domenica, 26 Marzo
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Congo: un clandestino italiano candidato alla Presidenza

È dal settembre 2015, anno in cui l’imprenditore e politico congolese Moïse Katumbi fu rimosso dall’incarico di Governatore del Katanga, che il regime di Kabila cerca di neutralizzarlo in quanto considerato un pericoloso avversario capace di unire sotto di se l’opposizione e di sfidare il Rais.

Per il regime non sarebbe la migliore delle situazioni andare alle elezioni (che forse si terranno questo dicembre dopo essere state più volte rinviate dal 2016) con un candidato fantoccio scelto da Kabila odiato dalla maggioranza della popolazione e un avversario astuto, ricco, molto popolare e con importanti amicizie all’interno dei governi americano, francese, belga e al Parlamento europeo. Le amicizie di Katumbi si estendono a vari politici italiani, Berlusconi compreso.

Il candidato scelto da Kabila per vincere questo temibile avversario dovrebbe ricorrere a frodi elettorali ben maggiori di quelle verificatesi nel 2010, rendendo i risultati elettorali non credibili, rischiando una serie di ribellioni a catena che metterebbero a rischio l’integrità territoriale.

Per eliminare lo scomodo concorrente nel giugno 2016 Katumbi fu accusato e condannato in contumacia per aver venduto una proprietà immobiliare non sua. Questo procedimento giudico, assai farraginoso e discutibile, assieme al timore di venir assassinato costrinse Katumbi a auto esiliarsi prima in Europa e successivamente in Sud Africa.

A distanza di una settimana dal lancio della piattaforma politica  Ensemble Pour le Changement (Insieme per in Cambiamento) che dovrà sostenere il peso della  campagna elettorale di Katumbi, il regime ha trovato un metodo legale e difficile da contestare per impedirgli di candidarsi alla Presidenza. Il leader congolese d’opposizione più credibile e competente ha nascosto la sua cittadinanza italiana, quindi per legge non può presentarsi come candidato né votare in quanto non più cittadino congolese.

Moïse Katumbi è divenuto cittadino italiano il 3 ottobre 2000 grazie al particolare statuto di suo padre di nazionalità greca. Durante la Seconda Guerra Mondiale il padre di Katumbi si trovava a Rodi, isola sotto l’occupazione fascista, dove è nato Moïse. Qualunque persona nata sull’isola di Rodi durante il domino fascista può tutt’ora richiedere la cittadinanza italiana sulla base di una delle tante leggi dimenticate in Italia ma pur sempre in vigore. Contattato dal mensile di attualità africana Jeune Afrique, il Comune di San Vito dei Normanni, una piccola città del sud Italia, ha confermato che Moïse Katumbi d’Agnano è stato iscritto alla anagrafe come cittadino italiano fino al 13 gennaio 2017 quando ha volontariamente rinunciato alla nazionalità italiana.

La rinuncia è stata presentata alle competenti autorità italiane per poter candidarsi alle Presidenziali in quanto la legge congolese non permette la doppia nazionalità. Il problema è che Katumbi ha tenuto nascosto al suo Paese questa doppia nazionalitàLa Costituzione del 2006, articolo 10, vieta la doppia nazionalità. Seguendo la legge Katumbi, per diventare cittadino italiano, doveva rinunciare alla cittadinanza congolese. Ma non lo ha fatto, trasformando la cittadinanza italiana in un custodito segreto,  ora scoperto dai servizi segreti congolesi. Questo inganno al governo di Kinshasa rende l’attuale cittadinanza congolese di Katumbi non valida in quanto automaticamente persa nel ottobre 2000. Per ogni carica pubblica, in primis quella Presidenziale, occorre ovviamente la cittadinanza congolese che tecnicamente Katumbi ha perso diventando cittadino italiano.

