domenica, 2 Aprile
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Dibba – Tafazzi non ha capito niente, intanto l’Italia alle corde da Francia e Germania

Mi colpisce sempre, confesso, il modo in cui la nostra stampa, anche la migliore, si perda dietro alle affermazioni più ignoranti, estemporanee e gridate dei nostri politicanti (ormai solo roba così ci resta), invece di badare, e quindi invitarli a badare, alle cose serie e per di più in modo acritico.
Il clamore sciatto e volgare elevato intorno al colonialismo della Francia ne è un esempio clamoroso.

L’intervento del vero uomo forte dei 5S, Dibba (Alessandro Di Battista), contro ilcolonialismofrancese, che secondo lui usa una moneta per costringere quei Paesi alla povertà, ‘urlatomentre affogavano 117 persone (Di Battista, persone, esseri umani, benché neri di carnagione e dei quali il medesimo diceva in pratica che non gliene fregava nulla), altre 45 venivano salvate per un pelo dall’unica imbarcazione di soccorso restata nel Mediterraneo e altre oltre cento venivano raccolte da una nave mercantile e riportate in Libia per ordine del nostro sedicente premier: un reato gravissimo, come ho spiegato per l’ennesima volta solo ieri, se ci fosse un magistrato in Italia che voglia occuparsene male non farebbe, qualora abbia digerito, la cena sontuosa della signora Chirico. Quel mare una volta era ‘mare nostrum’, mentre ora, per ordine di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, noi manco il pediluvio ci facciamo (sempre Tafazzi).
Un intervento quello di Dibba, peraltro tutto visibilmente preparato al tavolino -con Casaleggio & co. la cosa più grave questa ‘esternalizzazione’ sistematica della politica-, una cosa talmente evidente da essere ridicola … non dico che Fazio fosse d’accordo, ma che ne sapesse qualcosa era evidente; ma non importa, sorvoliamo, anche lui è sotto attacco,

Vediamo un po’ di fare mente locale.
Cominciando subito dalla sciocchezza clamorosa dell’intellettuale dei 5S, altrimenti noto come Dibba, a proposito del fatto che il franco francese per l’Africaaffamal’Africa.
A parte il fatto che al massimo affamerebbe i Paesi che lo usano (quindici se non sbaglio), a parte il fatto che garantisce a quei Paesi stabilità monetaria (che non è un male, per zone in cui spesso l’inflazione è a due cifre), a parte il fatto che, come ha detto l’altra sera Carlo Cottarelli, è una sciocchezza perché non solo quei Paesi sono tra quelli che crescono di più in Africa, ma specialmente perché da quei Paesi i migranti in arrivo in Europa sono pochissimi. Certamente l’autonomia monetaria permetterebbe le ben note (ma alla lunga pericolosissime) svalutazioni competitive, che hanno portato l’Italia sull’orlo del collasso. Richiederebbe anche uno sviluppo notevole della politica economica. Ma specialmente, richiederebbe la nascita in quei Paesi di un ceto politico moderno e capace di gestire un mercato finanziario moderno. Che tutto ciò sia ‘ostacolato’ dalla Francia è di una evidenza banale, ma dire che le migrazioni africane dipendono da quello perché è il franco che determina povertà, è ridicolo, non lo dicono nemmeno gli avversari più noti di quella moneta come Fanny Pigeaud e Ndongo Samba Sylla, autori di un libro famoso in materia (‘L’arme invisible de la Françafrique : Une histoire du franc CFA’).

E dunque, mi consentirà il dottore di ricerca in non so cosa Di Battista, ma, senza offesa, non ha capito proprio niente: glielo dice, un po’ crudamente lo ammetto, uno specialista in materia.

Altro che il franco! L’Africa è stata terreno di conquista del colonialismo più becero, prima e dopo (attento sig. Di Battista, ‘dopo’) la cosiddetta decolonizzazione. Nella quale, certamente, certissimamente, la Francia ha brillato per atteggiamenti razzisti e colonialisti, e ha cercato in tutti i modi di mantenere un rapporto di dipendenza con le colonie, ma ha fatto ciò che hanno fatto tutti -e quando dico tutti intendo proprio tutti gli altri- sfruttando quei territori, prendendosi le risorse naturali delle quali sono ricchissimi, ma specialmente ‘portandoli’ all’indipendenza in maniera da favorire gruppi di potere non solo a loro vicini, ma di rigore morale a dir poco infimo!
E, caro signor Di Battista, in Africa a fare queste porcate non c’era solo la Francia, ma, tra gli altri, c’era anche l’Italia, che in materia di colonialismo e razzismo non è stata, purtroppo, seconda a nessuno, anche se è vietato parlarne. Basterebbe vedere cosa è accaduto ai Paesi ex colonie italiane. Se lo ricorda cosa è accaduto in Somalia, e in Etiopia (solo l’altro giorno, finalmente, il capo del Governo etiope è venuto per la prima volta in Italia) in Eritrea e in Libia, specialmente in Libia? Se non ‘se lo ricorda’ legga il romanzo ‘I fantasmi dell’Impero’ di Consentito, Dodero e Panella, tranquillo è breve.

Lo sa, signor Di Battista, che tra i Paesi europei la classifica dei Paesi con il maggior numero di immigrati vede al primo posto (e di gran lunga) la Germania, e l’Italia è solo quarta dopo … la Francia?

