martedì, 21 Marzo
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Costa d’Avorio, Ouattara e la French Connection

Kampala – Le elezioni presidenziali del 25 ottobre scorso hanno confermato la vittoria di Alassane Dramane Ouattara (detto ADO) già decisa in partenza da una Commissione Elettorale compiacente. Per offrire una parvenza di normalità il regime e i media internazionali hanno minimizzato l’alto tasso di estensione che si aggira ufficialmente al 40%. Alcuni esperti regionali ipotizzano che il tasso abbia raggiunto proporzioni ben più alte. Tesi impossibile da dimostrare in quanto tutto il processo elettorale è stato gestito dal governo in carica e certificato come trasparente dagli osservatori internazionali. Il boicottaggio del principale partito della opposizione, il Fronte Popolare Ivoriano (FPI) fondato dal ex presidente Laurent Gbagbo, destituito nel 2011 dai militari francesi a causa della sua politica nazionalistica, è stata camuffato dal 9,29% attribuito al candidato Pascal Affi N’Guessan rappresentante del FPI ma contestato all’interno del partito.

Donata una parvenza democratica ad ADO, la Francia può rinforzare il suo processo di colonizzazione messo in pericolo da Gbagbo più per questioni di potere personale che vera convinzione nelle politiche nazionalistiche da lui promosse. La Costa d’Avorio sotto ADO è sinonimo di stabilità regionale e benessere per la popolazione ottenendo una crescita economica reale attorno al 6%. Così recita la propaganda. Il tasso di crescita è oggetto di manipolazioni accettate se non promosse dal Fondo Monetario Internazionale, una istituzione sotto il controllo della Francia secondo accordi post guerra mondiale con gli Stati Uniti che detengono il controllo della Banca Mondiale. Il FMI accettò nel 2011 un tasso di crescita del 10%. Un dato irrealistico visto che il paese usciva da decenni di guerra civile dove l’economia era stata praticamente azzerata.

Questo tasso irrealistico è stato progressivamente armonizzato negli anni per giungere a quello attuale, considerato realistico. Con una serie di manipolazione dei dati macro economici il governo e il FMI decretarono un tasso di crescita del 9,2% nel 2012, 8,5% nel 2013. Il tasso di crescita fu rivisto al rialzo nel 2014 (9,5%) per ragione di propaganda elettorale per poi giungere al attuale 8% del 2015 che rappresenta non un dato certo ma una previsione. Come spesso accade nella finanza internazionale le statistiche economiche non rispecchiano la realtà ma sono trasformate in arme di politiche per influenza positivamente o negativamente l’immagine internazionale di un paese. Nel caso della Costa d’Avorio si doveva necessariamente far passare che il potere di ADO acquisito tramite un colpo di stato attuato da forze straniere rappresentava un netto miglioramento della economia e del benessere della popolazione. Che questo sia vero ha poca importanza.

I dati manipolati dal governo e dal FMI permettono di evocare il miracolo ivoriano dove i suoi 23 milioni di abitanti avrebbero conosciuto un aumento del tenero di vita del 20% in tre anni. Una serie impressionante di lavori pubblici sono stati attuati e progettati. Il settore industriale è stato rilanciato. La produzione agricola sta conoscendo un vero e proprio boom. La Costa d’Avorio, Paese del cacao ha riconquistato la sua posizione egemone sui mercati internazionali registrando nel 2014 una produzione record di 1,7 milioni di tonnellate che rappresentano il 35% della raccolta mondiale del cacao. La Banca Africana dello Sviluppo (BAD) è ritornata ad Abidjan dopo 11 anni di esilio forzato in Tunisia. L’Organizzazione Internazionale per il Cacao (ICCO) agli inizi di ottobre ha annunciato la volontà di trasferire la sua sede da Londra ad Abidjan entro il marzo 2016. Una mossa calcolata per trasformare il paese nel epicentro del mercato produttivo e finanziario del Cacao. La BAD e la ICCO sono sotto il controllo occidentale e il governo ivoriano ha poca voce in capitolo.

Anche la grande finanza internazionale ha dei grandi piani per il paese africano che ha dimostrato negli anni precedenti alla guerra civile di essere in grado di gestire produzione ed economia differenziandosi dalle altre colonie francesi della regione. “Ora che la pace e la stabilità sono state assicurate e il clima economico è propizio per gli investimenti le banche internazionali inizieranno a sostenere la Costa d’Avorio” informa Souleymane Diarrassouba, presidente della Associazione delle Banche e Istituti Finanziari della Costa d’Avorio.

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