Splende un sole accecante a New York, mentre in quell’universo parallelo che è la campagna elettorale la tempesta imperversa più furibonda che mai. La corsa verso la Casa Bianca si sta avviando a un punto di svolta, e stanotte si ha avuta distinta percezione che le rotte si stiano delineando forse per sempre, finché la matematica si concretizzerà fino ad assumere le sembianze di due volti pronti a sfidarsi sino a novembre.
Da una parte, Bernie Sanders si giocava il tutto per tutto -dopo l’inaspettata ascesa dei mesi scorsi. Benché tutti i sondaggi lo dessero dietro di parecchio, il Senatore non ha arretrato di un passo. I suoi comizi sono stati energici, furiosi, coinvolgenti, tanto che, evento dopo evento, una fiumana di volti ha continuato ad alimentare la fiamma del suo ardore. Migliaia di persone si sono radunate ora a Brooklyn, ora a Prospect Park, per ascoltare il messaggio di Bernie. E #FeelTheBern non inizia nemmeno a spiegare il coinvolgimento emozionale tra la folla e Sanders.
Ma nonostante quest’affluenza, a dir poco feroce, i sondaggi hanno continuato a sorridere a Hillary Clinton. A complicare la situazione, poi, beghe burocratiche interne al partito che da sempre è oltremodo favorevole alla candidatura dell’ex first lady alle generali. Intanto, a New York si tengono elezioni chiuse, a cui possono partecipare solamente gli elettori regolarmente registrati al partito democratico, escludendo, di fatto, una ricca porzione dell’elettorato di Sanders: gli elettori indipendenti. Se non bastasse, il partito democratico aveva dato due scadenze per il voto di oggi: il 25 marzo per chi sarebbe andato a votare per la prima volta, il 9 ottobre dello scorso anno per chi avesse voluto cambiare partito. Quest’ultima sembra proprio un’imposizione volta a favorire la Clinton: non è un segreto, infatti, che Sanders sia stata poco meno di una figura di contorno fino a settembre, e che abbia iniziato a risalire la china dei sondaggi proprio in quel periodo.
Ai seggi, non sono mancate la polemiche. Una pioggia di telefonate si è letteralmente riversata sul Board of Elections, denunciando difficoltà di voto e rimozioni dalle liste elettorali. A tal proposito, si parla di circa 126mila elettori democratici di Brooklyn rimossi dalle liste.
Secondo l’Emerson College Polling Society, la Clinton era in vantaggio tra le minoranze e le donne, mentre guidava la corsa tra gli uomini di un solo punto (49% contro 48%). Sanders, dal canto suo, continuava a mantenere salda la propria presa tra i giovani d’età compresa tra 18 e 34 anni, mentre perdeva il confronto nelle fasce demografiche più anziane.
Diverse i parametri di ‘CbsNews‘, che misurava come la Clinton fosse ancora indietro rispetto a Sanders se la questione era circa quale candidato fosse più ‘autentico’ o in grado di capire l’elettorato. Spopolava, invece, in termini di efficienza e precisione riguardo i propri programmi politici. Tra gli elettori di Sanders, invece, si continua a diffondere l’idea di essere parte di un movimento che va oltre gli elettori stessi, e che votare abbia un significato più profondo del semplice sostegno a un candidato.
Se sul fronte democratico i sondaggi propendevano per un unico candidato, ma non erano così definiti da non lasciare nemmeno un residuo margine d’inaspettato, ben diversa era la situazione su quello repubblicano, dove il magnate newyorchese Donald Trump finalmente poteva giocarsela in casa. E in fatti tutti i sondaggi lo davano in netto vantaggio sugli avversari Cruz e Kasich.
Ancora l’Emerson College Polling Society riportava come tra gli elettori repubblicani dell’Empire State, i problemi chiave riguardassero la disaffezione verso il Governo e il terrorismo, temi su cui senz’altro Trump va molto forte.
‘CbsNews‘ analizzava, invece, le preferenze, potremmo così dire, caratteriali dell’elettorato, che considerava Trump ‘autentico’ e ‘efficace’, capace di capirlo nel profondo. Ultimamente Trump si è pronunciato contro il sistema di voto del partito, a sua detta poco equo. Dietro di lui, in questa protesta, si è compattato il suo vasto elettorato, che ci si aspettava fosse in qualche modo galvanizzato da questa atmosfera quasi da ‘soli contro tutti’.
Alla fine i sondaggi l’avevano previsto correttamente: Clinton e Trump hanno dominato la notte di New York, che nelle ore ha assunto sempre più una dimensione personalistica.
A dirlo, anche la Clinton stessa dopo che ‘Associated Press‘ l’ha dichiarata vincitrice con il 58% dei voti contro il 42% registrato da Sanders.
«Nessun posto è come casa», ha chiosato l’ex first lady rivolgendosi alla folla dello Stato che ha servito come Senatrice per due mandati. «Questa era personale», ha concluso.