Per 17 anni un cittadino italiano, Moïse Katumbi, ha vissuto in Congo senza permesso di residenza, quindi da clandestino, ricoprendo persino la carica di Governatore della più ricca provincia congolese. Anche le autorità italiane sono state in un certo senso raggirate. Katumbi non avrebbe vissuto presso la città di San Vito dei Normanni un periodo di tempo ragionevole per ottenere la residenza presso l’anagrafe. Come sia riuscito ad ottenerla rimane un mistero. Ovviamente il leader congolese si è ben guardato di iscriversi al AIRE presso l’ambasciata italiana a Kinshasa nonostante che viveva nel suo Paese d’origine ricoprendo importanti cariche pubbliche, giocando sulla mancata comunicazione alle competenti autorità congolesi la sua nuova cittadinanza. Questa palese situazione irregolare compromette la carriera politica a Katumbi. Ora il regime ha l’arma giusta per eliminare un pericoloso avversario senza ricevere il biasimo della comunità internazionale, agendo nel pieno rispetto della legge e della Costituzione.

La speranza per il Paese di avere un leader e un governo responsabili e competenti, condizione necessaria per superare il ciclo vizioso di dittature che dura da 56 anni (Mobutu, Kabila padre e Kabila figlio) rischia di sfumare causa la cittadinanza italiana tenuta segreta. Una vera e propria occasione mancata visto  che il bilancio del periodo di Governatore è più che positivo e preludio di come Katumbi avrebbe gestito il Congo come Presidente. Moïse Katumbi, durante il suo mandato di Governatore ha fatto rinascere la ricca provincia del Katanga, dove opera la più ricca azienda statale Gegamine.

Il Katanga, pieno di minerali rari compreso l’uranio e detentore dei più importanti giacimenti di rame al mondo, rappresenta il 22% del PIL nazionale. Rendendo più efficace e meno corrotto il fisco regionale Katumbi fu in grado di aumentare le entrate fiscali da 80 milioni USD annui nel 2007 a 3 miliardi nel 2014. Pochi mesi dopo aver assunto la funzione di Governatore Katumbi impose un divieto di esportazione dei minerali grezzi del Katanga incluso coltan e rame, costringendo le multinazionali operanti nella provincia a costruire impianti metallurgici o a pagare una tassa addizionale assai elevata. Queste misure, tese a regolare il settore minerario, non hanno diminuito ma aumentato la produzione. Per esempio la produzione di rame, stimata a 800.000 tonnellate metriche del 2006, nel 2014 raggiunse 1 milione di tonnellate.

Katumbi si è assicurato che le varie milizie presenti al est del Congo non mettessero le mani sulla gestione dei minerali nel Katanga, grazie agli efficenti reparti di esercito e polizia equipaggiati e pagati personalmente da Katumbi e quindi a lui fedeli. Il nostro atipico compatriota, dopo aver protetto lo strategico settore minerario, si concentrò nel potenziamento dell’industria, settore energetico e agricoltura. Nel 2006 la produzione agricola era al 32% delle sue potenzialità costringendo ad importare beni alimentari con il conseguente aumento del caro vita.  Nel 2014 il Katanga divenne autosufficiente con gran sollievo economico della popolazione che poteva accedere ad una corretta alimentazione a prezzi bassi.

Sotto Katumba il Katanga ha prosperato  e la popolazione è stata protetta dalla miseria, abusi di potere e guerre civili, potendo così lavorare e vivere in pace. Si è creata anche una solida e dinamica classe media mentre il capoluogo Lumumbashi è diventata una moderna e pulita città centro del commercio legale dei minerali a livello regionale grazie alla cooperazione con l’Angola. Katumbi ha inoltre diminuito sensibilmente la corruzione pagando regolarmente stipendi decenti ai funzionari pubblici. I Media africani hanno definito questo imprenditore politico  “self-made man” e “uomo del popolo” Nel 2011 un milione di cittadini firmò una petizione che chiedeva a Katumbi di rimanere Governatore dopo che lui aveva espresso il desiderio di abbandonare la carica per dedicarsi ai suoi affari privati. Durante la sua gestione sorsero evidenti conflitti di interesse ma la popolazione perdonò il tutto in quanto Katumbi aveva offerto benessere, sicurezza, pace, legalità e sviluppo mai registrati in altre parti del Paese. Nel 2012 Katumbi fu inserito tra i 50 uomini più potenti in Africa dal mensile The Africa Report. Nel 2015 il mensile Jeune Afrique lo nominò Uomo dell’anno in Africa.

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