La scorsa settimana il Burundi è stato teatro dell’ennesimo colpo di scena del regime illegalmente al potere. Sui social media è circolata la voce che il Primo Ministro, Alain-Guillaume Bunyoni, fosse gravemente malato, addirittura in fin di vita. L’insistenza di questa notizia ha spinto ad aprire una indagine sul fatto. Indagine assai complicata, in quanto da parte del regime vi è stato il più assoluto silenzio. Anche i media dell’opposizione (che hanno le loro redazioni in esilio e operano online) non hanno trattato l’argomento, nonostante fosse la notizia ‘topic’ tra la popolazione in Burundi.
Giovedì 9 luglio si diffonde la notizia di una improvvisa malattia del Primo Ministro. La notizia non trova alcun riscontro ufficiale, ma diventa talmente insistente sui social media da causare seri dubbi. È una realtà tenuta nascosta dal regime per ragioni politiche o un ben orchestrato piano di disinformazione? Se nella prima ipotesi le ragioni sono facilmente intuibili, nella seconda ipotesi la domanda su chi avrebbe avuto interesse a diffondere una fake news sullo stato di salute del maresciallo generale Bunyoni e con quale obiettivo, rimane senza risposta.
Nell’indagine condotta sono emersi vari indizi assai strani. Il quartiere Rohero, dove Bunyoni risiede, sarebbe stato militarizzato da unità dell’Esercito e della Polizia, secondo quanto riferiscono le nostre fonti. La diffusione della notizia (o della fakenews) sui social non viene smentita dal ‘governo’, né dallo stesso Primo Ministro, letteralmente scomparso dalla scena pubblica. L’ultima sua comparsa in pubblico risale a martedì 7 luglio, quando ha visitato un centro diagnostico per la pandemia Covid–19 presso una struttura sanitaria a Kemenge (Bujumbura).
Le fonti contattate affermano che il Primo Ministro sarebbe stato ricoverato nella notte tra il 7 e il 8 luglio presso la struttura ospedaliera privata Clinique la Colombe, diretta da Sophonie Niyondavyi, ubicata nello stesso quartiere dove risiede Bunyoni, Rohero, nel comune di Mukaza, Bujumbura. Il quartiere sarebbe stato militarizzato per proteggere la clinica dove sarebbe stato ricoverato il Primo Ministro per timore che subisca la “stessa sorte di Nkurunziza”. La popolazione è tutt’ora convinta che qualcuno abbia ‘aiutato’ la Guida Suprema ed Eterna del Patriottismo a morire.
Il dittatore Pierre Nkurunziza, fu ricoverato lo scorso 6 giugno presso l’Ospedale Cinquantenaire di Karusi e morì l’8 giugno 2020 a seguito di un arresto cardiaco (secondo la versione ufficiale) o di vasculopatia celebrale (infarto acuto del miocardio) dovuta alla diabete, aggravato dal contagio da Covid–19, secondo le rivelazioni di un medico dell’Ospedale Cinquantenaire, gestito da Totò Cuffaro, ex Governatore della Sicilia.
Dopo la morte del dittatore, il generale Évariste Ndayishimiye (alias Neva) fu sospettato di aver approfittato della malattia di Nkurunziza per accelerarne l’esito finale. Accusa mai comprovata. La morte inaspettata di Nkurunziza è stata comunque ‘provvidenziale’ per il generale Neva. La scomparsa del dittatore ha permesso al nuovo Presidente di assumere i pieni poteri, in quanto è venuta a mancare la figura del Guida Suprema del Patriottismo prevista per controllare e influenzare le decisioni del Presidente e dell’Assemblea Nazionale.
Questo sospetto ha creato non poche difficoltà al neo eletto Presidente, che ha ottenuto la carica contro la volontà popolare attraverso elezioni truccate. Évariste Ndayishimiye ha subito inaugurato una politica di ‘riforme’ consigliata dagli esperti del Governo francese e da una nota comunità cattolica europea, fedeli alleati di Nkurunziza e del CNDD-FDD, nonostante l’ideologia di supremazia razziale chiaramente espressa e i crimini contro l’umanità attuati dal questo regime.
