Dopo esser riuscito ad evitare una invasione militare da parte di Angola, Congo Brazzaville, Rwanda e Uganda supportata da Stati Uniti, Unione Europea e NATO, nominando il Delfino Ramazani, e dopo aver eliminato il pericoloso concorrente Moise Katumbi, il Rais Joseph Kabila mette a segno un altro duro colpo contro l’opposizione. La candidatura di Jean-Pierre Bemba è stata rigettata.
La decisione è stata presa dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) venerdì 24 agosto e risulta giuridicamente valida. La Costituzione vieta la candidatura alla Presidenza a cittadini che hanno avuto condanne o processi in corso per corruzione. Jean-Pierre Bemba, assolto in secondo grado dall’accusa di crimini di guerra nella Repubblica Centrafricana, sta subendo un nuovo processo presso la Corte Penale Internazionale in quanto sospettato di aver corrotto testimoni durante il primo processo sui crimini di guerra. Se risultasse colpevole sarebbe condannato a un anno di prigione e a 300.000 euro di multa.
Oltre alla candidatura di Bemba sono state scartate altre sei candidature tra le quali quella degli ex Primi Ministri di Kabila, Sami Badibanga, Adolphe Muzito. La candidatura dell’ex compagno di Patrice Lumumba, eroe della indipendenza, Antoine Gizenga, è stata scartata per limiti d’età avendo attualmente 92 anni. Rifiutata anche la candidatura di Marie Josèe Ifoku, l’unica candidata donna sospettata di avere una doppia nazionalità, vietata dalla Costituzione. Anche il candidato indipendente Jean Moka è stato scartato a causa del mancato pagamento del deposito a perdere fissato per la candidatura alle Presidenziali.
La CENI ha ritenuto valide le candidature di Felix Tshisekedi, presidente del partito di opposizione ‘Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale’ (UDPS), molto forte presso la capitale Kinshasa, e di Vital Kamerhe leader dell’opposizione all’est del Paese e presidente dell’ ‘Unione per la Nazione Congolese’ (UNC). Inutile dire che la candidatura del Delfino scelto dal Rais, Emmanuel Ramazani Shadary, non ha trovato alcuna obiezione nonostante che l’Unione Europea lo abbia inserito nella lista delle sanzioni il 29 maggio 2017 considerandolo come uno tra i massimi responsabili delle inaudite violazioni dei diritti umani ordinate da Kabila per difendere il suo potere tra il 2016 e il 2018. Ramazani si appresta a diventare il futuro presidente del Congo con il divieto di ritornare in territorio europeo e i beni immobiliari e finanziari posseduti in Europa, congelati.
La CENI ha convalidato anche 15.222 candidature alle elezioni legislative e provinciali, scartando 283 candidati. Le tre elezioni (presidenziale, legislativa e provinciale) si terranno contemporaneamente il 23 dicembre 2018, dopo essere state continuamente rinviate dal dicembre 2016. I candidati scartati dal processo elettorale hanno a disposizione 48 ore per sottoporre alla Corte Costituzionale una domanda di ricorso. La CENI pubblicherà la lista definitiva dei candidati il prossimo 19 settembre.
«L’opposizione congolese riunita oggi venerdì 24 agosto 2018 ricorda alla comunità nazionale ed internazionale che conformemente alla dichiarazione del 13 agosto 2018 relativa alla rinuncia del Signor Kabila al terzo mandato presidenziale non costituisce la fine della lotta per instaurare una vera democrazia nelle Repubblica Democratica del Congo. L’opposizione lancia l’allarme sulle fragranti manipolazioni in corso presso la CENI con l’obiettivo di svuotare di ogni contenuto democratico le prossime elezioni del 23 dicembre 2018. L’opposizione politica congolese attualmente possiede documenti inconfutabili che dimostrano l’intenzione del regime intende favorire artificialmente l’ex Ministro della Giustizia Emmanuel Ramazani Shadary.
