Facciamo chiarezza. Che è la prima, e più importante, forma di igiene mentale. Matteo Renzi ha vinto, è padrone di tutto. Partiti: suo e altrui. Istituzioni: Parlamento, Governo, Presidenza della Repubblica, annessi e connessi. Opinione pubblica: come evidente da Elezioni Europee, sondaggi e, soprattutto, percettibile consenso. Rapporti Internazionali: vedi il vittorioso blitz prolungato che ha portato Federica Mogherini alla guida della diplomazia dell’Unione Europea, e, conseguentemente, anche alla Vicepresidenza della Commissione. E tutto il resto. E’ probabile goda di schiaccianti maggioranze anche nel Capitolo Generale francescano e nell’Associazione Amministratori di Condominio.
E allora dire e scrivere, come fanno gran parte di Giornali e Telegiornali sull’Articolo 18, che “Vince Renzi”, è delicato eufemismo. Renzi, come da facili previsioni, non ha solo vinto: ha spianato gli oppositori, sbeffeggiato i recalcitranti, imposto, con maschia gioventù, la propria fiorentina volontà. Il consenso dei giovani furbi (già giovani turchi) è epigono e prodromo dei tanti disinvolti balzi sul Carro del Trionfo. E Renzi non ha neppure bisogno di mostrare in catene i Massimo D’Alema e i Pierluigi Bersani, ormai più che fieri Vercingetorige, dimessi Presidenti dell’Associazione Combattenti e Reduci che emettono l’ultimo ruggito del topo.
Intendiamoci: bene, e grazie a Renzi per velocità, rottura di incrostazioni e sistemi di poteri apparentemente inscalfibili, dimostrazione che se si vuole si può rivoluzionare l’esistente. Ma l’impetuoso torrente del nuovismo renziano, ingrossato da residui e relitti d’ogni genere, costituito, come giustamente scrive Marco Travaglio su il Fatto, da “pressappochismo, ignoranza crassa, menzogna sistematica”, sta tra inquietante postfuturismo marinettiano, mirabolanti promesse di Wanna e Stefania Marchi, assicurazioni di guadagni da gattovolpe del Maddoff dei Parioli.
La speranza è che, invece di piangersi addosso sperando in improbabili rivincite (e meschini, per quanto fallimentari, agguati) ci sia qualcuno capace di costruire un doporenzi all’insegna del meglio, non del meno peggio. Il coraggio, a volte, chi non ce l’ha se lo può dare.