Alla vigilia della Epifania, reparti dell’Esercito federale etiope hanno oltrepassato il confine con il Sudan, nella zona di Sariba Grand Fashaga, adiacente alla regione etiope del Tigray. La notizia è stata data dal quotidiano ‘Sudan Tribune’. L’attacco è avvenuto all’alba. In un primo momento le truppe etiopi hanno sbaragliato la locale guarnigione militare, avanzando di qualche chilometro. Il contrattacco sudanese è stato organizzato inviando reparti scelti dei paracadutisti e delle forze speciali Rapid Support Forces, responsabili del genocidio nel Darfur, della tratta degli immigranti verso la Libia e del massacro di civili a Khartoum avvenuto durante la Primavera sudanese, il 3 giugno 2019.
La conferma degli scontri giunge dall’Esercito sudanese. «Una forza dell’Esercito sudanese composta dal Corpo dei paracadutisti e dall’intelligence militare ha respinto un attacco delle forze federali etiopi dotate di armi pesanti», si legge in una nota dello Stato Maggiore inviata al quotidiano ‘Sudan Tribune’. Alcuni alti ufficiali sudanesi escludono categoricamente che si tratti di milizie etiopi, in quanto la forza di invasione era dotata di armamento pesante. La cattura di un soldato etiope con in dotazione una mitragliatrice pesante Goryunov costituisce prova inconfutabile secondo Khartoum
Una seconda forza di invasione etiope sarebbe stata respinta, dopo pesanti combattimenti, nella zona di confine di Alallaw. Secondo le autorità sudanesi, questa seconda colonna dell’Esercito etiope sarebbe stata supportata dai miliziani fascisti Amhara, che si sono abbandonati a saccheggi e violenze.
Al momento non si ha notizia di eventuali dichiarazioni di guerra.
La presenza delle milizie fasciste Amhara, responsabili di stupri, saccheggi e massacri in Tigray, è stata confermata anche nelle zone rurali adiacenti alla città di El Galabat. Appoggiate da una seconda milizia etiope, denominata Shifta, gli Amhara hanno attaccato vari villaggi, uccidendo un numero imprecisato di contadini. I miliziani si sono dileguati all’arrivo delle forze speciali sudanesi. Gli incidenti di El Galabat sono stati riferiti da ‘Radio Dabanga’, la famosa radio del Partito Comunista Sudandese che giocò un ruolo decisivo durante la Primavera sudanese, che pose fine alla trentennale dittatura di Omar El Bashir.
Il Governo di Addis ha imposto il silenzio stampa sul fallito raid militare in Sudan, per poter dare una propria versione dei fatti. Secondo il premier Abiy Ahmed Ali, gli scontri sarebbero avvenuti in territorio etiope. I soldati federali avrebbero sopraffatto e respinto le truppe d’invasione sudanese.
L’Etiopia ha chiesto al Sudan di ritirare le sue forze dal territorio di confine conteso prima di ripristinare i colloqui a lungo in sospeso per stabilire la posizione esatta del loro confine di 744 km.
Nella sua conferenza stampa bisettimanale di martedì, la portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Etiopia, Dina Mufti, ha affermato che l’Etiopia ha una ferma posizione per risolvere il conflitto di confine con il Sudan attraverso il dialogo e ritiene che la guerra non sarebbe una soluzione alla controversia.
Non è la prima volta che i federali tentano di invadere il Sudan. A metà dicembre reparti dell’Esercito etiope e milizie Amhara avevano teso una imboscata ad una unità di fanteria all’interno del territorio sudanese, uccidendo 4 uomini, tra cui un ufficiale dell’Esercito, e ferendone altri 12. L’imboscata fu seguita da una battaglia nei pressi di Jebel Abu Teyyour e scontri minori avvenuti nelle aree di Al-Osra e Al-Quaraysha.
Fonti diplomatiche ci informano che l’escalation militare tra Sudan ed Etiopia rischia di trasformarsi in un conflitto aperto, collegato alla disputa per lo sfruttamento delle acque del Nilo e la mega diga etiope Grande Rinascita (GERD). I colloqui sul Nilo erano ripresi dopo Capodanno, e una riunione tra Egitto, Etiopia, Sudan, per risolvere la pericolosa diatriba evitando un conflitto regionale, era prevista per domenica 10 gennaio. Prima dell’attacco etiope il Governo sudanese aveva espresso riserve sulla sua partecipazione alla riunione. «Sulla base del risultato della riunione ministeriale a tre tenutasi domenica 3 gennaio, il Sudan ha chiesto la convocazione di una riunione bilaterale con gli esperti e gli osservatori dell’Unione Africana per la sera», ha dichiarato il Governo sudanese.
Dopo l’insensata avventura militare in territorio sudanese i rischi di un conflitto regionale sono aumentati a dismisura.