Il Presidente Kabila e il partito al potere hanno dato chiare istruzioni alla CENI di scartare artificialmente le candidature di leader dell’opposizione giudicati pericolosi in un normale contesto di libere elezioni, dopo aver impedito la candidatura di Moise Katumbi per dei motivi giuridicamente infondati. Il regime al potere dimostra per l’ennesima volta la sua determinazione a manipolare il processo elettorale rendendo inaccessibile ad una trasparente concorrenza, eliminando le candidature di vari avversari politici. L’opposizione politica congolese, riunitasi oggi, mette in guardia il Presidente della CENI che ha consegnato questa commissione indipendente elettorale al servizio del potere. Egli subirà le gravi conseguenze del suo gesto anti democratico.
L’opposizione politica congolese esige che il Signor Kabila e la sua famiglia politica liberino il processo elettorale da tutte queste manipolazioni. Lanciano un appello alla mobilitazione generale del popolo congolese in difesa di un processo elettorale libero e trasparente dove il primo atto dovuto sia la revisione del rifiuto della candidatura del Signor Jean-Pierre Bemba e degli altri cinque candidati alla Presidenza. Annunciamo che a breve organizzeremo una grande riunione strategica tesa ad individuare le azioni più appropriate per far fallire i piani del Signor Kabila e del suo regime dittatoriale e a riprendere nelle mani del popolo il processo elettorale». Questo il comunicato congiunto firmato da Bemba, Tshisekedi, Katumbi, Kamerhe e altri leader minori dell’opposizione.
«Utilizzeremo tutti i mezzi legali a nostra disposizione per far validare la candidatura di Jean-Pierre Bemba alle elezioni presidenziali iniziando con il ricorso alla Corte Costituzionale che è stato già depositato per non perdere tempo, visto che abbiamo solo 48 ore», ha dichiarato il deputato Eve Bazaiba, Segretario Generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), il movimento guerrigliero che combatté sotto la guida di Bemba, contro Kabila al fianco degli ugandesi nella Seconda Guerra Pan Africana (1998 – 2004) e successivamente si riciclò in partito politico. «L’eliminazione della candidatura di Jean-Pierre Bemba è scandalosa e dimostra che il parametro principale di queste elezioni sarà il livello di frode applicato», interviene su Twitter l’imprenditore Sindika Dokolo che ha creato un movimento di cittadini congolesi su internet per promuovere la democrazia e la giustizia nel suo Paese.
L’appello alla mobilitazione generale, le minacce rivolte alla CENI e al regime, l’annuncio di una grande conferenza per bloccare le manovre anti democratiche in atto, sembrano non avere una grande credibilità in quanto la popolazione, seppur stanca del Rais, è terrorizzata a scendere nuovamente nelle piazze, dopo le stragi compiute contro i manifestanti nel 2017 e 2018. Il Rais, escludendo il secondo più pericoloso avversario dopo Moise Katumbi ha praticamente assicurato la vittoria elettorale al suo Delfino quattro mesi dalle elezioni.
La piattaforma comune dell’opposizione è stata decapitata dei suoi principali leader: Bemba e Katumbi. Felix Tshisekedi potrà ottenere ottimi risultati solo nel distretto elettorale della capitale, Kinshasa, mentre Vital Kamerhe nel est del Paese. Queste vittorie locali non saranno però sufficienti a sconfiggere il Delfino del Rais. Forse per caso o forse per calcolo, l’eliminazione della candidatura di Jean-Pierre Bemba favorisce elettoralmente Felix Tshisekedi. La popolarità di Bemba presso Kinshasa è nettamente maggiore di quella goduta da Felix, che ora può raccogliere tranquillamente i voti di protesta e presentarsi al nuovo governo controllato da Kabila in una posizione di forza per ottenere qualche posto di prestigio che gli permetta di accedere alle briciole di ricchezza nazionale lasciate nel piatto dalla Famiglia Kabila.
I tentativi di Moise Katumbi di riuscire ad entrare in Congo e partecipare alle elezioni presidenziali ricevano un battuta d’arresto dalla magistratura belga che il 26 agosto ha emesso una interpellanza giudiziaria contro il politico congolese accusandolo di falsto in atto pubblico. Gilles Blondau, sostituto procuratore del Re presso il Tribunale di Halle-Vivoord ha dichiarato che una parte del passapoto di Katumbi è stata falsificata. L’originale è stato sostituito e manomesso.
