spirito e le iniziativa dell’’Asssociazione ‘Un tempio per la pace‘, costituitasi nel 1996 intorno ad un Progetto ideato dagli studenti di Architettura del prof.Marco Romoli, del Liceo L.B.Alberti di Firenze. Il tempio, fisicamente, non si è ancora realizzato ( attualmente gli incontri si svolgono alle Oblate) ma l’idea di creare un luogo d’incontro capace di promuovere il dialogo interreligioso quale tappa necessaria alla costruzione della pace, ha fatto strada tant’è che l ’Associazione ha istituito un premio letterario ‘Firenze per le culture di pace’ assegnato di anno in anno a varie personalità: tra queste il Dalai Lama, Edgar Morin, Michelangelo Pistoletto, Dacia Maraini, Rita Borsellino, ed altri ancora.
L’iniziativa di questi giorni è un appello dello stesso prof.Romoli a sostegno di Mimmo Lucano, il Sindaco di Riace esiliato dal paese che aveva fatto rinascere, al quale era stato assegnato proprio lo scorso anno il Premio ‘Una vita per la pace‘. L’appello non solo ricorda “l’esemplare esperienza” compiuta a Riace sotto il profilo dell’accoglienza degli immigrati, purtroppo interrotta, ma denuncia “l’incivile persecuzione politica” subìta dal Sindaco, ancora costretto all’esilio e che andrà sotto processo l’11 giugno, nonostante quelle che la Cassazione definisce “irrilevanti accuse“ mosse nei suoi confronti. E propone l’avvio di una campagna di protesta per l’attacco cui è stato sottoposto ma anche di sostegno economico. Vedremo che seguito avrà questa proposta. L’appello è stato presentato ad un seminario che gli attuali studenti della 3°A dell’ artistico Alberti, tirocinanti del Centro Unesco, hanno tenuto proprio sul tema “Educare al dialogo interreligioso: come pratica di pace’, in occasione del quale è stata presentata nell’Aula Magna di Palazzo Fenzi (sede universitaria) una Mostra sugli Itinerari inediti tra i luoghi di culto di Firenze, realizzata dagli stessi studenti, che prendono parte al Programma “Alternanza Scuola-Lavoro” ( da gennaio a giugno).
La professoressa Silvia Guetta, del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze, membro dell’International Holocaust Remebrance Alliance e del Centro Unesco, da tempo segue questo percorso educativo, pertanto è a lei che chiedo quali sono stati i risultati fin qui raggiunti e di cui hanno discusso sia gli studenti che i relatori. “Intanto, la Mostra che è anche un App di facile fruizione ed uso, è il risultato di una intensa ricerca condotta dagli studenti sul campo ( dottorandi, tirocinanti e liceali) in questo caso il territorio fiorentino, che ha consentito di individuare luoghi di culto delle tradizioni cattoliche e non cattoliche meno conosciute. Il risultato è una mappa interattiva della città di Firenze che mostra una rete e una ricchezza di risorse che fa della città un dialogo interreligioso e interculturale d’ eccellenza, una realtà nascosta e poco documentata di questa Firenze, spesso consumata dal turismo. Ciò consente di conoscere le bellezze e le ricchezze nascoste della città, e di creare percorsi integrati di esplorazione culturale. Per arrivare a questo risultato sono state svolte numerose interviste a cittadini appartenenti alle varie comunità religiose: 36 i luoghi presi in considerazione dai tirocinanti. Questo progetto oltreché conoscitivo, ha un alto valore pedagogico e rientra nelle finalità dell’Unesco, come ha ben precisato il segretario del Centro Unesco di Firenze Vittorio Gasparrini. L’Impegno dell’Unesco” – ci ha ricordato Gasparrini – ” ha un duplice obbiettivo: la conservazione del patrimonio storico, artistico, ambientale, architettonico, cioè di una realtà tangibile, e quello di tutelare e valorizzare un patrimonio intangibile, fatto però di valori religiosi e culturali la cui salvaguardia