La corruzione rischia di non fare più notizia, tanti sono gli scandali che quotidianamente vengono scoperti grazie ad una più incisiva aziobe degli organi di Magistratura. Serve, si dice da più parti, un cambio culturale. Questo è il dato che pone in evidenza Trasparency International che da anni si batte contro il fenomeno della corruzione e nel mondo. «La continua promozione di buone pratiche da parte delle istituzioni europee e di organizzazioni della società civile, come la nostra, è necessaria ma non sufficiente» ha sottolineato in questi giorni Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia. «Riteniamo infatti che al fermo impegno del Governo nell’attuare questi punti», ha aggiunto Carnevali, «si debba accompagnare un cambiamento culturale che, partendo da un’azione svolta innanzitutto nelle scuole, investa tutti i cittadini italiani. Ognuno deve sentirsi investito del problema e farsi promotore del cambiamento». L’Europa si sta muovendo al riguardo e significativi sono i dati del I Rapporto Europeo Anticorruzione. Per l’Italia Trasparency International indica alcune ricette. Tra le priorità una seria riforma dei termini di prescrizione, quindi regole certe per i finanziamenti ai partiti. Davide Del Monte, project office, di Trasparency International mette, inoltre, in risalto le lacune della recente legge Senerino che non introduce il reato di voto di scambio, il reato di autoriciclaggio, né reintroduce il già depenalizzato reato di falso in bilancio.
Davide Del Monte, voi mettete in evidenza la necessità della riforma della prescrizione. In che modo?
La Riforma della prescrizione non si ferma solo alla durata. Noi abbiamo fatto una ricerca sui termini di prescrizione in tutta Europa due anni fa e termini di prescrizione in Italia sono abbastanza allineati . C’è un problema fondamentale che si presenta solo in Italia. Ovvero in tutti gli altri Paesi tranne la Grecia i termini di prescrizione si fermano dopo la sentenza di primo grado. Avvenuta la sentenza di primo grado non decorrono più i reati di prescrizione. E’ questa che la riforma che andrebbe fatto soprattutto quando si tratta di reati di corruzione perché il reato di corruzione è molto difficile da scoprire e i termini della prescrizione decorrono dalla commissione del reato, non dall’inizio del processo. Nel caso Penati quando è venuto fuori tutto il sistema Sesto tre quarti dei capi di imputazione erano già prescritti. Solo il 10 per cento dei processi per corruzione arriva alla conclusione prima della ghigliottina della prescrizione.
L’altro dato che mettete in evidenza è il finanziamento dei partiti. Voi come vedete la nuova legge al riguardo?
E’ una legge decente, almeno si fa una regolamentazione. Ma per arrivare all’eccellenza, cioè per arrivare a quel livello di trasparenza che noi vorremmo sono due le misure da attuare. Una riguarda il finanziamento pubblico che, checché se ne dica ancora esiste, e quindi la pubblicazione di tutti gli introiti dei partiti che arrivano da pubblico e di come vengono utilizzati i fondi, dall’altra parte c’è tutta la sfera legata finanziamento privato. In questo caso ci si lega chiaramente a stretto giro con la questione del lobbying. Quello che si chiede in questo senso invece è la regolamentazione del lobbying, cioè il finanziamento dei privati alla politica deve avvenire secondo regole chiare e trasparenti. Ciò che si sta facendo negli altri Paesi in questo momento e di aprire dei registri dei lobbyisti. Chi vuole fare attività di lobbying, che in sé non è un attività disdicevole, anzi, deve registrarsi in questo registro, l’attività che lui fa deve essere di conoscenza di tutti e soprattutto gli incontri che i politici hanno con i lobbysti sono tutti registrati. Quindi io posso sapere se il segretario del partito tal dei tali si è incontrato venti volte col presidente di questa o quella società.
Si arriverà mai alla regolamentazione di questa attività di lobbying in Italia?
Sì, si arriverà perché dove non arriviamo noi di nostra volontà, arrivano le direttive comunitarie, per forze di cose ci dovremo arrivare, nel senso che il lobbying è una delle questioni su cui l’Unione Europea ha acceso i fari.
La questione criminalità organizzata che in Italia è molto forte come interferisce con la corruzione?