Il primo passo concreto verso le ‘riforme’ si è concretizzato con il riconoscimento del grave stato di salute della popolazione burundese, colpita dalla pandemia da coronavirus Covid–19, causa la decisione di ignorarla assunta dal regime per poter indire le elezioni farsa. Da ‘Bufala dei bianchi’ (come era stata definita da Nkurunziza il 1 maggio 2020 con il pieno consenso del generale Neva), ora il coronavirus è diventato «la prima minaccia del Burundi», riprendendo le parole dello stesso generale Neva.
Il cambiamento repentino sulla pandemia sarebbe stato consigliato dagli ‘esperti’ della Cellula Africana all’Eliseo (nota come FranceAfrique) e da quelli della comunità cattolica europea, come stratagemma permodificare l’atteggiamento negativo di due importanti finanziatori, gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
‘Ndakira, sinandura kandi sinanduza abandi’ (‘Sono guarito, non contagio gli altri’) è la campagna nazionale lanciata contro la pandemia da coronavirus che prevede test e cure gratuite. Vari centri diagnostici sono stati allestiti a Bujumbura, Gitega e Ngozi, mentre il regime ha dichiarato che la sua priorità è quella della salute dei cittadini. Lo stesso maresciallo generale Bonyoni ha pubblicamente affermato: «Non capisco la reticenza della popolazione a sottomettersi ai test Covid19. È per il loro bene».
Chiaro tentativo di addossare la responsabilità dellagrave situazione sanitaria in Burundi alla popolazione e non alle ciniche scelte politiche del regime, del quale Bunyoni è tra le colonne portanti. Fino a qualche settimana fa era proibito fare test diagnostici, indossare la mascherina in luoghi pubblici, rispettare le distanze sociali. Chi veniva ricoverato per Covid–19 veniva prelevato dalla Polizia (di Bunyoni) e fatto ‘sparire’, secondo quanto riportato da decine e decine di testimonianze considerate credibili dalla comunità internazionale.
Anche l’ufficio dell’OMS, chiuso lo scorso maggio, è stato riaperto. All’epoca il dottor Walter Kazadi Mulombo, rappresentante OMS in Burundi, fu dichiarato ‘persona non grata’ ed espulso dal Paese per essersi opposto alla politica negazionista del Governo verso la pandemia.
Se da una parte la popolazione sta apprezzando il repentino cambiamento di rotta del regime verso la pandemia, dall’altra le misure di prevenzione sarebbero difficili da applicare per mancanza di fondi, come denuncia l’unico quotidiano indipendente rimasto attivo in Burundi, ‘Iwacu’.
La campagna anti–Covid–19 inizia a dare i suoi frutti, non sotto l’aspetto sanitario, ma quello economico. Le casse dello Stato (vuote) hanno ricevuto 2 milioni di dollari dalla Banca Mondiale, e 14 milioni di dollari oltre a 3 respiratori polmonari VG70, 30 moto, 6 fuoristrada HardTop e 27 computer da United Nations Development Programme.
L’OMS ha iniziato a fornire il primo lotto di test rapidi. “Non giudico negativo l’aiuto ricevuto dalle Agenzie ONU. Lo fanno per il bene della popolazione. Purtroppo il denaro ricevuto verrà in gran parte dirottato per pagare gli stipendi dei prossimi due mesi dei soldati e polizia, forse anche degli lavoratori pubblici. Un’altra parte servirà per soddisfare la fame di denaro dei generali e dei gerarchi del regime. Gli spiccioli che resteranno serviranno per le attività di contenimento della pandemia. È una prassi comune del regime rubare gli aiuti dei finanziari stranieri, come ampiamente dimostrato nel rapporto della Banca Mondiale dello scorso marzo”, ha affermato un rappresentante della società civile che vive ancora in Burundi e parla solo perchè protetto dall’anonimato.
