sabato, 1 Aprile
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False vittorie e nuovo mandato

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La missione di pace delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo, MONUSCO, si appresta ad affrontare una data critica: 31 marzo 2014, corrispondente alla fine del suo mandato nel Paese Africano. É dalle prime elezioni Presidenziali del 2006 che la MONUSCO vive costantemente nell’incubo di non vedersi rinnovato il mandato divenuto annuale. La posta in gioco è alta: 1,07 miliardi di euro di finanziamento annuale.

Per rinnovare il mandato la MONUSCO deve presentare dei risultati che obbligatoriamente si devono tradursi in vittorie militari contro la miriade di milizie che controllano l’est del Congo.

La Brigata di Intervento, composta da truppe del Malawi, Sud Africa e Tanzania sono operative nelle provincie est dalla fine del 2013 e sarebbero la punta di diamante dei Caschi Blu per liberare la regione dai vari gruppi armati e permettere al Governo di Kinshasa di riconquistare la sovranità perduta su mezzo paese.

Un compito difficile. Molti di questi gruppi armati sono militarmente ed economicamente legati al Governo di Kinshasa e alla Famiglia Presidenziale di Joseph Kabila. Hanno sostenuto il peso della guerra contro la ribellione Banyarwanda del M23 e da almeno 15 anni sono in società con la Famiglia Kabila e i principali Generali delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo  (FARDC), nello sfruttamento e commercio di minerali preziosi quali: diamanti, coltan, oro, titanio e tungsteno.

I giacimenti petroliferi del Lago Alberto sono esclusi da questo “Business Club”, in quanto oggetto di una compra vendita tra il Presidente Kabila e il Presidente Ugandese Yoweri Museveni, avvenuta senza il consenso del Parlamento di Kinshasa nel febbraio 2011. Un accordo che legalizza lo sfruttamento del petrolio congolese da parte dell’Uganda tramite un intermediario, la multinazionale inglese, Tullow.

Dal novembre 2013 la MONUSCO sta annunciando strabilianti successi militari dopo circa 13 anni di inattività. Debellate le ribellioni del Movimento 23 Marzo (M23) e quella ugandese della Alleanza delle Forze Democratiche (ADF), indebolite le forze guerrigliere Mai Mai dell’Alleanza dei Patrioti Congolesi per un Congo Libero e Sovrano (APCLS), iniziata la campagna militare contro il principale pericolo regionale: il gruppo terroristico ruandese Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR). Entro la fine del 2014 le popolazioni all’est del Congo saranno finalmente liberate dopo vent’anni di strapotere e violenze dei gruppi armati congolesi e stranieri, pace e autorità di Kinshasa ristabilite per avviarsi ad un’era di democrazia, stabilità e sviluppo economico sociale.

Dinnanzi a questi successi militari occorre necessariamente rinnovare di un anno il mandato per permettere alla MONUSCO di raggiungere l’obiettivo prefissato che, per la prima volta nella storia, offrirà alle Nazioni Unite il merito di avere terminato una lunga e dolorosa guerra civile ed evitato il rischio di una devastante guerra regionale.

La situazione sul terreno ci offre un quadro diverso rafforzando il dubbio che la MONUSCO stia vincendo la guerra contro i vari gruppi armati solo sul terreno della propaganda che sembra superare la realtà.

Il Movimento 23 Marzo non è stato sconfitto nel novembre 2013 come sostengono MONUSCO e Governo di Kinshasa. Dopo le prime battaglie nei pressi di Goma, capoluogo del Nord Kivu, la ribellione Banyarwanda ha ricevuto l’ordine dal suo padrino e principale finanziatore, il Presidente Yoweri Museveni, di ritirarsi ripiegando in Uganda.

Attualmente la ribellione M23 mantiene intatte le sue forze. Parte di esse tranquillamente autorizzate a “svernare” presso Kampala e in altre città ugandesi, parte infiltrate nuovamente nei territori est del Congo. L’ordine di ritiro ha permesso al Presidente Museveni di registrare una vittoria politica tramite gli accordi di pace firmati a Nairobi nel dicembre 2013.