contiene le condizioni per giungere alla pace”. Finora il dialogo interreligioso è stato portato avanti dai ‘vertici’ delle tre grandi religioni monoteiste, ma ora è il momento che discenda tra i giovani, studenti e non, attraverso la pratica quotidiana. Ecco uno degli obbiettivi indicato dal Seminario, cui gli studenti hanno dato un prezioso contributo. E la pratica quotidiana non è fatta solo di religiosità. Anzi, di questi tempi, gli aspetti religiosi e spirituali sembrano posti in ombra. Maria Teresa Moscato, pone infatti l’accento sulla necessità “di una pre-condizione del dialogo che riguarda tutti e che diventa – apparentemente – sempre più rara e dunque da recuperare con urgenza: ci vuole un riconoscimento della dimensione religiosa della esperienza umana. Diversamente” – dice – “la ‘tolleranza’ diventa indifferentismo, senso di irrilevanza. La cultura odierna, segnata dal laicismo e dallo scientismo, guarda tuttora alla religione con “sospetto’ , le nuove generazioni sono sempre più lontane da essa, prive di radici culturali che includano la religione nel loro orizzonte”. Molto si è parlato anche dell’esperienza compiuta dagli studenti di vivere momenti ‘comunitari’ e di condivisione ( passeggiate insieme, mense con cibi differenziati, lunghe chiacchierate su vari aspetti della vita) con i compagni di scuola, con fede, credo, tradizioni diverse, per o fondare un quadro di valori positivi, di pace e di concordia, di comunità, in ultima istanza di pace. Che è il vero obbiettivo del dialogo in corso. “Narrare di sé” – dichiara Giorgia Pinelli, di Bologna, che ha condotto un seminario di studi a Bologna e un convengo pubblico a Palazzo D’Accursio – “protegge dal giudizio, di fronte alla narrazione di un’esperienza personale si può solo ascoltare. Il fatto di incontrarsi materialmente, la possibilità di rispecchiarsi nei percorsi e nei vissuti di un altro, il riconoscimento della comune umanità costituiscono un primo e fondamentale passo verso la “decostruzione’ del nemico, premessa di un autentico dialogo”. Questo potrebbe essere un approccio giusto al dialogo fra le persone appartenenti a diversi gruppi sociali ed etnie.
‘Decostruire’ il nemico è il ‘messaggio’ che in questi tempi di seminatori d’odio razziale e di classe, nonché di odio religioso in nome di presunte superiorità, occorre raccogliere e rilanciare. “Denunciando” – lo ribadisce Silvia Guetta – “l’uso a fini politici e di potere di coloro che sfruttano la religione per legittimare le loro azioni criminose o facendo un uso strumentale della stessa”. Secondo Andrea Porcarelli, dell’Università di Padova, “il dialogo interreligioso può avvenire solo alla luce di un modello di tipo inclusivo, in cui la presenza dell’altro non sia semplicemente “tollerata’ ma venga percepita come una ricchezza, che in qualche modo contribuisce a consolidare l’identità di ciascuno”. Purtroppo, le cronache di ogni giorno riferiscono di stragi compiute da terroristi nei confronti delle comunità cristiane, islamiche, di fenomeni sempre più frequenti di odio minacce e aggressioni nei confronti degli ebrei, il ricorso a lugubri rituali nazifascisti. Il dialogo interreligioso e a difesa dei diritti umani può essere un passaggio per sviluppare la “cultura della pace”. Un dialogo – ricorda il rabbino Joseph Levi, concludendo i lavori del seminario- ha come presupposto la conoscenza dell’altro e l’ascolto. Parole al vento? No, l’esperienza in corso a Firenze e altrove, induce a credere che da questa nube nera che ci avvolge, dallo spirito di crociata che crea artificiosamente ‘nemici’ , ne se può uscire grazie anche alla presa di coscienza e ad iniziative di pace come questa che abbiamo descritto. E che continua.
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