“L’improvviso interesse per la salute dei cittadini e la volontà sospetta di proteggerli dal conoravirus, quando per mesi si è intenzionalmente favorito il contagio e proibito con la violenza ogni misura preventiva, è finalizzato ad ottenere più soldi possibili per utilizzarli altrove. Per questo l’Unione Europea non ha ancora risposto agli appelli di aiuto lanciati dal regime. Evidentemente non si vuole gettare i soldi dalla finestra, utilizzandoli per aiutare governi più attenti alla salute dei loro cittadini come il vicino Congo”.
La Banca Mondiale (controllata dagli Stati Uniti, notoriamente avversi al regime di Gitega) si è limitata ad elargire 5 milioni di dollari, “cioè un semplice gettone di presenza, visto che il pacchetto di aiuti per meglio affrontare la pandemia destinato ai Paesi africani è di 14 miliardi di dollari. Inoltre, il sostegno della Banca Mondiale al Burundi era stato già deciso lo scorso aprile, ma i fondi congelati in quanto il regime continuava a negare l’esistenza della pandemia”, conclude il nostro intervistato.
Il regime necessita di soldi e subito. Le casse sono vuote. L’Esercito detiene uno stock di carburante per solo due mesi. Gli stipendi dei soldati e poliziotti sono a rischio, così come il pagamento mensile per i servizi resi dai terroristi ruandesi FDLR e gli ‘incentivi’ offerti ai miliziani Imbonerakure affinché possano continuare a massacrare e reprimere la popolazione.
La Francia è riuscita a convincere l’Organizzazione Internazionale della Francofonia a prendere in seria considerazione la possibilità di abrogare le sanzioni decise contro il Burundi (Stato membro della OIF) che bloccano tutti gli aiuti di cooperazione bilaterale. Grazie ad uno squallido teatrino diplomatico, la dichiarazione di buoni intenti verso il regime burundese è stata proclamata giovedì scorso.
Un gesto più politico che di concreto sollievo finanziario, visto che gli unici Paesi membri della IOF in grado di aiutare il Burundi sono Francia, Canada e Lussemburgo.
Il Governo canadese, nonostante la dichiarazione di intenti, rimane ostile e dubbioso al regime burundese, preferendo sostenere progetti umanitari di ONG internazionali e burundesi, evitando accuratamente ogni aiuto bilaterale. L’assistenza sanitaria del Lussemburgo è praticamente insignificante.
Rimane la Francia, ma all’interno della OIF può stanziare ristretti fondi. I soldi veri provengono dalla Cooperazione francese. Al momento sarebbe per Parigi un azzardo riattivare seriamente la cooperazione con il regime di Gitega mentre gli altri Stati membri dell’Unione Europea rimangono fermi sulle sanzioni al Burundi.
È questo ultimo aspetto al centro dell’operazione attuata dall’OIF. L’obiettivo è creare precedenti e convincere l’Unione Europea a togliere le sanzioni. Il teorema proposto è semplice: il ‘cattivo’ era Pierre Nkurunziza. Con il generale Neva il Burundi diventerà democratico e civile. Nonostante questo obiettivo la prudenza ha prevalso tra gli Stati membri della OIF. La decisione dell’eventuale abrogazione delle sanzioni sarà esaminata durante il prossimo Consiglio, previsto verso ottobre e sarà condizionata dall’evidenza di chiare riforme politiche ed economiche, oltre al ritorno dei rifugiati e al ripristino dei diritti umani.
Dal 3 gennaio 2019 il Segretario Generale della OIF è Louise Mushikiwabo. Il piano di Parigi,utilizzando OIF, prevede anche il ripristino dei buoni rapporti tra Burundi e Rwanda. Se questo avverrà, sarà un forte argomento per convincere l’Unione Europea ad abrogare le sanzioni, salvando il regime dall’attuale disastro economico. Dopo l’attacco al Rwanda, attuato dai terroristi ruandesi FDLR in collaborazione con l’Esercito burundese (negato dal regime di Gitega), vi sono intense attività diplomatiche dietro le quinte tra i due Paesi gemelli. Il Rwanda sarebbe disposto a riallacciare buoni rapporti e ad accettare la ‘legittimità’ dell’Amministrazione Neva a condizione che vengano neutralizzate le FDLR, disarmate le Imbonerakure e messi sotto controllo i generali HutuPower, tra i quali il maresciallo generale Alain-Guillaume Bunyoni.
