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Deflazione: Fitch vede nero

Euro deflazione

Eurostat rivede al rialzo i dati sull’inflazione in Europa, ad agosto infatti il tasso di inflazione annua nell’area euro si è attestato allo 0,4%, (la stima diffusa a fine agosto, che indicava il tasso in calo allo 0,3%)  stabile rispetto al mese precedente. L’Italia continua invece ad essere in deflazione (-0,2) rispetto alla media europea (0,5%). Fra gli Stati membri, oltre all’Italia, gli Stati in deflazione sono Bulgaria (-1%), Spagna (-0,5%), Italia, Estonia, Grecia e Slovacchia (-0,2%) e Polonia e Portogallo (-0,1%). Tasso in rialzo per  Austria e Regno Unito (+1,5%), Romania (+1,3%) e Finlandia (+1,2%).

E sempre in tema di deflazione Fitch vede nero per l’Italia. Secondo l’agenzia  il rischio di deflazione nell’Europa è  «significativo e crescente» e l’Italia rischia più degli altri. Su questo fronte  Fitch esamina l’eventualità di uno scenario shock di tipo giapponese. «Una protratta deflazione – si legge nel rapporto – potrebbe aumentare l’incertezza sulla capacità della Bce di offrire un’efficace risposta, indebolire il meccanismo di trasmissione monetaria e riaccendere il dibattito su possibili uscite dall’euro tale scenario  porterebbe probabilmente a una serie di downgrade, specialmente nei Paesi periferici».

E per quanto riguarda l’Export, cresce su base annua (+1,1%)  mentre scendono le importazioni (-1,4%). Rispetto a giugno – certifica l’Istat -, si rileva una diminuzione tanto delle esportazioni (-1,6%) quanto delle importazioni (-2,5%).  La diminuzione congiunturale dell’export è determinata principalmente dalla contrazione delle vendite verso i mercati Ue (-2,7%), cui si associa una contenuta flessione di quelle verso i paesi extra Ue (-0,3%). Il calo delle vendite all’estero è comune a tutti i principali raggruppamenti, ma è particolarmente intenso per i prodotti energetici (-6,7%).  La flessione congiunturale degli acquisti dall’estero riguarda entrambe le aree con analoga intensità: -2,6% per i paesi extra Ue e -2,5% per quelli Ue. La diminuzione è estesa a tutti i principali raggruppamenti di beni, a eccezione dei prodotti energetici (+0,3%).

Nel trimestre maggio-luglio 2014, la positiva dinamica congiunturale delle esportazioni (+0,7%) è determinata dall’area extra Ue (+1,7%) mentre le vendite verso l’area Ue risultano stazionarie.  In espansione le vendite di beni di consumo non durevoli (+1,6%), strumentali (+0,7%) e prodotti intermedi (+0,6%). L’aumento dell’import (+2,5%) riguarda sia l’area Ue (+2,6%) sia l’area extra Ue (+2,5%).

A luglio 2014, la crescita tendenziale dell’export (+1,1%) è la sintesi dell’incremento delle vendite verso l’area Ue (+2,5%) e della diminuzione di quelle verso l’area extra Ue(-0,5%).  Nello stesso periodo, la diminuzione tendenziale delle importazioni (-1,4%) riguarda soltanto l’area extra Ue (-5,6%) mentre per l’area Ue si registra un incremento del 2,2%. Saldo commerciale è positivo (+6,9 miliardi) in ampliamento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (+6,0 miliardi). Si registra un avanzo sia con i paesi extra Ue (+3,5 miliardi) sia con quelli Ue (+3,3 miliardi). La bilancia commerciale al netto dei prodotti energetici è attiva per 10,9 miliardi.

Notizie non incoraggianti arrivano dalle imprese: il 12% ha infatti ridotto il personale mentre il 9% a causa della crisi è stata costretta a ridurre gli stipendi dei propri collaboratori. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata da  GFK Eurisko per Zurich Insurance Group (Zurich) sulle piccole e medie imprese.

L’indagine mostra che per far fronte all’elevato livello di competitività e al protrarsi del calo della domanda, oltre che per attrarre nuovi clienti ed estendere l’attività’, il 20% delle Pmi ha ridotto i prezzi (+24% rispetto allo scorso anno), mentre raddoppiano all’11% le imprese che sono impegnate ad ampliare l’attività’ verso il mercato locale e al 12% quelle che hanno ampliato le loro esportazioni.  In risposta alla crisi, il 22% delle Pmi si è concentrato sulla diversificazione della gamma dei prodotti e dei servizi (+13% rispetto allo steso periodo del 2013) e raddoppiano rispetto al 2013 le imprese che richiedono finanziamenti o ampliamenti delle linee di credito e che investono nell’analisi e valutazione dei rischi. L’indagine evidenzia anche che, a fronte di una crescita economica che rimane modesta, l’8% delle Pmi italiane ha valutato l’opportunità’ di chiudere ed e’ più che raddoppiato (9%) il numero delle imprese che hanno chiesto nuovi investimenti o ampliamenti delle linee di credito per proseguire l’attività’ e finanziare la crescita.

Per Marco Delpino – Head of Market Facing Underwriting di Zurich in Italia – «sebbene lo studio evidenzi grandi differenze tra i diversi paesi oggetto dell’analisi – ritengo vi sia un elemento comune rappresentato, generalmente parlando, dalla rinnovata fiducia con la quale le Pmi guardano al futuro.  La ricerca evidenzia che in Europa la crescita economica e l’inflazione restano deboli, e poche aziende puntano a incrementare le assunzioni, i salari o all’espansione in nuovi mercati: in Italia in particolare molte Pmi hanno ridotto il personale e gli stipendi e proseguito nel trend di riduzione dei prezzi. Emerge però con chiarezza che le imprese vogliono investire sulla diversificazione dell’offerta per attrarre nuovi clienti. Zurich, grazie al suo know how nel settore aziende, si è spesso dimostrata un partner strategico per le aziende, poiché in grado di offrire una consulenza professionale di altissimo profilo corredata da soluzioni assicurative specifiche e modulari per tutelare le pmi nei confronti di possibili rischi. In questo modo è possibile garantire alle imprese quella protezione necessaria per affrontare serenamente nuove sfide e raggiungere così i propri obiettivi di crescita».

In un quadro di economia debole anche la corazzata tedesca inizia a soffrire, gli economisti tagliano infatti le stime sul Pil 2014, portandolo a + 1,5 dal 1,8 previsto. Non andrà meglio nel 2015: per  l’istituto economico Diw il Pil si attesterà all’1,8% contro il 2% previsto «anche la Germania non e’ immune da contraccolpi», ha spiegato il presidente del Diw Marcel Fratzscher, parlando di «rischi enormi, dal momento che la congiuntura nell’eurozona procede ancora a stento». E’ invece Stefan Schilbe, dell’associazione banche private, a parlare di ”crescita anemica” nell’eurozona,  indicando come necessarie le riforme strutturali di Francia e Italia.

Buone notizie arrivano dalla Borsa che chiude in netto rialzo a + 1,55, stabile la chiusura dello spread a 137 punti sui livelli dell’apertura e in lieve flessione rispetto a ieri, dopo aver toccato un minimo di giornata di 134 punti. Il rendimento è al 2,42%.

 

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