La situazione è aggravata dalle promesse fatte da Abiy Ahmed Ali alla leadership Amhara per una ricompensa per lo sforzo bellico delle milizie fasciste in Tigray, condotto dal 4 novembre ad oggi. I territori sud del Tigray sono di fatto già annessi alla regione Amhara e sono amministrati direttamente dalle autorità di Bahir Dar. Il premier etiope ha promesso alla dirigenza Amhara anche territori sudanesi che, secondo lui, appartengono all’Etiopia. Le due offensive (entrambe fallite) di fine 2020 e inizio 2021 sono volte a occupare questi territori per annetterli alla regione etiope dell’Amhara.
L’avventura militare dello scorso 5 gennaio è stata ordinata anche per sventare una offensiva del TPLF dal Sudan, secondo fonti locali. Infatti, il conflitto nel Tigray continua e non nel migliore dei modi per il governo federale. Secondo testimoni oculari sia etiopi che sudanesi, i soldati del TPLF starebbero già usando il Sudan come base sicura per aprire un secondo fronte contro l’Esercito federale. Il primo fronte è ubicato a nord, dopo la zona montagnosa della città di Adigrad. Fonti diplomatiche parlano di violenti scontri al nord ovest del Tigray in cui le truppe federali avrebbero subito ingenti perdite. Informano inoltre, che la richiesta avanzata da Abiy al regime dittatoriale di Asmara di ritirare le sue truppe dal Tigray è stata ritirata, in quanto i soldati eritrei sarebbero ora necessari per fermare l’offensiva del TPLF. Due episodi confermano queste informazioni. Presso la località di Endabaguna martedì si sono verificati intensi scontri tra l’Esercito tigrino e l’Esercito eritreo. Il TPLF afferma di aver riportato la vittoria uccidendo oltre 500 soldati eritrei. Asmara non può controbattere per non ammettere che il suo Esercito è in Tigray a combattere al fianco dei federali.
L’intervento eritreo è stato chiesto da Abiy e prontamente accettato, in quanto il dittatore Isaias Afwerki avrebbe colto l’occasione per regolare vecchi conti in sospeso con i suoi ‘cugini’ trigrini del TPLF. Avrebbe, inoltre, ricevuto la promessa di annettere all’Eritrea territori del Tigray. La presenza delle truppe eritree è sempre stata tenuta segreta sia da Asmara che da Addis Ababa, nonostante varie fonti (compreso il Pentagono) avessero informato della loro presenza. Il Governo etiope fino ad ora aveva liquidato queste informazioni come pura fantasia, accusando giornalisti occidentali di veicolare la propaganda del TPLF.
Giunge come una doccia fredda in pieno inverno la sorprendente dichiarazione del maggiore generale Belay Seyoum, capo della Divisione Nord dell’Esercito etiope. In un video postato sui social ha confermato la presenza degli eritrei in Tigray. «Una forza straniera indesiderata è entrata nel nostro territorio durante i combattimenti nel Tigray. L’Esercito eritreo è entrato da solo nel nostro territorio, questo deve essere chiarito», ha dichiarato, senza specificare quando i soldati abbiano attraversato il confine, dove siano andati, e se ancora siano in Etiopia.
Il premier etiope, esterrefatto, ha accusato il generale Seyoum di ingratitudine. Nessuna misura disciplinare verrà presa però, in quanto la rimozione del generale Seyoum significherebbe una rivolta all’interno delle Forze Armate. La Divisione Nord, composta da reparti di elite, di fatto è stata ricomposta con altre unità, in quanto la maggioranza dei soldati è passata al TPLF e sta combattendo i federali. Secondo informazioni riservate, l’attuale offensiva del TPLF riscontrerebbe successo, in quanto molti soldati etiopi non hanno alcuna intenzione di uccidere i loro ‘fratelli’. La presa di posizione del generale Seyoum rappresenta una svolta inaspettata.
Vi è il rischio che l’Esercito si stanchi delle sanguinose avventure militari di Abiy. Alcuni osservatori regionali azzardano la possibilità di un colpo di Stato condotto dall’Esercito per rimuovere e processare il Premio Nobel per la Pace Abiy.
L’Esercito federale etiope ha annunciato ieri di aver ucciso 4 alti dirigenti del TPLF. Il portavoce del TPLF, Sekoture Getachew e Daniel Assefa, l’ex capo dell’Ufficio finanziario del Tigray, Zeray Asgedom e Abebe Asgedom. Altri 9 sarebbero stati arrestati. Tra essi Teklewoini Assefa, ex CEO della Relief Society of Tigray (REST), Solomon Kidane, ex capo dell’Ufficio per lo sviluppo urbano del Tigray, Gebremedhin Tewolde, l’ex capo del Tigray Trade Bureau e Woldegiorgis Desta, l’ex capo dell’Ufficio dei trasporti del Tigray.
Al momento la notizia è stata pubblicata solo dalla agenzia stampa turca ‘Anadolu’. I media internazionali al momento hanno deciso di attendere maggior informazioni per timore che sia una fake news diffusa dal Governo.