L’interpellanza giudiziaria fa seguito alle osservazioni fatte dalla polizia dell’aereoporto di Bruxelles-Zaventem il 14 giurno 2018. «La pagina del passaporto del signor Moise Katumbi dove ci è indicata la sua identità risulta non autentica» dichiara Dominique Ernaould il porta parole dell’Ufficio di Immigrazione.
Le autorità belghe avevano dato a Katumbi 15 giorni per produrre un documento di viaggio ufficiale e autentico constatando che non è giunta alcuna reazione da parte del politico congolese. Di conseguenza il governo belga considera il soggiorno di Katumbi sul suo territorio come illegale. Il passaporto falsificato è stato sequestrato dalla polizia federale.
Ora il regime potrà concentrarsi sulle migliori tattiche di frodi elettorali per assicurare una parvenza di elezioni credibili, aiutato dal voto elettronico di dubbia imparzialità. Secondo alcuni commentatori politici congolesi la miglior tattica che il regime possa adottare è quella di non alterare la vittoria di Tshisekedi a Kinshasa, diminuire la vittoria di Kamerhe nelle province est del Paese limitandola al 48 o 49% delle preferenze tramite le frodi elettroniche e di applicare una sistematica rielaborazione del voto grazie al sistema di conteggio elettronico in tutto il resto del Paese per assicurare a Ramazani una maggioranza nazionale credibile che si attesti dal 46 al 51% dei voti.
La scelta di Ramazani come Delfino di Kabila è avvolta nel mistero come ci spiega la giornalista belga Colette Braeckman, una tra i maggiori esperti di Congo. «Alla vigilia della dichiarazione di Joseph Kabila di rinuncio alla candidatura e all’annuncio del nome del suo Delfino, il Rais aveva riunito nella sua residenza privata i membri del partito e della coalizione di governo: Fronte Comune per il Congo (FCC) chiedendo loro di scegliere un degno successore. Dalla riunione erano scaturiti i nomi dell’ex Primo Ministro Matata Mponyo e del presidente dell’Assemblea nazionale Aubim Minaku. Il giorno successivo Kabila annuncia alla popolazione che il Delfino scelto è l’attuale Ministro degli Interni Emmanuel Shadary Ramazani, nome nemmeno preso in considerazione nella riunione del giorno precedente.
Diverse fonti affermano che Joseph Kabila, nel suo processo di riflessione per designare un successore in grado di mantenere calda la sedia presidenziale fino alla sua candidatura del 2023 e tutelare gli interessi economici di Famiglia, ha tenuto conto di parametri come la fedeltà al partito e alla sua persona e della incapacità politica e assenza di ambizioni del candidato a rimanere alla Presidenza dopo il suo mandato che deve essere unico e non rinnovabile. Riguardo ai candidati scelti nella riunione del partito e della coalizione di governo, Kabila avrebbe pronunciato la frase: ‘Nessuno di quelli che mi avete proposto sono degni di succedermi in quanto tutti sono dei Giuda traditori’. Ramazani “Coup sur Coup’ rappresenta la migliore scelta per la continuità del regime in quanto testa di legno che permetterà a Joseph Kabila di manipolare la scena politica del Paese dietro le quinte».
Osservatori politici regionali sostengono che il secondo processo presso la Corte Penale Internazionale contro Bemba per corruzione di testimoni sia quanto meno sospetto. Come si può accusare l’ex Signore della Guerra di aver corrotto dei testimoni a suo favore senza mettere in discussione la sentenza di assoluzione dai crimini di guerra nella Repubblica Centrafricana che si basa proprio su questi testimoni teoricamente corrotti? Secondo alcune analisi dietro a questo incomprensibile paradosso giuridico vi sarebbe la Cellula Africana dell’Eliseo che non avrebbe gradito l’iniziativa del Presidente Emmanuel Macron di chiedere il supporto di Angola e Rwanda per abbattere il regime di Joseph Kabila.
La Cellula Africana dell’Eliseo potrebbe aver fatto pressioni sulla CPI per far aprire un secondo processo contro Jean-Pierre Bemba con l’obiettivo di offrire una ottima carta a Kabila per eliminare il pericoloso avversario. Supposizioni o realtà? Difficile rispondere. Rimane il fatto che Bemba e Katumbi sono stati eliminati e che il fantoccio Ramazani ora ha ottime probabilità di vincere le elezioni.