domenica, 26 Marzo
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Costa Rica al voto: si sceglie tra fede e ragione

Infine, si vota. Domenica 1° aprile i costaricensi andranno alle urne per decidere chi tra Fabricio Alvarado e Carlos Alvarado diventerà il prossimo Presidente della Repubblica. Due candidati dallo stesso cognome, accomunati anche dalla giovane età  -Fabricio 44 anni da compiere a maggio e Carlos appena trentottenne- ma diametralmente opposti. Conservatore il primo, progressista il secondo sono lo specchio di un Paese che, dopo una lunga tradizione di voto centrista, si attesta su posizioni radicali.

A scardinare le regole del voto, ci ha pensato una risoluzione della Corte Interamericana per i diritti umani che, l’8 gennaio  -a meno di un mese dalla prima tornata elettorale- ha intimato a una ventina di Paesi latinoamericani di legiferare a favore dei matrimoni tra le persone dello stesso sesso. Sembrava una disposizione innocua, eppure mezza Costa Rica è scesa in piazza a protestare per difendere i valori della famiglia tradizionale. Alla testa di questa protesta ecco assurgere Fabricio Alvarado, predicatore evangelico, cantante a tempo perso (di temi biblici), candidato di Restauración Nacional, partito praticamente ininfluente nell’attuale legislatura. Nel novembre 2017 i sondaggi lo davano in ultima posizione tra i sette papabili alla presidenza: lui e il suo partito raccoglievano un misero 1,8%. Due mesi dopo, quando ormai la decisione della Corte Interamericana diviene vincolante, Fabricio passa al 18%. La volata finale dell’ultima settimana, durante la quale estremizza ancor più la sua posizione, gli permette, il 4 febbraio, di vincere con quasi un 25% dei voti.

Dietro di lui, si apposta l’altro Alvarado, Carlos, candidato del PAC (Partido de Acción Ciudadana), il partito di Governo. Anche lui sembrava spacciato, ma la sinistra ha fatto blocco riuscendo a portarlo al 21%, una percentuale sufficiente per eliminare dal gioco i partiti tradizionali, il PLN e il PUSC.

Dal voto del 4 febbraio sorge una mappa che divide il Paese in due: da una parte le regioni costiere e agricole, che ritengono di essere state abbandonate dal Governo, hanno dato il voto a Restauración Nacional; dall’altra l’altopiano centrale, dove sorgono le principali città e dove sono raccolte le principali attività produttive, si è schierato con il PAC. È la prima volta che la Costa Rica si divide in maniera così radicale, dimostrando una frattura che pone in evidenza la protesta di una parte cospicua della popolazione, quella più volubile e indifesa che, abbandonati i partiti tradizionali, pone la proprio fiducia su una nuova forza.

 

Alvarado VS   Alvarado

Ma cos’è Restauración Nacional e chi è Fabricio Alvarado? Il partito nasce nel 2005 come gruppo politico che rappresenta la sempre più folta comunità evangelica del Paese. Nelle elezioni del 2010 e del 2014 riesce a raccogliere un deputato per periodo legislativo senza mai incidere più di tanto nelle votazioni che contano. Il suo programma si attiene all’applicazione dell’interpretazione delle Sacre Scritture: quindi, veto alla fertilizzazione in vitro, all’aborto, ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, alla legalizzazione delle droghe leggere.
Fabricio Alvarado aderisce dal primo momento al partito. Ex giornalista, ottiene il posto da deputato nel 2014, ma più che nell’assise congressuale, ha successo sul palco da dove arringa i fedeli evangelici del Centro Mundial de Adoración. Le sue prediche avvertono sui pericoli della società moderna e invitano ad attenersi esclusivamente all’interpretazione della Bibbia. Ha anche lui un superiore, un predicatore controverso, smascherato già nel 2013 da un programma di televisione del popolare ‘Canal 7’ che lo denuncia come un ciarlatano, uno dei tanti imbonitori che usano la fede e l’ingenuità delle persone per arricchirsi. E’ il tristemente famoso ‘vangelo della prosperità’ che obbliga i credenti a donare soldi, beni, proprietà al culto per ottenere in cambio salute, pace, amore. Nessuno scandalo, però, scalfisce l’unità del progetto evangelico proiettato nella vita politica del Paese.
Il fenomeno, di per sè, sarebbe rimasto circoscritto nonostante la perdita di fiducia e di fedeli della Chiesa cattolica. Da sempre Paese fortemente devoto, la Costa Rica da alcuni anni segue la tendenza latinoamericana, dove le chiese pentacostali fanno presa sulla vasta porzione della popolazione destinata alla povertà terrena attraverso le promesse di vita eterna e di perdono assicurato tramite generose donazioni al proprio pastore. Il discorso conservatore e intransigente, dopo l’ingiunzione della Corte Interamericana sul riconoscimento dei diritti delle persone LGBT, trova però terreno fertile anche nell’elettorato cattolico che spingono Fabricio al posto di primo eletto per il ballottaggio.

A partire da questo momento, attorno al predicatore si radunano gli sconfitti e i rappresentanti di quei partiti che la prima tornata ha spazzato via dal Congresso, coloro che subodorano la possibilità di rientrare nei giochi attraverso la porta di servizio e che, se la manovra riesce, otterranno bonus e benefici.  

Il profilo dell’altro Alvarado, Carlos, è meno appariscente e contradditorio. Un master in Scienze politiche, Ministro per lo Sviluppo e poi del Lavoro nell’attuale Governo, scrittore, una passione giovanile mai sopita per la musica progressive, insiste che non ripeterà gli errori del suo Presidente Luis Guillermo Solís, a cui la maggioranza dei costaricensi imputa l’impoverimento della qualità della vita di quella che una volta veniva chiamata la ‘Svizzera centroamericana’: dal narcotraffico, corruzione, aumento della criminalità, fino a giungere al traffico caotico, c’è poco da salvare nell’Amministrazione che si sta concludendo.

La campagna elettorale, intanto, è giunta agli sgoccioli. La polarizzazione di questo confronto inedito per la Costa Rica è tangibile sui social media, dove l’intolleranza, caratteristica finora sconosciuta nel processo elettorale locale, si spreca. Il voto, così importante per la congiuntura che vive il Paese, si darà la domenica di Pasqua, al termine di una lunga settimana di vacanze. Per alcuni uno scherzo del destino, per altri la prova che sulla sorte di queste elezioni  influirà l’intervento divino.

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