E agibilità politica fu. Proprio come richiesto. Straordinario Paese l’Italia, in molti campi, in particolare nella creatività verbale. E una delle recenti produzioni in materia è proprio questa: agibilità politica. Un neologismo coniato e cucito su misura proprio per Silvio Berlusconi. Non significa chissà che, vuol solo dire che il leader di Forza Italia potrà fare campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo 25 maggio in contemporanea all’espletamento della sua condanna definitiva per il caso Mediaset (frode fiscale nei diritti tv acquisiti da Mediaset). Come solo un cittadino ‘diversamente uguale’ di fronte alla legge come lui avrebbe potuto fare.
Naturalmente questa agibilità non è priva di paletti. Dovrà comunque recarsi “almeno per quattro ore settimanali” ad assistere gli anziani ospiti nel centro della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone (giusto a un tiro di schioppo da Milano per non strapazzarsi troppo), potrà andare comunque a Roma dal martedì al giovedì (guarda caso proprio nei giorni in cui si svolgono le sedute di Camera e Senato). Ma non potrà lasciare la Lombardia se non dietro specifica richiesta né uscire di casa tra le 23 e le 6 del mattino (giusto giusto la notte), né andare all’estero (gli è stato ritirato il passaporto). Tutto questo per ben dieci mesi. La condanna originaria era di quattro anni, poi ridotta a un anno dall’indulto, poi ulteriormente ritoccata di altri due mesi. L’affidamento ai servizi sociali è provvisorio, diventerà definitivo se l’ex Cavaliere riuscirà a non insultare la magistratura per tutto il periodo di espletamento della condanna. Pena gli arresti domiciliari.
E tutto questo lo si sapeva. Quello che ancora non si sa, ma è fin troppo facile da intuire, è il modo col quale il comandante dei forzisti ‘personalizzerà’ questa agibilità politica generosamente concessa. Ossia come cercherà in tutti i modi di trasformare questo suo momento di difficoltà personale, la ‘detenzione’ ai servizi sociali, in sinergia positiva a fini elettorali. Lo farà in perfetto stile berlusconiano, come da sempre è abituato a fare. In questo, almeno in questo, è un fuoriclasse. Bisogna riconoscerlo.
L’ha già fatto altre volte. Come nel ’96 quando trasformò la sua presenza in aula al Tribunale di Milano in un’udienza show, un comizio con tutti i crismi. Il governo di Lamberto Dini era agli sgoccioli e le elezioni politiche erano nell’aria, si andò a votare infatti qualche mese dopo. In quella occasione venne chiamato dal Pool di Milano (Piercamillo Davigo, Francesco Saverio Borrelli e Gherardo Colombo) a rispondere del reato di corruzione nei confronti della Guardia di Finanza. Durante la sua deposizione disse chiaramente: «Sono qui, per un processo politico. Chi mi ha accusato di questi reati è andato per anni a cena con i loro inquisiti e poi ha cercato di abbattere un Presidente del Consiglio e un governo eletti dal popolo. Hanno spazzato via i partiti di governo e i loro leader ma hanno risparmiato la sinistra e quando è arrivato Berlusconi a scombinare tutti i giochi si sono scagliati su di lui allestendo processi su basi inesistenti. La gente l’ha capito bene che se sono qui è perché sono stato Presidente del Consiglio. E il fatto che sono qui dovrebbe darmi una spinta ben più forte che se non ci fossi». Lo show dell’allora Cavaliere proseguì nei corridoi del tribunale, fino alla buvette firmando autografi e dediche a elettori, simpatizzanti e tifosi del Milan: «Signora suo figlio ha un’impresa e si trova in difficoltà? Tranquilla, cambieremo questo Paese, sosterremo gli imprenditori. Lentini per ora va così così, speriamo meglio l’abbiamo pagato 18 miliardi. Comunque stiamo pensando di prendere Kluivert».
L’udienza sarebbe dovuta andare in onda addirittura in diretta televisiva, poi negata all’ultimo momento. Ma ci pensarono comunque i giornalisti presenti a divulgare la deposizione – comizio del capo di Forza Italia. Soprattutto quelli a lui vicini trasformarono la sua personalissima deposizione (dentro e fuori dall’aula) in enorme cassa di risonanza mediatica: a iniziare da tv e giornali di famiglia (il Tg4 di Emilio Fede, Studio Aperto di Paolo Liguori e Il Giornale di Vittorio Feltri in primis) ma anche la Rai allora guidata da Letizia Moratti non fu da meno.