Solo la struttura politica del M23 è stata smantellata. Dettaglio di poca importanza visto che fin dalla sua nascita (aprile 2013) il movimento Banyarwanda non ha mai avuto un’ala politica strutturata essendo uno strumento militare per Uganda e Rwanda.

Tra i circoli militari ugandesi si afferma che il M23 può essere riattivato in qualsiasi momento, magari sotto l’ombrello di una nuova sigla di ribellione, essendo la struttura di comando militare completamente intatta. La sua riattivazione è collegata alla necessità di contrapporre una forza militare “interna” al gruppo terroristico ruandese FDLR in caso che MONUSCO ed esercito congolese non si impegnino in una seria campagna militare contro queste forze genocidarie che minacciano la pace regionale.

Lo scorso 15 marzo le FARDC (esercito congolese) hanno costretto alla fuga i miliziani Mai Mai del APCLS che hanno abbandonato il loro quartiere generale presso la località di Lukweti nel distretto del Masisi (a cavallo tra Nord e Sud Kivu). Questo successo militare è considerato dallo Stato Maggiore di Kinshasa come un colpo mortale inflitto al ex alleato e preambolo della vittoria definitiva.

L’APCLS sembra non aver sofferto di questa “storica disfatta” e si sta concentrando nei pressi di Walikale, Sud Kivu, con le sue forze intatte. Secondo testimonianze locali i ribelli Mai Mai avrebbero adottato la stessa tattica del M23 spostando il loro quartiere generale da Lukweti a Kibua, nel distretto di Walikale. Non essendo un esercito regolare, il repentino cambiamento del quartiere generale non incide sulla capacità militare a condizioni che le forze rimangano intatte come sembra sia il caso per il APCLS.

Il Consiglio Territoriale della Gioventù di Walikale informa di una riunione avvenuta il 16 marzo presso il nuovo quartiere generale a Kibua tra il APCLS e due gruppi armati del Sud Kivu: il Nduma Difesa del Congo (NDC) guidato dal signore della guerra Ntabo Taberi Cheka e il temibili Raia Mutomboki un gruppo di autodifesa popolare congolese che controlla i territori  e le risorse naturali del vasto territorio che si estende sull’asse Walikale – Bukavu, il capoluogo della Provincia del Sud Kivu.

La riunione ha sancito la nascita di una coalizione di queste forze ribelli che si dovrebbe unire al gruppo terroristico ruandese FDLR per rafforzare le file della forza di invasione contro il Rwanda. Come primo atto militare la nuova coalizione ribelle ha aumentato i territori controllati dalle rispettive ribellioni che la compongono controllando le zone di Mpofi-Ruvungi e Mungazi, fino a metà marzo sotto il controllo dell’esercito regolare.

Il Colonnello Olivier Hamuli, portaparola dell’esercito congolese nel Nord Kivu ha liquidato la nuova coalizione come un “avvenimento di scarsa importanza”.

Sempre il Colonnello Hamuli il 17 marzo ha dichiarato ai media nazionali che il gruppo ribelle ugandese ADF è stato completamente neutralizzato e tutte le sue postazioni sono ora sotto il controllo dell’esercito regolare grazie ad una campagna militare iniziata nella località di Oicha, distretti di Beni (Nord Kivu), il 16 gennaio 2016 dal Ottavo Reggimento sotto il comando del Generale Maggiore Lucien Bahuma.

La campagna militare è stata preceduta dal comunicato stampa del 7 gennaio redatto da  Martin Kobler, il padrone della MONUSCO (come ama farsi chiamare), in cui si precisava l’impegno della missione di pace ONU a distruggere definitivamente e senza pietà i ribelli ugandesi del ADF.

Il trionfalismo di Kinshasa e MONUSCO sembra non essere condiviso dalla popolazione locale che si rifiuta di ritornare nei territori “liberati”. Il 18 marzo 2014 l’Amministratore Distrettuale Amisi Kalonda ha specificato che non sussistono le condizioni di sicurezza per il ritorno della popolazione civile. Le forze ADF, meno di mille uomini, avrebbero adottato una tattica di logoramento contro l’esercito congolese, abbandonando le postazioni e i villaggi occupati dinnanzi alle offensive della FARDC per poi rioccuparli al loro ritiro.