In questo complesso gioco diplomatico, Alain Guillaume Bunyoni assume un ruolo da primo attore. Giocando bene le sue carte, da Commissario Generale della Polizia è riuscito assumere la carica più alta nell’Esercito quando è stato nominato Maresciallo Generale dal defunto Nkurunziza. Bunyoni controlla la Polizia e i servizi segreti. È inoltre l’‘agent de liason’ dei terroristi ruandesi FDLR in Burundi, che a loro volta controllano le Imbonerakure. In buoni rapporti con i generali HutuPower del FDD (tutti inseriti nelle liste di sanzioni americane ed europee e nelle indagini per crimini contro l’umanità della CPI), Bunyoni è di fatto un contro–potere al generale Neva. Un contro–potere esercitato utilizzando la carica dei Primo Ministro, appositamente ripristinata.
L’ultimo Primo Ministro fu Pascal-Firmin Ndimira, in carica sotto il Governo del Presidente Pierre Buyoya, dal luglio 1996 al giugno 1998. La carica, istituita nel 1972, dal Presidente Micombero, è sempre stata nominale, in quanto tutti i Primi Ministri che si sono succeduti erano dotati di poteri del tutto simbolici. Al contrario, a Bunyoni sono stati affidati i pieni poteri, permettendogli di mantenere la posizione di ‘numero due’ del regime, ricoperta durante la dittatura di Nkurunziza dopol’assassinio del generale Adolphe Nshimirimana, avvenuto nell’agosto del 2015.
Il generale Neva non ha vinto le elezioni dello scorso maggio. Le previsioni più ottimistiche gli danno un misero 20% dei voti. È stato posto alla Presidenza dai ‘duri’ del FDD, che controllano il CNDD, partito che ha perso l’appoggio popolare e profondamente diviso al suo interno. Contro ogni logica, tutti questi generali hanno ottenuto posti di rilievo nel nuovo Governo, rafforzando i sospetti, nutriti da Washington e da Bruxelles, che nulla potrà cambiare in Burundi. Bunyoni in persona si è assicurato che i patti venissero rispettati, formando un governo che differenzia dalla lista proposta dal generale Neva. Un governo molto più sotto controllo dei falchi del partito rispetto a quello desiderato da Evariste.
Bunyoni è riuscito anche assicurarsi il controllo sui governatori delle province chiave del Paese. Il Senato ha approvato la nomina di 5 governatori provenienti da Esercito e Polizia. La città di Bujumbura sarà controllata dal generale di brigata Jimmy Hatungimana. Il colonnello Léonidas Bandenzamaso è alla testa della provincia di Bururi, il colonnello Gaspard Gasanzwe della provincia di Mwaro. Il colonnello Rémy Cishahayo diventa governatore della provincia di Kayanza, mentre il colonnello Carême Bizoza della provincia di Cibitoke.
Queste sono tutte province note per la loro opposizione al regime, feudi del partito di opposizione CNL, di Agathon Rwasa (vero vincitore delle Presidenziali del maggio 2020) e simpatizzanti dell’opposizione armata RED Tabara. La nomina di questi alti ufficiali dell’Esercito e della Polizia, noti per i loro innumerevoli atti criminali, è un chiaro avvertimento all’opposizione burundese e un rafforzamento del Primo Ministro rispetto al Presidente. Nomine che hanno confermato le diffidenze americane ed europee.
Anche l’esasperata campagna mediatica contro i ‘coloni’ occidentali, che contiene forti dosi di razzismo, sembra incomprensibile, visto che i soldi dei ‘colonialisti’ americani ed europei sono vitali per la ripresa economica del Burundi e il rafforzamento politico del regime. Questa campagna di odio razziale, diventata un dovere per ogni ‘buon’ membro iscritto al CNDD-FDD e fedele patriota, sarebbe stata imposta da Bunyonie dai falchi del FDD, in netta contrapposizione ai tentativi di riconciliazione di Evariste. I falchi del FDD continuerebbero anche a sostenere il progetto del gruppo terroristico ruandese FDLR di riconquistare il Rwanda.
