Brasilia – A meno di una settimana dal ballottaggio per la Presidenza, il prossimo 26 ottobre, i candidati Dilma Russeff e Aècio Neves si sono affrontati nei dibattiti televisivi con una certa aggressività riguardo la paternità del programma Bolsa Família (borsa di studio famiglia).
Bolsa Família è un progetto di assistenza economica che ha permesso a più di 50 milioni di persone di uscire dalla povertà, e i cui beneficiari non dormono, però, più sonni tranquilli da quando per la seconda volta il candidato del Partido da Social Democracia Brasileira (PSDB) ha superato nei sondaggi l’attuale Presidentessa Dilma Rousseff, appartenente al Partido de los Trabajadores (PT). «Se Dilma se ne va, Bolsa Família verrà abolito», era la voce ricorrente per le strade del Brasile. Ma Aécio Neves ha contrattaccato durante le apparizioni televisive: «Migliorerò il programma. Sarà una politica di Stato, non del singolo Governo». Il candidato Eduardo Campos, morto in un incidente aereo a tre settimane dalla prima tornata elettorale, aveva richiamato l’attenzione sulle figlie beneficiarie del programma Bolsa Família che sono adesso madri beneficiarie di Bolsa Família e che potranno diventare anche nonne beneficiarie di Bolsa Família a causa delle falle nello stesso programma che dovrebbe loro consentire di non aver più bisogno di sussidi.
Bolsa Família è il risultato di più di vent’anni di esperimenti in piccole municipalità di varie zone del Paese: a Campinas, sotto l’Amministrazione del PSDB, a Brasilia con il PT o a Belo Horizonte durante il mandato del Partido Socialista Brasileiro (PSB); frutto di un’azione congiunta tra le Amministrazioni locali e quelle federali, l’attività principale consiste nell’erogazione di sussidi ai più poveri. Il Comune di Sao Paulo lo ha integrato tra il programma municipale Renta Mínima (reddito minimo), la Bolsa Escola (borsa di studio scuola) del Governo federale (allora presieduto da Fernando Henrique Cardoso, del PSDB) e la Renda Cidadã (reddito cittadino) del Governo statale. Questo caso in particolare fu preso in considerazione al momento dell’elaborazione del programma Bolsa Família.
Il Governo di Fernando Henrique Cardoso (PSDB) lanciò il programma Bolsa Escola, del quale si produsse un registro nazionale e beneficiarono cinque milioni di famiglie. Esse ricevevano l’aiuto statale a condizione che mandassero i figli a scuola e nei centri sanitari per sottoporsi alle vaccinazioni.
Lula da Silva, una volta al potere, si fece beffe più volte di Bolsa Escola (chiamandolo ‘bolsa esmola’, ossia una sorta di ‘borsa elemosina’) e promise di porre fine al problema dell’approvigionamento alimentare nel Paese con un programma chiamato Fome Zero (fame zero). Quando ciò che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello del Governo Lula non diede i risultati sperati -Fome Zero consisteva in una sorta di sistema con ‘tessere alimentari’ simili a quelle utilizzate negli Stati Uniti-, il Presidente riprese in mano i programmi di erogazione di sussidi di Fernando Henrique Cardoso: oltre a Bolsa Escola esistevano, infatti, anche Vale Gas, che erogava sconti sul gas utilizzato per cucinare, Bolsa Alimentación per gli acquisti di generi alimentari e Brasil sin miseria per quella parte di popolazione con i maggiori problemi economici. Lula unificò tutti questi programmi sotto il nome di Bolsa Família. Iniziò dal registro dei beneficiari iniziali, realizzato dal Governo precedente e giunto ad assistere cinque milioni di persone, per arrivare a un quarto della popolazione dell’intero Brasile.
In undici anni i beneficiari sono stati 50 milioni, i quali hanno potuto anche avere accesso a prestiti per entrare all’Università. Questo e altri vantaggi stanno consentendo a molti giovani di tentare la scalata sociale, quando le condizioni delle loro famiglie di origine erano tali che nessuno di loro avrebbe mai nemmeno osato sognare gli studi universitari. Nel corso degli anni l’idea dell’erogazione di sussidi ha trovato grande sostegno nel PT e nel senatore Eduardo Suplicy dello Stato di Sao Paulo. Tuttavia fu soltanto quando l’ambizioso programma Fome Zero naufragò che la tematica venne affrontata apertamente all’interno del partito.
Bolsa Família eroga ogni mese 70 reales (circa 22 euro) alle famiglie registrate, e a differenza dei programmi suoi predecessori, non prevede contropartita: la famiglia beneficiaria non è tenuta ad alcun obbligo per ricevere il sussidio.
Demétrio Magnoli, professore all’Università di Sao Paulo, sostiene che il concetto alla base del programma non sia nato né con Lula né con Cardoso, ma nel laboratorio politico della Banca Mondiale. Fin dal 1991 tra i suoi corridoi si andava, infatti, dicendo che la riduzione della povertà si sarebbe realizzata attraverso politiche di erogazione di sussidi.
«Alle elezioni il fantasma della soppressione dei sussidi è diventato la linea di attacco permanente del PT contro qualsiasi avversario. Semplificando all’estremo l’argomento chiave della lotta alla povertà è diventato monopolio di un partito», ha scritto Magnoli lo scorso fine settimana in un articolo nel quotidiano ‘Folha de S. Paulo’.
Ana Fonseca è stata direttrice di Bolsa Família ai suoi albori nel 2003, e non approva i meriti attribuiti alla Banca Mondiale circa l’ideazione del programma. La sua opinione è che la Banca partecipò al progetto solo due anni dopo il suo inizio: «L’ideazione e realizzazione di Bolsa Família sono avvenute a prescindere dalla Banca Mondiale. I suoi punti forti ed errori sono frutto della sovranità brasiliana. Il programma è un punto di riferimento internazionale per i suoi meriti, e si distingue dai programmi che lo hanno preceduto non soltanto per la sua ampiezza, ma anche e soprattutto per la sua stessa concezione».
In un dibattito televisivo, Aécio Neves ha sostenuto che Fernando Henrique Cardoso sia stato l’anima del programma; Dilma Rousseff ha risposto battendo il piede per terra, stringendo i pugni e scuotendo la testa. Finché la Presidentessa non riconoscerà che il PSDB è stato all’origine della trasformazione, il PSDB non accetterà che il PT sia riuscito a dialogare con i cittadini più bisognosi del Brasile profondo, quelli nemmeno a conoscenza i propri diritti, facendoli uscire dalla povertà estrema. Molti di loro fanno ora parte della classe media.
Quale che sia la parternità dei programmi di assistenza, il Brasile è riuscito ad ottenere una riduzione della povertà; tale traguardo deve diventare l’obiettivo della politica di Stato, e non una minaccia tra candidati al Governo.
Traduzione, Marta Abate