Dopo poco più di due settimane, durante le quali nel Paese è successo praticamente di tutto, quella che era sembrata una inspiegabile invasione ugandese ai confini estremi del Congo, ha finalmente assunto un senso: quello di un accordo politico tra Congo, Uganda, Rwanda – e sullo sfondo la Tanzania – per una gestione del traffico illegale di minerali che estrometta i vecchi soci d’affari del Presidente Joseph Kabila, ovvero i terroristi delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR), per gestire il business con i vertici degli altri due Paesi vicini. Ma perché questo cambio di gestione?
Da un punto di vista economico le FDLR stanno diventando un fastidioso concorrente nella gestione del traffico illegale dei minerali congolesi anche per la Famiglia Kabila – al comando di questo business. Ora che la collaborazione economica tacita instauratasi tra Kinshasa, Kampala e Kigali sembra funzionare, il Governo congolese potrebbe preferire di trattare il lucroso affare con entità statali ben definite e sulla base di reciproci interessi e accordi piuttosto che con un gruppo armato. Anche il rafforzamento politico e militare delle FDLR, accelerato dalla loro influenza nel Burundi, sta di fatto creando un contro-potere nell’est del Congo che trasforma radicalmente le basi di alleanza strategica tra FDLR e il regime di Kabila.
Da forza militare da contrapporre a ribellioni Banyarwanda (tutsi congolesi) supportate da Kigali e partner economico di second’ordine nel traffico di oro e coltan, le FDLR stanno assumendo una entità politica e militare ben precisa e autonoma. I territori da loro controllati sfuggono alla gestione amministrativa di Kinshasa che è stata sostituita da una amministrazione parallela e da un processo di colonizzazione hutu che la popolazione autoctona considera alieno e pericoloso. Il comodo alleato sta rafforzandosi e già sono evidenti pretese di maggior quote di profitti e potere, rispetto a quelle pattuite.
L’alleanza con le Imbonerakure e il regime di Pierre Nkurunziza sta creando una forte instabilità nell’est del Congo, regione nella quale le dinamiche militari sfuggono dal controllo di Kabila. Tra il marzo e il settembre del 2017 vari territori del Sud e Nord Kivu sono stati trasformati in teatri di battaglia dove le FDLR e Imbonerakure si sono scontrate contro l’opposizione armata burundese, principalmente FNL e FOREBU. L’essere lo strumento dei piani francesi di riconquista militare del Rwanda crea rischi di instabilità regionali contrari alle nuove alleanze politiche ed economiche che si stanno consolidando tra Rwanda, Tanzania e Uganda.
La Tanzania, storico baluardo in difesa della popolazioni bantu contro la minaccia regionale del fantomatico Impero Hima Tutsi, ha compreso che l’etnia difesa non è in grado di portare benefici in termini economici. Il Presidente John Magufili ha constatato che le ostilità fino ad ora portate avanti contro Uganda e Rwanda hanno impedito di beneficiare del traffico di minerali congolesi e creare una salda integrazione economica nell’Africa Orientale.
Il silenzio di Kinshasa dinnanzi all’invasione militare ugandese sarebbe dettato da convenienze politiche e pressioni regionali. Il Presidente Kabila sarebbe stato inizialmente contrario all’offensiva del UPDF, riferiscono le nostre fonti, per essere poi convinto da Museveni e Magufili a permettere le operazioni militari in cambio di un sostegno incondizionato al suo progetto di rimanere in eterno al potere. I consiglieri politici di Kabila appartenenti al ‘clan Mobutu’ (ex politici del precedente regime che ora collaborano con il rais) avrebbero fatto notare al Presidente i vantaggi di una forza straniera che ridimensiona la potenza politica e militare delle FDLR nell’est del Paese.
Il progetto della Presidenza a vita di Kabila può essere contrastato solo con la forza, come dimostra il fallimento delle proteste popolari pacifiche organizzate dalla Chiesa Cattolica. Il rischio di ricreare le condizioni che portarono, nel 1996, alla caduta del dittatore Mobutu Sese Seko (per trent’anni al potere) sembra essere stato rinviato dagli accordi commerciali segreti tra Kabila, Museveni, Kagame che stanno coinvolgendo anche la Tanzania. Kabila sta comprando la neutralità dei suo nemici storici (Uganda e Rwanda) offrendo loro l’accesso senza problematiche, regolamentato e garantito, ai minerali preziosi dell’est del Congo, il vero obiettivo di ogni guerra e ribellione armata che si sono verificate nel Congo dal 1996 ai giorni nostri. Minerali che vengono riciclati a Kampala e Kigali con la complicità degli attori economici europei, americani e cinesi.
Le operazioni militari contro le FDLR devono essere considerate altamente probabili ma servono ulteriori prove, al momento difficili da ottenere causa il clima di segretezza che avvolge il Governo di Kinshasa.