martedì, 21 Marzo
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Crisi dello Stato e Revisionismo Storico

Recentemente, un caso proveniente dall’Inghilterra ha riportato in primo piano il tema del Revisionismo Storico.

Nigel Biggar, Professore di Teologia Morale e Pastorale dell’Università di Oxford, ha affermato in un’intervista che bisognerebbe essere fieri dell’epoca del Colonialismo Britannico. Le affermazioni di Biggar hanno innescato una forte polemica all’interno dell’Università, tanto più che il Professore ha deciso di far partire un progetto universitario intitolato ‘Etica dell’Impero. Episodi di Revisionismo Storico non sono certo una novità, tanto più in un’epoca dominata da sistemi di comunicazione di massa che non prevedono alcun filtro; in questo caso, però, ci troviamo di fronte ad un evento peculiare per due ragioni: in primo luogo, il fatto che la nuova ‘teoria’ venga dalla Gran Bretagna e riguardi il tema del Colonialismo (cosa insolita in quanto, dal secondo dopoguerra in poi, la grandissima parte delle teorie revisioniste era stata volta a mitigare, quando non ad assolvere, le esperienze di Fascismo e Nazismo); in secondo luogo, il fatto che questa nuova ‘teoria’ sull’Imperialismo non venga dai chiassosi tavoli di un pub dei sobborghi di Londra, ma dalle austere cattedre di una delle istituzioni universitarie più prestigiose al mondo.

Per tentare di analizzare i fatti con più consapevolezza, è necessario fare alcune riflessioni.

In primo luogo, la Storia è una scienza e, in quanto tale, è in divenire. Non si può pensare alla Storia come un qualcosa di fissato per sempre in modo inequivocabile: ogni scienza rispecchia le conoscenze del proprio tempo; la cosa è tanto più vera per quanto riguarda una scienza umana, priva della possibilità di fare esperimenti di laboratorio. È dunque necessario che gli storici mettano in dubbio le versioni attuali alla luce di nuovi documenti e di nuovi punti di vista: la difficoltà sta nell’essere in grado di approcciare questa analisi critica della Storia seguendo un metodo scientifico.

Inoltre, la Storia è soggetta a manipolazioni: come è stato ripetuto più volte in svariate sedi, la Storia è scritta dai vincitori. In relazione a questo dato incontrovertibile, il compito dello storico è anche quello di vedere i fatti con quanto più distacco possibile e, al fine di procedere ad un’analisi valida, saper riconoscere gli eventi dalle ‘narrazioni degli eventi’.

Spesso, quando ci si è trovati di fronte a casi di Revisionismo storico, si è sentito argomentare proprio che la nuova teoria vedeva i fatti da un punto di vista differente da quello proposto dai vincitori o che non era possibile scrivere la Storia in una versione cristallizzata e per sempre immutabile: a mancare in molti casi, però, è stato il metodo scientifico.

Facciamo qualche esempio.

Se si osservano fatti di un passato lontano, sarà possibile osservare molti casi in cui, con l’emergere di nuovi dati e la scoperta di nuovi documenti, la posizione della comunità degli storici è venuta a cambiare. Si pensi al radicale mutamento di posizione su un fenomeno come la conquista dell’America centro-meridionale da parte dei coloni spagnoli e portoghesi: ancora nel XIX secolo, un compositore di successo come Gaspare Spontini (1774-1851) fu autore di un’opera dal titolo ‘Fernand Cortez‘ (1809) che, ispirata alla figura del conquistador  Hernán Cortés (1485-1547), esaltava la figura dell’europeo civilizzatore; oggi questa visione dei fatti è stata totalmente superata soprattutto alla luce delle inaudite violenze perpetrate dai civili europei ai danni delle popolazioni locali. Un fenomeno simile si è avuto per l’America settentrionale, dove figure come quella del Generale George Armstrong Custer (1839-76) sono passate dal ruolo di martire a quello di carnefice.

Queste correzioni di rotta sono molto più semplici quando ci si trova di fronte a fatti lontani nel tempo, ovvero, quando chi li analizza è mono coinvolto e riesce, appunto, a storicizzarli. La cosa cambia quando si tratta di eventi più recenti. I principali casi di Revisionismo Storico, in epoca recente, riguardano infatti l’esperienza nazi-fascista (soprattutto in Germania e in Italia, ma con casi di non poco conto negli Stati Uniti ed altrove). Senza arrivare ai casi di Negazionismo della Shoa, che si basano sulla semplice negazione di prove oggettive, il caso più eclatante è stato quello di Ernst Nolte, storico e filosofo tedesco che considerò il Nazismo come una semplice reazione alla Rivoluzione Sovietica. In Italia, invece, la gran parte del Revisionismo si è basato su blande posizioni volte a ridurre il ruolo del regime italiano rispetto ai crimini messi in atto dai tedeschi (in pratica, portando avanti il falso mito degli “italiani brava gente”).

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