Lo sa che gli italiani sono il terzo gruppo di cittadinanza più numeroso residente all’estero, cioè che noi emigriamo (non soltanto emigrammo) più di quanti da noi immigrano?

Lo sa che i tre maggiori gruppi di migranti per provenienza in Italia sono nell’ordine, tunisini, eritrei e sudanesi, mentre da altri Paesi (incluso il Mali, dove è in corso una rivoluzione per l’autodeterminazione dei Tuareg, osteggiata sicuramente anche dalla Francia, ma della quale non mi risulta che nessuno di voi abbia mai parlato) sono minime percentuali? E la Tunisia è una ex colonia francese, che non usa il franco coloniale e non ha francesi fra i piedi, dopo la rivoluzione di qualche anno fa.

Dopo la cosiddetta decolonizzazione, non solo i Paesi coloniali, ma molti Paesi dell’Occidente hanno largamente sfruttato i Paesi appena giunti all’indipendenza in vari modi, tra cui gravissimo, lo sfruttamento agricolo con la creazione di Paesi interi monoculturali, e quindi in crisi appena i prodotti ivi coltivati andavano in crisi (spesso determinate dalle grandi multinazionali specialmente statunitensi) e lo sfruttamento delle risorse minerarie: dai diamanti ai metalli rari adatti per i prodotti elettronici. Ma lo sfruttamento accade anche grazie al fatto che i governanti locali sono spesso corrotti fino al midollo e quindi sono ‘complici’ di chi li sfrutta.
E potrei continuare.

Tutto ciò solo per dire, che il tema della moneta è una sciocchezza colossale, di minima rilevanza, che voi usate cinicamente solo per fare propaganda. Dite la verità: il problema è il colonialismo e la attuale povertà. Non basta salvarsi la coscienza (si fa per dire) con qualche investimento qua e là, occorre una politica, una politica internazionale, e quindi relazioni internazionali e autorevolezza.

E poi, che propaganda fate? antiFrancia e Germania e antiEuropa. Appunto: Tafazzi.

Tafazzi anche perché il problema non è solo che danneggiare l’Europa è danneggiare sé stessi, ma principalmente, ma questo proprio i nostri politicanti non lo capiscono -io credo che non lo capiscano proprio, non che vogliano fingere di non capirlo- perché attaccare così Europa e singoli Stati ci isola e ci impedisce innanzitutto di trattare proprio sulle cose che dovrebbero interessarci di più, ad esempio i migranti.

Come si fa a non capire che la nostra posizione geografica è tale che noi non abbiamo alternative: o accettiamo i flussi, negoziando con l’Europa le ricollocazioni (ma in maniera seria e non con i trucchi che abbiamo fatto finora), oppure come fa Salvini, lasciando affogare i migranti in barca, o lasciandoli in condizioni inumane in Libia, e ora anche vaganti per l’Italia senza un tetto e alcuna assistenza … una cosa da selvaggi, tanto per dirla in termini semplici.

A proposito, lo sapevate? Ora Salvini, poverino, ha anche ‘paura di andare a schiantarsi’ e non ci dorme la notte, suvvia, mandiamogli dei fiori, dei cioccolatini, uno psicologo … il prete no, ha già rosario e Vangelo e l’avvocato del popolo gli ha certo fatto baciare la foto di Padre Pio!

Ma Tafazzi ha anche un altro aspetto: quello per cui isolamento sta a significare esclusione. Lo sto scrivendo da mesi, ma come si fa a non capire che, vista la nostra politica folle, un po’ alla volta il resto dei Paesi europei comincia a chiedersi se non sia meglio realizzare il vecchio (e mai dismesso) progetto franco-tedesco: una Europa centro settentrionale, senza Paesi mediterranei, a cominciare dall’Italia, e, anche senza Paesi dell’est europeo che si sono rivelati peggio perfino dell’Italia.
Il progetto, non a caso, ha visto in questi giorni due passi importantissimi e largamente sottovalutati dalla stampa: non dico dai politici, figuriamoci con il provincialismo che regna sovrano tra di loro. Si tratta dell’accordo tra Francia e Germania, in cui si fanno due cose fondamentali: si creano strutture governative comuni (sulla falsariga forse della originaria CECA) e si pongono le basi per un sistema di difesa comune. Sarebbe nostro interesse vitale, ripeto vitale, partecipare ad entrambe le cose, specialmente alla seconda, e invece ne siamo stati tagliati fuori brutalmente e rischiamo anche di trovarci la Germania tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e così Salvini e Di Maio saranno contenti, così come sono contenti e soddisfatti degli insulti alla Francia e alla Germania; loro, invece, non insultano, fanno, ci mettono fuori dai giochi (come si fa a non capirne la gravità?). La Germania si ritira dall’accordo Sophia, poi ritrattano a mezza bocca. Ciò, però, vuol dire ‘da ora in poi non ci provate nemmeno a chiederci di prendere un migrante raccolto da voi’: avete chiuso i porti (una cosa vergognosa) e allora non ci sono più migranti da distribuire. È cinico, certo. Ma perché è dolcemente affettuoso e generoso, fare affogare o mettere in campi di concentramento migliaia di persone?

Se non si capisce tutto ciò, non si rischia di finire nei guai: si è nei guai e fino al collo. Attenti, perché le forze economiche, gli imprenditori (anche quelli del nord, anzi, specialmente loro) lo stanno comprendendo e, non potendo fare di meglio, attenti ripeto perché potrebbero andarsene anche loro, come già molti fanno.

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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