La dichiarazione di Kalonda è stata leggermente modificata da Radio Okapi, la famosa radio delle Nazioni Unite in Congo all’epoca apprezzata per la sua imparzialità e professionalità di informazione, dal 2013 sottoposta allo stretto controllo di Kobler e del Governo Congolese che la hanno trasformato in un mero organo di propaganda. Ora Radio Okapi è stata ribattezzata dalla popolazione dell’est, Radio Kinshasa.

Nella versione modificata dell’intervento di Kalonda il motivo originario di insicurezza viene trasformato nella richiesta di aiuti finanziari e costruzione di centri sanitari e scuole per permettere il ritorno dei rifugiati.

Purtroppo l’esempio più eclatante della guerra di propaganda della MONUSCO è rivolto alle Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR).

«Repubblica Democratica del Congo. Le truppe ONU lanciano un’offensiva contro i ribelli Ruandesi» intitola l’articolo di France24 pubblicato il 13 marzo scorso.

«Il Colonnello Felix Basse, portavoce militare della missione ONU in Congo, informa che le truppe ONU sono state dispiegate presso il Parco Nazionale di Virunga nella provincia del Nord Kivu per supportare l’offensiva congolese contro le FDLR», scrive France24.

«Fin da sabato 8 marzo abbiamo dispiegato i nostri uomini e abbiamo preso contatti con le milizie FDLR nella zona uccidendo due ribelli ruandesi. L’operazione è in corso. Abbiamo il mandato di proteggere la popolazione e restaurare la pace nel Paese», afferma solennemente il Colonnello Basse durante una conferenza stampa indetta a Goma il 12 marzo 2014.

Dopo alcuni giorni dall’offensiva, Martin Kobler ha lanciato un appello ai miliziani delle FDLR a smobilitarsi, raggiungendo il programma DDRRR (Disarmo, Smobilitazione, Rimpatrio, Reinserimento e Reintegrazione), minacciando che se le FDLR non accetteranno saranno distrutte militarmente.

Un appello caduto nel vuoto in quanto le FDLR hanno rifiutato la proposta di disarmo come conferma il portavoce del Governo Congolese Lambert Mende.

Il 13 marzo 2014 Kinshasa e MONUSCO affermano di aver sconfitto reparti di ribelli ruandesi  presso la località di Kahumo nel Distretto di Kanyabayonga, Nord Kivu. Secondo le fonti militari le FARDC sarebbero state costrette a ripiegare all’interno della foresta del Parco Nazionale di Virunga.

Dopo questo comunicato congiunto è calato il silenzio stampa, nonostante che fonti affidabili a Goma ci informano di intense attività militari della MONUSCO con un gran movimento di elicotteri ONU da combattimento e elicotteri d’avvistamento che sorvolano continuamente Goma, il parco di Virunga e la frontiera con il Rwanda. Secondo queste fonti, la MONUSCO starebbe dichiarando a Goma che le FDLR sono state sterminate. Questa dichiarazione non viene al momento riscontrata sul sito ufficiale della missione di pace ONU.

«La vittoria definitiva sul gruppo terroristico FDLR sarebbe una ottima notizia. Eviterebbe l’invasione del Rwanda e una guerra regionale. Purtroppo ho seri motivi per dubitare della veridicità di queste affermazioni. Tutte le campagne fino ad ora attuate contro i gruppi ribelli sembrano essere di facciata. Il gruppo ugandese ADF come le milizie locali congolesi del APCLS rimangono intatte e si assiste ad un gioco di ricollocamento sul territorio. Da fonti locali, l’offensiva contro le FDLR non è seria e serve solo per far rinnovare il mandato alla MONUSCO. Il pericolo di invasione del Rwanda rimarrebbe intatto», spiega un professore universitario ugandese sotto anonimato.

Nel comunicato di Kobler pronunciato la seconda settimana di marzo, si parla di integrare i miliziani delle FDLR nel programma DDRRR. Una proposta che non è assolutamente irrealizzabile e che potrebbe nascondere una pericolosa insidia.