A diciotto anni di distanza, sempre per vicende giudiziarie, questa volta in occasione dell’espletamento di una pena (!) confermata dalla Cassazione, Berlusconi, grazie all’agibilità politica concessa, si è già messo in moto per trasformare una condanna già di per se ‘morbida’ in sinergia elettorale positiva. Ne ha dato prova durante la partecipazione ad alcune trasmissioni televisive condotte da giornalisti compiacenti (delle reti di Stato e di famiglia), le prime dopo la condanna definitiva e la decadenza da senatore. Sentire per credere: «Non sono affatto spiaciuto di dover dedicare qualche ora la settimana (!) a incontrarmi con persone anziane con problemi. L’ho già fatto tantissime volte per conto mio e in compagnia della mia mamma. Abbiamo fatto lavori, interi padiglioni, in diverse case di riposo. Non mi darà assolutamente fastidio quindi sottrarre qualche ora del mio tempo per dedicarmi a questa attività. Parlerò con loro di storia, di cultura. E di politica. Porterò sicuramente loro un conforto morale. Non solo, nella struttura dove mi recherò ci sono grandi spazi verdi dove potrò dedicare anche del tempo alla mia passione per il giardinaggio. Non si può dimenticare quello che sta succedendo in Italia. Oggi noi non siamo più in una democrazia, in vent’anni abbiamo avuto quattro colpi di Stato che hanno mandato a casa governi eletti dal popolo per essere sostituiti da governi fatti dall’alto. In vista delle future elezioni politiche, al dì la delle imminenti europee e amministrative, bisogna trasformare la maggioranza sociale dei moderati italiani, in maggioranza politica anche andando a riprendere una buona fetta di questi momentaneamente finiti nel Movimento 5 Stelle e da questo delusi. Questa maggioranza politica dovrà diventare maggioranza parlamentare e sostenere un governo per fare le riforme, a iniziare da quella della giustizia. Sono molto indignato per la decisione che un collegio giudicale ha preso emettendo una sentenza assolutamente ingiusta nei miei confronti. Sentenza per la quale abbiamo fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e per la quale chiederemo la revisione al Tribunale di Brescia, affinché venga definitivamente annullata».
Infischiandosene delle prescrizioni del Tribunale di sorveglianza il capo di Forza Italia non ha esitato ad attaccare la magistratura ai più alti livelli: «La Corte Costituzionale è un organo della sinistra. Se una legge non piace alla sinistra, la Consulta inderogabilmente la abroga. Pertanto non può essere considerata una istituzione di garanzia». Alcuni organi di stampa hanno già maliziosamente anticipato che il tour elettorale del presidente di Forza Italia partirà proprio dal centro anziani di Cesano Boscone. Come dagli torto dopo queste dichiarazioni di Berlusconi?
Alle politiche di aprile del ‘96 Berlusconi perse con Romano Prodi (Polo delle Libertà al 43%, Ulivo al 45%) solo perché la Lega di Umberto Bossi per le note vicende corse in solitaria (10%). Nonostante l’avviso di garanzia inviato a Napoli, il processo per corruzione alla Guardia di finanza e il ‘milione di posti di lavoro’ mancati dal suo governo.
In vista delle prossime Europee (25 maggio) Forza Italia viene dato intorno al 20% dai maggiori istituti di sondaggi, dietro il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo (25%) e il Partito democratico di Matteo Renzi (33%). C’è da credere che visti i precedenti, nonostante l’Ex di Arcore (ex Premier, ex Cavaliere, ex Senatore) non abbia più lo smalto e l’energia del ’96, nonostante le recenti fughe di fedelissimi (Paolo Bonaiuti e Sandro Bondi su tutte), nonostante la parlata impastata e lo sguardo meno magnetico, alla fine riuscirà a contendere a Grillo la medaglia d’argento per il secondo posto nella corsa verso Bruxelles. Soprattutto grazie alle sinergie positive di una agibilità politica tanto richiesta, quanto generosamente concessa e da lui tanto ben capitalizzata in campagna elettorale.