La settimana comincia con il fallimento del vertice tra i paesi produttori di petrolio, riuniti ieri a Doha, nel Qatar, con l’obiettivo di congelare la produzione e far risalire le sempre più basse quotazioni del greggio sui mercati internazionali. Intanto l’oro nero ha segnato il maggior ribasso da due mesi. Le nazioni presenti sono state: Russia, Qatar, Venezuela, Algeria, Angola, Arabia Saudita, Azerbaigian, Ecuador, Indonesia, Iraq, Kazakistan, Kuwait, Messico, Nigeria, Oman ed Emirati arabi.
L’accordo sarebbe saltato per le difficoltà di conciliare le posizioni, in particolare tra Arabia Saudita e Iran, poiché l’Arabia ha posto il veto su un possibile accordo che non avesse incluso anche la partecipazione di Teheran. Infatti, l’Arabia ha insistito perché nel testo comparisse un riferimento esplicito all’Iran. Così, ha prevalso la tensione tra i due Paesi e il vertice è stato per lungo tempo bloccato in uno stallo nella ricerca di un compromesso, mai arrivato, sul testo finale dell’intesa. Ma il governo di Teheran, da poco uscito dall’embargo che per anni ha tagliato fuori il Paese dal commercio internazionale, non ha preso parte alla riunione manifestando la sua piena contrarietà ad accettare il congelamento del suo tasso di produzione e il limite al proprio export petrolifero.
Dal punto di vista tecnico, gli analisti erano unanimi nel sostenere che il congelamento non sarebbe stato abbastanza per ottenere un rialzo dei prezzi, per il quale sarebbe invece servito un taglio. Infatti, il minimo che si attendeva dal vertice era uno stop alla crescita delle estrazioni.
Nel video Mark Thornton, economista statunitense, ritiene che i produttori di petrolio hanno fatto i conti con il crescente ruolo dell’Iran nei mercati del petrolio, dopo la revoca delle sanzioni.
(video tratti dai canali YouTube di PressTV News Videos e RT)