Il Programma DDRRR prevede il disarmo e la smobilitazione delle FDLR per essere rimpatriate e reinserite nel tessuto sociale del Rwanda. Per ovvie ragioni di sicurezza il Governo di Kigali non accetterà mai il rimpatrio di migliaia di genocidari che hanno l’obiettivo di attuare un cambiamento di regime e terminare il “lavoro del 1994”.

Fin quando queste forze terroristiche sono ubicate oltre i confini del Congo l’esercito ruandese può facilmente localizzarle e contrastarle. Una volta che sono infiltrate nella popolazione ruandese il controllo delle loro attività diventa quasi impossibile.

Altrettanto strano è il cambiamento della linea adottata fino ad ora dalla MONUSCO che ha praticamente difeso le FDLR evitando ogni serio confronto militare fin dal 2013. Al contrario la MONUSCO sempre nel 2013 ha stretto precisi accordi di collaborazione con le FLDR per combattere la ribellione del M23.

Se l’attuale offensiva fosse veramente genuina quali rapporti di forza sono cambiati nella regione?

Dobbiamo supporre che il campo francofono capeggiato dalla Francia abbia compreso i rischi e le difficoltà di supportare un’invasione FDLR in Rwanda?

Domande a cui è per il momento difficile rispondere. Occorre attendere lo sviluppo degli eventi anche se tra gli ambienti diplomatici della regione rimane radicato il dubbio che l’intera operazione militare sia solo una operazione di marketing.

La MONUSCO in previsione della conferma del suo mandato ha annunciato una modernizzazione delle sue forze, rendendole più flessibili e concentrate nella regione del Ituri (est del paese) e nella provincia del Katanga. Il quartiere generale verrà spostato da Kinshasa a Goma.

La scelta del Katanga non è casuale. Da dicembre 2013 è evidente che la prossimo pericolo mortale proviene alla ribellione separatista del Katanga e dal suo Governatore che di fatto ha trasformato la Provincia in uno Stato semi autonomo controllando l’amministrazione e pagando personalmente i reggimenti del esercito regolare stanziati nel Katanga.

«Occorre impegnarsi a fondo per la pace al fine di permettere lo svolgimento delle elezioni amministrative previste per l’inizio del 2015. Le offensive militari e il programma DDRRR devono essere accelerate in collaborazione con il Governo di Kinshasa e con i Donors. E’ estremamente importante», dichiara Kobler in una conferenza stampa indetta ieri (19 marzo) a Goma.

La conferenza stampa è stata preceduta il 18 marzo dalla conferenza del Inviato Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Regione dei Grandi Laghi: Mary Robinson. Alla conferenza stampa erano presenti le autorità del governo centrale congolese, vari responsabili ONU e ONG nazionali ed internazionali. La conferenza era presieduta da un rappresentante delle ONG.

Secondo le testimonianze riportate da due partecipanti, un congolese e un volontario umanitario occidentale, la conferenza ha sfornato soltanto banali discorsi sulla pace, la stabilizzazione e l’unità del Paese. Il pubblico era composto per la maggior parte da ONG congolesi ed internazionali che hanno attuato un atteggiamento questuante nella speranza di ricevere ulteriori finanziamenti. Le fonti affermano che i diplomatici presenti erano visibilmente imbarazzati.

L’elemento più importante di questa conferenza è l’allineamento della Mary Robinson sulle posizioni di Martin Kobler che contrasta le profonde divisioni strategiche e politiche tra le due autorità delle Nazioni Unite evidenziate per tutto il 2013, che porta a supporre ad una vittoria della linea politica di Kobler presso il Palazzo di Vetro.

Il “cedimento”, politico della Robinson era stato già individuato in un suo intervento pubblicato  il 01 marzo 2014 sul settimanale The East African: “Finalmente una pace durevole é alla portata del popolo del Congo orientale”. Nell’intervento Mary Robinson aveva proposto la linea trionfale e ottimistica di Kobler evitando accuratamente di affrontare il delicato problema del gruppo terroristico ruandese, come invece aveva sempre fatto per tutto il 2013.

 

 

 

 

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