La Nunziatura Apostolica a Kinshasa era stata informata delle manifestazioni del 31 dicembre 2017 promosse dal Comité Laic de Coordination (CLC), che sono state poi represse dalla Polizia. Ma questo non significa che l’iniziativa dei fedeli laici sia stata approvata o disapprovata dalla Santa Sede. Così, un comunicato della Nunziatura nella Repubblica Democratica del Congo inviato ieri all’Agenzia ‘Fides‘, a commento dei fatti accaduti lo scorso 31 dicembre. Il comunicato ricorda come «la promozione della giustizia sociale e della difesa dei diritti civili e politici dei cittadini è parte integrante della Dottrina Sociale della Chiesa», e aggiunge che «nel caso dell’iniziativa promossa dal CLC a Kinshasa l’unica autorità ecclesiastica competente a giudicare la conformità di tale iniziativa con la Dottrina Sociale della Chiesa era l’Arcivescovo di Kinshasa».
La Nunziatura afferma di essere stata informata dell’iniziativa «ma che non ci si può aspettare alcuna reazione da parte della Santa Sede -i cui vertici sono stati informati dalla Rappresentanza Pontificia di Kinshasa- perché è una regola della Chiesa rispettare quello che è di competenza dei Vescovi diocesani». «Di conseguenza, nessuna approvazione o condanna è stata promulgata dalla Santa Sede, e non ci deve attenderne in futuro», conclude il comunicato.
Insomma, i vescovi sembrano prendere le distanze dall’iniziativa di CLC, sottolineando in particolare l’estraneità della Santa Sede, e temporeggiare. Atteggiamento che potrebbe indicare che la diplomazia vaticana sta lavorando per aprire spazi di dialogo con il Governo.
La Nunziatura invita ad attendere le comunicazioni ufficiali dei Vescovi congolesi per potere avere un quadro esatto degli avvenimenti e il bilancio delle vittime. Secondo fonti di stampa, la polizia avrebbe fatto irruzione in alcune chiese durante la messa domenicale, sparando candelotti lacrimogeni. Negli scontri avvenuti a Kinshasa e a Kananga vi sarebbero stati otto morti.
Il Comité Laic de Coordination è un’associazione di laici cattolici che aveva annunciato il 17 dicembre la tenuta di una seria di manifestazioni di protesta pacifica in tutto il Paese domenica 31 dicembre, con lo scopo di chiedere l’applicazione delle misure di distensione previste dall’Accordo di San Silvestro firmato con la mediazione della Conferenza Episcopale Congolese (CENCO) il 31 dicembre 2016. Ad un anno esatto dalla firma dell’intesa, la CLC intendeva così rimarcare la sua mancata applicazione. «Anche se la legge elettorale è stata votata, anche se il calendario elettorale è stato accettato» – ha affermato Léonnie Kandolo, uno dei membri della CLC, «non dimentichiamo che questo ha talmente precondizioni che devono essere soddisfatte, che non c’è davvero alcuna possibilità che il calendario venga rispettato», riferendosi alle elezioni annunciate per il 23 dicembre 2018.
Kandolo sottolinea che non solo non si sono tenute le elezioni presidenziali nel 2017, come previsto dagli Accordi del 31 dicembre 2016, ma pure i provvedimenti di distensione da esso previsti non sono stati applicati, citando, ad esempio, la liberazione di prigionieri politici e di opinione.
Il temporeggiamento deciso dalla Nunziatura sembra in linea con quanto alcuni analisti sostengono: ovvero che l’Accordo di San Silvestro potrebbe ancora rappresentare in qualche mondo una via d’uscita per un passaggio di poteri non sanguinoso se il Presidente Joseph Kabila volesse rinunciare al potere. Un ruolo potrebbero averlo le potenze regionali, pesantemente presenti sul terreno del Congo.