Se è evidente che la morte di Nkurunziza (conEvariste sospettato di averla ‘accelerata’) impedisce la dualità di potere che sarebbe inevitabilmente scoppiata tra il Presidente e la Guida Suprema, è altrettanto evidente una dualità tra il Presidente e il Primo Ministro.
Evariste, nel suo ruolo di pseudo–riformatore, è consapevole che potrà ottenere la fine delle sanzioni europee, salvando il Paese dal fallimento, solo a condizione di sbarazzarsi delle FDLR, disarmare le Imbonerakure, e riappacificarsi con il Rwanda. Per raggiungere questi obiettivi deve ridimensionare il potere dei generali, in primis Bunyoni, che sostengono le ‘forze negative’ in chiave anti–ruandese, e non vedono alcuna necessità di riottenere l’aiuto occidentale. Al contrario, i generali spingono per rafforzare il già esistente allineamento geostrategico verso la Russia e la Cina. Un allineamento dettato anche dalla necessità degli interessi economici di queste due potenze emergenti che sono riuscite a ‘rubare’le concessioni minerarie siglate in precedenza con Stati Uniti e alcuni Paesi europei. L’apertura all’Occidente comporterebbe la rivendicazione di rispettare gli accordi siglati per lo sfruttamento delle risorse naturali, tutt’ora validi, con la richiesta che le multinazionali occidentali si sostituiscano a quelle russe e cinesi.
Per rendere attraente l’alleanza anti–occidentale, Pechino avrebbe messo a disposizione i fondi necessari per permettere al regime di regolarizzare la sua posizione contributiva nei confronti della East African Community. Un salvataggio in extremis, visto che l’Assemblea Legislativa della EAC la scorsa settimana ha approvato una mozione che obbliga gli Stati membri a pagare entro un mese le quote annuali di contributo finanziario, pena l’immediata espulsione dalla comunità economica, come prevedono gli articoli 143 e 146 del Trattato EAC. Le quote annuali non pagate dal Burundi ammontano a 15 milioni di dollari. Il secondo Paese debitore è il Sud Sudan, con 27 milioni di dollari da pagare.
L’attuale posizione del generale Neva è tutt’altro che stabile. Rigettato dalla popolazione attraverso le elezioni di maggio, controlla in minima parte le forze armate (per la gran parte fedeli a Bunyoni e ai generali). Gode solo di un iniziale supporto della Francia e di una quasi impercettibile apertura dell’Occidente, che rimane in attesa di vedere realizzarsi concrete e radicali riforme prima di riaprire il rubinetto degli aiuti bilaterali e dei rapporti commerciali.
Non si riesce a comprendere quale sia la patologia della misteriosa malattia del maresciallo generale Bunyoni, né se i rumors di un avvelenamento siano fondati. Tuttavia sussistono strane coincidenze. Nell’arco di 30 giorni Bunyoni sarebbe la seconda figura di spicco del regime ad avere improvvisi e serissimi problemi di salute (Covid-19?); se poi la situazione volgesse al peggio, come è stato per Nkurunziza, il suo decesso risolverebbe tanti problemi all’interno del regime, in primo luogo metterebbe fine alla dualità di potere, estremamente pericolosa per la stessa sopravvivenza del CNDD-FDD.
Gli ultimi rumors danno il suo stato di salute in netto miglioramento. Vedremo, tenendo presente che Bunyoni è un politico e un militare molto astuto, potente ed estremamente vendicativo.
Nel frattempo il principale partito d’opposizione, il CNL di Rwasa, vincitore delle elezioni presidenziali, amministrative e comunali, è entrato in clandestinità, mentre si registrano al nord del Burundi (in prossimità con la frontiera ruandese)movimenti sospetti di unità dei ribelli RET Tabara.