E’ un nesso molto complicato. La criminalità ha altri mezzi. Il nesso fondamentale è quello che riguarda criminalità organizzata, riciclaggio e corruzione. L’ultimo anno la criminalità ha attraverso traffico di droga, azzardo, prostituzione ha avuto un incasso di 120 miliardi. Questi soldi finiscono a società appartenenti alla sfera di mercato pulito dove vengono riciclati, una parte di soldi viene usata per corruzione. Cosa che viene fatta tra l’altro dalla società non legate alla criminalità organizzata attraverso i trust all’estero, le fiduciarie, etc. Si portano fuori dal mercato una parte di soldi una parte si ripuliscono, l’altra, non più tracciata, va a formare il tesoretto per corruzione.
Cosa si può fare per contrastare il fenomeno della corruzione per le opere pubbliche?
E’ il settore più complicato. Si può fare sostanzialmente monitoraggio con la totale trasparenza di tutti le operazioni dall’inizio alla fine del processo, dal bando, all’assegnazione dei lavoro allo svolgimento. Si è visto che la corruzione che non è legata solo all’aggiudicazione del lavoro ma è legata ai cantieri, al lavoro, ai cambiamenti dell’opera. C’è tutto un filone di prassi illegali legate ai lavori pubblici che possono essere limitate solamente attraverso i controlli delle autorità competenti, forze di polizia, Corte dei Conti e attraverso la pubblicazione del maggior numero delle informazioni possibili in modo che consenta anche ai cittadini di essere dei controllori in più.
La legge Severino non introduce la fattispecie di reato del voto di scambio. Resta una lacuna?
In realtà le lacune che vengono ascritte a quella legge sono tre e sono appunto la mancanza del reato di voto di scambio, la mancanza del reato di auto riciclaggio che in Italia non esiste, la terza è non aver reintrodotto il reato penale di falso in bilancio che era stato depenalizzato dal governo Berlusconi nel 2002. Il falso in bilancio è quel classico reato che fa da indicatore della corruzione. Perché interessa che sia un reato il falso in bilancio. Perché si usa il falso in bilancio per creare quel tesoretto che si diceva per poi pagare in contanti il corrotto.
L’altra questione che sollevate e il ruolo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Svolge bene il proprio lavoro?
Ho collaborato con l’Autorità. Sarebbe ingiusto dire che non svolge bene il proprio lavoro. Non gli sono stati dei mezzi, non ha grandi poteri ispettivi, non ha veri e propri poteri di coordinamento di altre forze, non può comandare la guardia di finanza di fare determinate indagini, ha poteri di ispezione molto limitati. Oltre poi ad avere effettivamente un numero di risorse certamente non adeguato. Perché se pensiamo a trenta persone di staff in tutto per un’autorità che dovrebbe contrastare la corruzione in Italia diciamo che è evidente l’inadeguatezza. Ci sono poi diverse scuole di pensiero. Ci sono stati come Singapore, Hong Kong che hanno puntato molto sulle Autorità anticorruzioni con un approccio più militarizzato, che fa indagini, perquisizioni. Il nostro è un approccio molto soft, per il momento attualmente dà suggerimenti agli enti locali sulla stesura dei Piani anticorruzioni, fa analisi scientifiche. Secondo me nel nostro Paese per quello che è il nostro contesto servirebbe un’autorità più autorevole, con più poteri anche per dare un messaggio.
Il partito di Grillo è vero che restituisce i fondi che gli assegnano ma non si sa chi finanzia poi effettivamente il Movimento. Lei come lo vede questo aspetto?
Personalmente non è molto diverso da quello che accade in altri partiti. Per questo servono delle regole sul finanziamento ai partiti perché non può essere demandato alla buona volontà del partito. Il Movimento 5 Stelle come ogni partito dovrebbe mettere nero su bianco sul proprio sito web, quanto meno, in maniera facilmente leggibile da tutti l’entità e la fonte dei finanziamenti. Questo vale per il Movimento Cinque Stelle come per qualsiasi altro partito. Non esiste trasparenza se non si dice da dove arrivano e cosa si fa con i soldi che si hanno. Se non si dice quanti soldi si hanno è ancora peggio.