martedì, 21 Marzo
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Chi corrompe avvelena anche te

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“La corruzione è arma della mediocrità”

Honoré de Balzac, Papà Goriot

 

Ormai siamo alla farsa, se anche in quella detestabile serie televisiva dei Simpson (i maleducati cartoni animati gialli), in un episodio trasmesso qualche giorno fa in America, gli studenti che in classe copiano il compito vengono definiti “più corrotti del Parlamento italiano”.

I nostri parlamentari sono diventati personaggi da cartoni animati. Stanno diventando proverbiali! Tra un po’ si dirà, oltre a “fumare come un turco”, “una ciliegia tira l’altra”, “tanto va la gatta al lardo…”, “corrotto come un parlamentare italiano”! E, purtroppo, dal  “corrotto come un parlamentare italiano” al “corrotto come un Italiano” il passo è breve, anzi brevissimo.

Ma non è colpa solo della casta, dei suoi stipendi incredibili, degli intrallazzi di una politica piena di “bizantinismi”, del “porcellum”, del finanziamento ai partiti, dell’evasione fiscale, dell’euro, dell’attaccamento alle poltrone ed ai loro privilegi, di uno stato unitario che è tale solo da pochi anni, di un sistema che non attiva una sana competizione eccetera, è colpa degli Italiani in generale che non fanno nulla per limitare certi comportamenti. Ovviamente non solo quelli degli altri, ma anche i propri.

Neanche la Chiesa si è impegnata più di tanto, almeno per emulare “l’onesto tedesco” di Lutero con un “onesto italiano” od un più stemperato “onesto latino” o, ancora, se volete, un semplice “onesto meridionale”. Purtroppo l’onestà e la dignità, negli ultimi decenni, non sono state troppo reclamizzate nel nostro Paese e, se in passato hanno rappresentato un valore da perseguire e propagandare, oggi sembrano cose vecchie e desuete, anzi a dire il vero inutili, quasi fossero un abito passato di moda e da riporre in una cassa in cantina…

Non a caso, infatti, la spregiudicatezza (spesso madre della corruzione) ha preso il suo posto e si percepisce chiaramente come oggi essa venga considerata il segno di un comportamento astuto, scaltro, capace e, purtroppo, da imitare. Chi dovesse avere un posto importante, secondo certo sentire comune, ne dovrà per forza sortire dei vantaggi personali e familiari; chi dovesse gestire denaro pubblico non potrà non trovare la maniera per ricavare qualcosa da indirizzare su propri conti privati (ovviamente all’estero); chi avrà un posto di potere non potrà non sistemare il figlio o l’amante o la nuora. Del resto anche il proverbio lo dice che “chi amministra ha minestra”. Con il benestare dei molti che vorrebbero fare la stessa cosa e la contrarietà dei pochi che capiscono che tali comportamenti sono di nocumento per tutta la comunità, minando le basi del vivere comune.

E se poi i responsabili vengono pizzicati con le mani nel sacco o nella marmellata, giù un profluvio di scuse, di ragionamenti, di altri fini, di spiegazioni, fino a trasformarsi in vittime di un sistema ingiusto che trita i malcapitati coinvolti nello scandalo e che, a dir loro, hanno sempre tenuto una condotta irreprensibile (senza neppure un minimo senso di quell’onore che, in passato, avrebbe spinto persino a gesti estremi quanto inaccettabili).

Diceva Giovanni Paolo II che l’esempio è trascinante e, purtroppo gli esempi in Italia, nei comportamenti della sua classe dirigente, sono prevalentemente negativi. Non ci si meravigli dunque se, a cascata, tali comportamenti vengano riproposti anche nei livelli più bassi.

Naturalmente, nel Belpaese i criteri di selezione di detta classe dirigente, non sono mai stati del tutto meritocratici. Non si selezionano, quindi, i migliori, anche se gli Italiani si ostinano a meravigliarsene. Se ne meravigliano, però, ci si sono adeguati, trovando subito le soluzioni (che consistono, per lo più, nel cercare un padrino più potente…).

Diciamo, semplicemente, che in passato la percentuale di capacità di chi era chiamato a ricoprire certi ruoli, era un po’ più alta dell’attuale, garantendo una maggiore professionalità. Al contrario di quanto avviene oggidì, dove non c’è neanche la preoccupazione di salvare le apparenze. Guardate come avviene la selezione della classe politica secondo l’attuale legge elettorale: essa è basata, esclusivamente, su scelte provenienti dall’alto!

Questo, badate bene, avviene ormai in tutti i campi, non solo nella politica, e l’eccellenza non trova più spazio, anzi è sgradita, perché crea pericolosi confronti. Persino nel campo artistico.

Non meraviglia, quindi, che il controllo della classe dirigente italiana di tutti i settori sia passato dal quello della politica a quello di altri gruppi, e che la politica abbia perso completamente la propria credibilità e il proprio potere, conferito, come già detto, non più dal basso, ma dall’alto.

La nomina di persone senza competenze specifiche (che è già una bella forma di corruzione), oltre a garantire una completa obbedienza da parte del nominato nei confronti del nominante, genera a sua volta nuova corruzione perché il senso della deontologia professionale è inversamente proporzionale alla preparazione, per cui i meno qualificati sono i più predisposti a comportamenti illegali.

Una corruzione diffusa da parte di chiunque possa esercitare anche un piccolo ruolo decisionale, rappresenta un ulteriore peso sulla testa degli Italiani, che si rifugiano nel proprio particolare e perdono il senso della progettazione e del futuro, precipitando nel baratro dello sconforto, perdendo il senso ed il significato della propria esistenza.

Si parla continuamente dell’evasione, che sovente è solo una piccola forma di corruzione, spesso di semplice sopravvivenza, e poco o nulla si fa seriamente, invece, nonostante i proclami, per eliminare o ridurre la corruzione (quella tosta delle mazzette), che arriva quasi ai miliardi dell’evasione che è invece un vero bubbone da estirpare essendo ormai giunta ad infettare tutti gli strati sociali.

La corruzione, in tutte le sue forme, crea sfiducia, disamore, distacco dall’appartenenza comune, mancanza di ottimismo, voglia di fare e, come è ovvio, ingiustizia. Affermiamo con decisione che dove non c’è giustizia non c’è libertà: l’Italia, dunque, diventando famosa per la sua corruzione lo diviene anche per la sua mancanza di libertà!

Diceva Giovanni Paolo II, che l’esempio è trascinante, e lo è nel bene e nel male:  ciascuno di noi si ponga, quindi, la domanda su quali modelli di comportamento stia mostrando, magari solo ai propri figli, quali esempi? Che il fine giustifica sempre i mezzi? Che si deve preferire Barabba a Gesù Cristo se si può ottenere qualche convenienza? La storia di duemila anni fa non ci ha dunque, insegnato nulla?

 

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