Resta alto il livello di allerta per la sicurezza del Paese, sia in vista dell’apertura del Giubileo della Misericordia il prossimo 8 dicembre, sia per i focolai di guerra in Medio Oriente, che hanno visto l’intervento militare diretto di alcune potenze occidentali impegnate a fronteggiare l’avanzata del Califfato. Con la rivoluzione tecnologica, soprattutto digitale, il Cyberspazio da contenitore di possibilità ed opportunità, gradualmente, si è rivelato sorgente di nuove minacce criminali, catalizzando l’attenzione di Istituzioni ed aziende.
La globalizzazione, e la crescita esponenziale delle interconnessioni in rete negli ultimi anni, dopo un paio di decenni passati tra ritardi e trascuratezze, hanno visto i processi decisionali orientarsi verso l’attivazione di piani di sicurezza mirati alla difesa di strutture statali di rilevanza strategica per i vari ‘Sistema Paese’.
Sono stati attenzionati, in particolare, i sistemi informatici e informatizzati di valenza istituzionale, oggetto, secondo Antonio Apruzzese, Dirigente Superiore di Polizia di Stato, ed esponente dell’European Certification of Informatics Professionals (EUCIP) Security Adviser, di «una continua, e costante attività aggressiva, per lo più celata e non di immediata evidenza. Attacchi che, dalle più lievi ipotesi di semplice alterazione di pagine di presentazione, possono estendersi fino a compromettere la stessa funzionalità dei sistemi determinandone un vero e proprio collasso. Ipotesi che si appalesano di particolare ‘destabilizzante’ gravità qualora interessino strutture strategiche quali ad esempio quelle della difesa, della comunicazione, dei trasporti, dell’energia, dell’economia». Questo è solo una parte dello scenario di una guerra invisibile, che si combatte senza spargimenti di sangue sul teatro elettronico della ‘Rete’.
Nel corso di una serie di incontri settembrini tenutisi ad Assisi su terrorismo e flussi migratori, l’Ambasciatore e Direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), Giampiero Massolo, è intervenuto parlando di Internet come di uno dei più pericolosi centri di radicalizzazione. Ma anche del grado di vigilanza volto a conciliare, in vista del Giubileo, accoglienza e sicurezza. L’Ambasciatore, riferendosi alle criticità della Rete, ha evidenziato, che molti soggetti «rischiano di radicalizzarsi sul web, di farlo nel chiuso dei loro appartamenti, magari avendo contatto con persone della loro cerchia più stretta e quindi sono più difficilmente individuabili». Sul fronte delle ‘Infrastrutture critiche’, e la possibilità di queste, se attaccate, di paralizzare un Paese, il Direttore del DIS, ha illustrato in che modo il ‘Comparto di Intelligence’ lavori ogni giorno all’analisi degli elementi di criticità, e come «alla connotazione nuova della minaccia devono corrispondere nuovi ‘skills’ e un ‘core business’ dei Servizi di informazione allargato al cyber».